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Le autorità ucraine hanno identificato i corpi di 39 cubani deceduti mentre combattevano al fianco della Russia nella guerra contro l'Ucraina, ha riferito a Miami il deputato Maryan Zablotskiy, che ha assicurato che il suo paese è disposto a continuare a identificare i cittadini dell'Isola e a informare le loro famiglie “su cosa è successo a questi uomini”.
In una conferenza stampa trasmessa dal mezzo indipendente Cubanet, il legislativo, presidente del Comitato Pro-Cuba Libera del Parlamento ucraino, ha aggiunto che, oltre a quelli già identificati, “ci sono centinaia di cubani morti” la cui identità non è ancora stata determinata.
Zablotskiy ha spiegato che l'Ucraina tiene quattro prigionieri cubani e che questi vengono trattati in modo umano.
Planteò due vie per risolvere la sua situazione: scambiarli con prigionieri ucraini in mano alla Russia o considerare la loro liberazione per motivi umanitari se, parallelamente, il governo cubano libera un gruppo di prigionieri politici dell'isola.
Subrayò inoltre che, dall'inizio dell'invasione, la Russia non ha richiesto negli scambi combattenti stranieri, solo cittadini russi.
Durante la conferenza —organizzata dall'Assemblea della Resistenza Cubana e dal Direttorio Democratico Cubano— l'oppositore Orlando Gutiérrez-Boronat ha riferito la relazione dei 39 deceduti identificati da Kiev.
Il elenco, con traslitterazioni dei nomi, è stato condiviso con Cubanet, che ha pubblicato il documento che include 1.028 cubani reclutati dalla Russia (tra cui 39 deceduti, anche se Zablotskiy si riferisce in conferenza stampa a un totale di 41).
Il rapporto pubblicato su Cubanet riporta che solo tre cubani sono deceduti nel 2023, mentre 36 sono morti nel 2024. Le età dei deceduti variano da 23 a 58 anni.
Il deputato ha affermato che il contingente straniero più numeroso tra le fila russe è quello cubano, secondo i rapporti del suo ministero degli Affari Esteri.
Inoltre, ha affermato che le autorità ucraine potrebbero continuare a identificare corpi e comunicare formalmente le informazioni ai familiari nell'Isola. Ha inoltre indicato che alcuni cubani non desiderano tornare a Cuba e che altri non sono riusciti a partire nonostante abbiano completato un anno di contratto con le forze armate russe, il che complica i futuri processi di rimpatrio.
Zablotskiy ha collegato queste rivelazioni con il posizionamento dell'Ucraina in forum internazionali nei confronti del governo cubano —incluso il suo recente voto all'ONU— che, ha affermato, risponde in parte alla “grande presenza di truppe cubane” nel fronte russo.
Con l'annuncio degli cubani identificati, Kiev invia il segnale che continuerà a documentare la partecipazione di cittadini stranieri alla guerra e offrirà vie di comunicazione alle famiglie che, da Cuba, tentano di confermare il destino dei loro cari.
Mercenari cubani nella guerra contro l'Ucraina
Autorità ucraine e fonti citate da organizzazioni in esilio stimano che fino a 25.000 cittadini cubani siano stati reclutati dalla Russia per combattere nell'invasione dell'Ucraina, un numero che dà dimensione al fenomeno dopo l'identificazione di 39 deceduti i cui nomi sono stati divulgati dal deputato ucraino Maryan Zablotskiy.
L'attrattiva principale per molti di questi reclutatori è economica: secondo Forbes, la Russia offre stipendi di circa 2.000 dollari al mese, una cifra enorme rispetto ai 20 dollari guadagnati, in media, da un lavoratore sull'Isola.
Sin embargo, dietro l'incentivo salariale si segnala un intricato sistema di inganni e sfruttamento, con offerte di lavoro civile false in Russia che terminano con i reclutati inviati al fronte senza preparazione militare né contratti chiari.
Diversi hanno firmato documenti in russo senza traduzione ufficiale, il che li ha lasciati in una situazione di vulnerabilità legale.
L'Intelligence della Difesa dell'Ucraina (HUR) spiega l'uso di combattenti stranieri come una strategia a basso costo politico per il Cremlino: se muoiono reclute di altri paesi, non ci sono benefici sociali né pressioni da parte di familiari russi scontenti per la guerra.
Questa logica —secondo fonti citate— aiuta a nascondere l'impatto interno del conflitto e a sostenere una guerra impopolare tra gli stessi russi.
Nel campo, l'Ucraina ha catturato diversi cubani, e almeno uno ha confessato di essere stato ingannato con la promessa di un lavoro civile prima di essere inviato a combattere.
Paralelamente, i mezzi dell'esilio hanno diffuso elenchi parziali di reclutati e racconti di reclutamento che descrivono reti di intermediari, itinerari verso la Russia e condizioni di vulnerabilità sfruttate da coloro che organizzano il reclutamento.
La dimensione sociale del fenomeno si basa sulla crisi strutturale di Cuba: scarsità, blackout, salari minimi e degrado del tessuto produttivo spingono migliaia di giovani ad assumere rischi estremi.
Analisti citati da Forbes sostengono che L'Avana tollera o consente il reclutamento in cambio di benefici economici e politici, mentre per Mosca i cubani sarebbero "manodopera bellica" che riduce i costi e abbassa i costi politici.
L'assessore ucraino Anton Gerashchenko l'ha descritto come un'importazione di "carne da cannone" dall'America Latina per sostenere l'offensiva.
Il Ministero delle Relazioni Estere di Cuba ribadisce che “Cuba non partecipa con personale militare in conflitti esteri”, ma non ha negato l'esistenza di reti di reclutamento né il viaggio di migliaia di cubani in Russia dal 2023.
Entre tanto, voci ufficiali russe hanno riconosciuto la presenza di stranieri —inclusi cubani— nelle linee di combattimento, il che alimenta la controversia diplomatica riguardo a reclutatori, rotte e responsabilità.
Con stime che elevano il contingente potenziale fino a 25.000 cubani e un numero di vittime che organizzazioni dell'esilio e autorità ucraine considerano “nell'ordine delle centinaia” ancora da identificare, il fenomeno si consolida come un capitolo internazionale della guerra.
Kiev assicura che continuerà a identificare i combattenti caduti e a informare le famiglie sull'Isola, mentre aumentano le richieste di indagare su coloro che lucrano con il reclutamento e di proteggere i cittadini intrappolati dalla necessità economica e dall'opacità contrattuale.
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