I CDR riconoscono un "deficit di quadri" in mezzo a un crescente disinteresse popolare

L'organizzazione ammette di avere difficoltà a trovare dirigenti disposti a sostenere una struttura sempre più messa in discussione dai residenti stessi.


I Comitati di Difesa della Rivoluzione (CDR) hanno riconosciuto apertamente un tema che è diventato sempre più evidente nei quartieri di tutto il paese: il "deficit di quadri", una forma eufemistica per ammettere che sempre meno persone vogliono impegnarsi con la maggiore organizzazione di massa del paese.

In un tentativo di rivitalizzare la propria immagine e struttura interna, la situazione è stata definita come “uno dei temi che ha suscitato maggior dibattito” durante il IV Plenario Nazionale della riunione, secondo quanto riportato dal Noticiero Nacional de la Televisión Cubana (NTV).

Cattura di schermo Facebook / Gerardo de Los Cinco

I partecipanti all'evento, svoltosi presso l'Università del Partito "Ñico López", hanno concordato sull'urgenza di implementare strategie che rafforzino la base dell'organizzazione, specialmente attirando giovani e studenti.

In parole di una delle coordinatrici presenti, la sfida inizia dall'infanzia: “Se vogliamo avere un'organizzazione funzionante e formare quadri, la prima cosa che dobbiamo fare è piantare quel seme”.

L'affermazione ha evidenziato la necessità del sistema di catturare e indottrinare fin dalla tenera età i futuri difensori di un progetto politico la cui accettazione sociale continua a deteriorarsi.

La disaffezione: un sintomo dell'usura

Anche se i discorsi ufficiali insistono sulla “unità del popolo” e sul compromesso incrollabile con la cosiddetta “rivoluzione”, la necessità di riconoscere pubblicamente la mancanza di leadership operativa all'interno dei CDR riflette un problema strutturale più profondo: il crescente disaffezione dei cittadini verso un'organizzazione percepita da molti come un apparato di sorveglianza di quartiere, storicamente incaricato della delazione tra vicini e della repressione ideologica a livello locale.

L'accento sulla cattura giovanile, l'insistenza nel mostrare presenza sui social media, e l'invito a “rivitalizzare le strutture di base” confermano la perdita di fascino dei CDR, anche tra le loro basi tradizionali.

Nei quartieri dove non ci sono presidenti di comitato o dove le strutture sono inattive, la soluzione ufficiale è “dedicarvi tempo” e “fortalecerlo”, come se si trattasse di una semplice questione logistica.

Propaganda e resistenze

Il plenaria ha anche discusso l'importanza di “rispondere alle aggressioni” sui social media, il che rivela una crescente preoccupazione per il discredito che coinvolge l'organizzazione, anche tra i cittadini stessi all'interno dell'isola.

“No possiamo parlare di unità se non parliamo dei CDR, perché nel quartiere siamo tutti”, ha insistito il segretario dell'Organizzazione del Comitato Centrale del Partito, Roberto Morales Ojeda.

Tuttavia, questa affermazione si scontra con la realtà concreta di molte comunità, dove i comitati sono paralizzati o semplicemente assenti, e dove la parola “cederista” ha perso il peso simbolico di epoche passate, caratterizzate da una macchina repressiva più coesa e con maggiore incidenza nel sistema totalitario cubano.

La scommessa ufficiale rimane la stessa: più controllo, più discorso, più fedeltà forzata. Ma la crisi di quadri che oggi affrontano i CDR evidenzia che il tessuto organizzativo del sistema non trova più la stessa disponibilità in una popolazione stanca di promesse, controlli e slogan.

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Redazione di CiberCuba

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