Il Pleno del Comitato del Partito Comunista di Cuba (PCC) a Pinar del Río ha confermato che la provincia ha più di 19.000 ettari (ha) di terre incolte, che coesistono con mercati vuoti, una popolazione che soffre di una carenza cronica e un'autosufficienza municipale che non decolla, un diagnosticare che non sorprende più.
Anche se
“Se vogliamo ottenere che le persone richiedano terre e producano, dobbiamo migliorare i tempi di consegna, perché questo può demotivare coloro che le richiedono”, ha riconosciuto Hernández in un raro momento di autocritica riportato nel giornale ufficiale Guerrillero.
Secondo il rapporto presentato, persistono gravi carenze nel funzionamento delle organizzazioni di base del Partito nel settore agricolo. Si parla di azioni di “garanzia politica”, ma questo non si traduce in cibo nei punti vendita.
Yamilé Ramos Cordero, prima segretaria del PCC nella provincia, ha ammesso che vari municipi hanno risorse inesplorate e che l'acquacoltura resta un tema da affrontare, in una provincia che non riesce a garantire proteine per la dieta di base.
Ramos ha assicurato che nel comune di Guane si “riuscirà ad aumentare le libbre pro capite disponibili per la popolazione, a partire da una maggiore presenza di alimenti nei mercati e nei punti di vendita”.
In questo senso, la segretaria del PCC a Guane María Luisa Valdés Malagón ha parlato dell'applicazione di 32 misure disciplinari relative alla produzione di latte, carne e fagioli, nonché alla supervisione della terra e del bestiame, che sembrano più punizioni isolate che soluzioni di fondo.
Il governatore provinciale Eumelin González Sánchez ha cercato di mascherare la crisi evidenziando “progressi” nella contrattazione, ma ha sottolineato un altro problema strutturale: si assume di più, ma non si commercializza in proporzione equivalente.
A questo si aggiunge il cattivo rapporto con i produttori, la mancanza di supporto tecnico e scientifico e la disconnessione con le reali esigenze di chi produce. Molti continuano a non ricevere il pagamento per quanto consegnato o affrontano ritardi nell'approvvigionamento di beni come i fagioli. E con la bancarizzazione forzata come nuovo ostacolo, il panorama non fa altro che peggiorare.
A riguardo, la prima segretaria del PCC nella provincia ha promesso di "cercare soluzioni" alla impopolare bancarizzazione obbligatoria che genera tanto rifiuto tra i contadini.
Ramos ha menzionato la coltivazione del riso con specialisti vietnamiti e il ruolo del Gruppo Empresarial Tabacuba nella produzione alimentare. Alla conclusione dell'incontro, non sono mancati gli auguri ufficiali ai produttori, ma senza misure concrete per attivare le migliaia di ettari improduttivi o garantire prezzi equi.
Un progetto agricolo congiunto tra Cuba e Vietnam avanza nel municipio di Los Palacios, nella provincia di Pinar del Río, con l'obiettivo di seminare 1.000 ha di riso. L'iniziativa, guidata dall'azienda vietnamita Agri VMA, punta a trasformare la regione in una zona risicola ad alta tecnologia, nell'ennesimo tentativo del regime di produrre cibo.
Cuba attraversa una delle peggiori crisi alimentari degli ultimi decenni, contraddistinta da una carenza cronica, dalla diminuzione della produzione agricola nazionale e dalla dipendenza quasi assoluta dalle importazioni che il paese non può più permettersi.
La scarsità di prodotti di base come riso, latte, farina o olio ha trasformato l'alimentazione quotidiana in una lotta costante per milioni di cubani. Le lunghe code, i mercati vuoti e l'aumento sproporzionato dei prezzi degli alimenti nel settore informale fanno parte della vita quotidiana di una popolazione che sopravvive con salari insufficienti a coprire anche un quarto del paniere alimentare.
Le cause di questa emergenza sono molteplici: l'inefficienza strutturale del sistema agropecuario statale, la mancanza di forniture e combustibile, la dolarizzazione di molti prodotti essenziali e il crollo drammatico della produzione nazionale.
A questo si aggiunge l'impatto delle sanzioni dell'embargo statunitense, dei disastri naturali e della mancanza di riforme profonde e integrate nel sistema agroalimentare.
Por otro canto, il peggioramento della crisi energetica ha lasciato una scia di perdite nelle zone di produzione tabacchiera di Pinar del Río come Consolación del Sur, dove i produttori segnalano più di 385 ettari di tabacco rovinati per mancanza di irrigazione e una riduzione del 21% nella produzione programmata.
Domande Frequenti sulla Crisi Alimentare e Agricola a Pinar del Río
Perché ci sono tante ettarie di terre incolte a Pinar del Río?
Esistono più di 19.000 ettari di terre incolte a Pinar del Río a causa di ostacoli burocratici, mancanza di incentivi per gli agricoltori e problemi strutturali nella gestione delle terre da parte del governo cubano. Anche se sono stati assegnati molti ettari, la produzione agricola non è aumentata in modo significativo, il che riflette un'inefficienza nel sistema statale e la mancanza di un reale supporto ai produttori.
Come influisce la crisi delle terre abbandonate sulla carenza di alimenti a Pinar del Río?
L'esistenza di terre incolte contribuisce alla carenza cronica di cibo a Pinar del Río, poiché non vengono utilizzate per aumentare la produzione agricola locale. Ciò aggrava la scarsità di prodotti di base, costringendo la popolazione a dipendere da importazioni costose e da mercati informali dove i prezzi sono inaccessibili per la maggior parte dei cubani. Inoltre, la disconnessione tra le politiche governative e le reali esigenze dei produttori perpetua il ciclo di carenza.
Quali misure sta adottando il governo cubano per risolvere la crisi agricola a Pinar del Río?
Il governo cubano ha annunciato alcune iniziative, come il progetto agricolo congiunto con il Vietnam per la coltivazione del riso, ma le misure concrete per attivare le terre incolte e garantire prezzi equi agli agricoltori continuano a essere scarse. La mancanza di soluzioni strutturali e la dipendenza da misure disciplinari invece di incentivi reali limitano il potenziale di queste azioni. Il governo affronta anche sfide aggiuntive come la bancarizzazione forzata, che genera rifiuto tra i contadini, e la crisi energetica che colpisce la produzione agricola.
Quale ruolo giocano le carenze del sistema agropecuario cubano nella crisi alimentare?
Le carenze strutturali nel sistema agropecuario statale sono una delle principali cause della crisi alimentare a Cuba. La mancanza di forniture, l'inefficienza nella gestione delle terre, il controllo eccessivo dello Stato sulla produzione e commercializzazione degli alimenti, e la mancanza di incentivi per i produttori hanno portato al collasso della produzione agricola nazionale. Queste carenze, unite a fattori esterni come i disastri naturali e l'embargo statunitense, hanno lasciato la popolazione in una situazione di scarsità cronica.
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