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Dietro due dei processi giudiziari più emblematici e controversi della recente storia cubana compare il nome di Edward Roberts Campbell. Poco conosciuto per l'opinione pubblica all'interno dell'isola, ma temuto da attivisti e oppositori, questo procuratore del regime è stato una figura chiave sia nella persecuzione di una giovane di 22 anni per essersi espressa su Facebook, sia nel processo che si è concluso con l'ergastolo per l'ex ministro dell'Economia Alejandro Gil.
Campbell non è un funzionario minore. Secondo il proprio profilo pubblicato dalla Procura Generale della Repubblica, ricopre dal dicembre 2020 il ruolo di Procuratore Capo della Direzione per la Lotta alla Corruzione e all'Illegalità, una posizione dalla quale il regime assicura di combattere gli abusi e la corruzione amministrativa. In pratica, il suo nome appare associato a decisioni che hanno segnato vite e inviato messaggi chiari di punizione e monito.
Uno dei messaggi era diretto a Sulmira Martínez Pérez, una giovane attivista arrestata a gennaio 2023 dopo aver convocato proteste sui social media e criticato apertamente la realtà del paese. Per quelle pubblicazioni, la Procura, con Campbell come uno dei suoi volti, ha chiesto più di dieci anni di prigione.
Sulmira trascorse mesi a Villa Marista e poi nella prigione di El Guatao, ed è stata mostrata in televisione ufficiale in un video di autoincolpazione che la sua famiglia descrisse come frutto di pressioni e inganni. Il suo caso divenne simbolo di fino a dove può arrivare la repressione quando qualcuno osa esprimere la propria opinione.
Anni dopo, lo stesso procuratore tornò a occupare le prime pagine, questa volta in un processo che appariva molto diverso, ma carico di simbolismo: il processo contro Alejandro Gil, uno degli uomini forti del gabinetto di Miguel Díaz-Canel fino alla sua caduta in disgrazia.
La Corte Suprema Popolare lo ha condannato all'ergastolo per spionaggio e corruzione, in un processo ermetico, senza trasmissione pubblica, che ha ricordato a molti i vecchi processi politici in cui la “tradimento” serve per purgare le responsabilità del sistema stesso.
La figura di Campbell ha nuovamente suscitato polemiche dopo la diffusione di un video del giornalista Mario J. Pentón, in cui si rivela una telefonata ad Ania Molinet, moglie del pubblico ministero e funzionaria legata al sistema giudiziario.
Nella registrazione, Molinet reagisce con fastidio quando le viene comunicato che suo marito è stato incluso nella lista dei repressori della Fondazione per i Diritti Umani a Cuba e le viene ricordato che ha condannato una giovane della stessa età di sua figlia.
La conversazione, tesa e brusca, ha aperto un'altra angolazione scomoda: mentre dai tribunali si chiede la galera per chi scrive un post critico, sui social network circolano prove che i figli del pubblico ministero partecipano alla compravendita informale di prodotti, una pratica che a Cuba viene solitamente perseguita con severità, a meno che non coinvolga famiglie al potere.
Le organizzazioni per i diritti umani hanno segnalato Edward Roberts Campbell per violazioni della libertà di espressione, del giusto processo e delle garanzie fondamentali riconosciute a livello internazionale.
Oggi, il nome di questo procuratore collega due storie che sembrano opposte ma nascono dallo stesso sistema. In entrambi i casi, la giustizia non appare come rifugio, ma come strumento.
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