Con una performance di due personaggi -una funzionaria con una camicia a quadri che divora una coscia di pollo e un pueblo al buio, imbavagliato e affamato- Anna Sofía Benítez Silvente ha nuovamente messo a nudo il discorso ufficiale e ha mostrato il divario osceno tra privilegio e miseria a Cuba.
Il nuovo video della creatrice di contenuti di appena 20 anni ha accumulato più di 565.000 visualizzazioni e 5.760 commenti su Facebook, spinto da una rappresentazione che sintetizza, con umorismo nero e crudezza, la doppia morale del regime cubano.
Collegato alla sua pagina di Facebook, l'audiovisivo di meno di tre minuti porta come titolo una citazione biblica dell'Antico Testamento che contiene una condanna molto forte contro la corruzione legale e amministrativa: “Isaia 10:1-2: Guai a quelli che redigono leggi ingiuste e prescrivono tirannia, per allontanare dalla giustizia i poveri e per togliere il diritto agli afflitti del mio popolo.”
In scena, interpreta una funzionaria che richiede “resistenza creativa”, mentre divora un coscio di pollo, in contrasto con un personaggio che rappresenta il popolo, in penombra, con una candela e la bocca coperta.
La funzionaria riconosce la mancanza di cibo e i blackout, ma reclama l'aria condizionata quando ha caldo, una contraddizione che mette a nudo la distanza tra le carenze quotidiane e i privilegi del potere.
Poi prescrive la limonata come soluzione alla fame, riferendosi a "La limonata è la base di tutto", una delle frasi più celebri del governante Miguel Díaz-Canel.
Allo stesso modo, assicura che “la Rivoluzione si sta… rivoluzionando”, -un'altra frase emblematica di Díaz-Canel-, prima di incolpare il blocco statunitense per tutti i mali.
Il cinismo si manifesta quando riceve al telefono la notizia che le agenzie di spedizione di Miami “stanno funzionando al cento” e risponde con sollievo.
La scena cresce in tensione mentre il popolo osserva come la funzionaria continui a mangiare in modo grottesco.
All'estinguersi della candela, un fiammifero rompe l'oscurità e rivela il personaggio popolare che raccoglie l'osso lasciato dalla dirigente.
La scena si sovrappone a una citazione martiana del testo “La futura schiavitù” (1884): “Da servitore di se stesso, l'uomo passerebbe a essere servitore dello Stato”, un messaggio che sottolinea la degradazione morale e materiale imposta dall'alto, da una dirigenza che afferma di essere socialista.
Il personaggio della funzionaria conclude con una minaccia: “Abbiamo intenzione di abbattere le piattaforme digitali. E che dicano che censuriamo. Qui tutti censurano”, un'altra frase pronunciata da Díaz-Canel.
Il popolo riappare con gli occhi bendati, mentre sull'immagine finale di una candela compaiono le frasi: “Il silenzio ti rende complice”, “Molti sono andati via per una causa, ma c'è ancora speranza…” e “LIBERTÀ”.
Il video ha provocato un'ondata di reazioni. I commenti mettono in evidenza il coraggio dell'attrice e la fedeltà del ritratto.
“Espejo della realtà cubana”, “Più uova che uomini a Cuba”, “Una Mariana Grajales moderna”, “Questo è già cinema”, evidenziano alcuni.
Altri sottolineano l'impatto politico. “Che mal di testa stai dando al PCC”, “Esprimi ciò che la maggioranza sente, ma teme di dire”.
Nel complesso, le risposte mostrano come l'opera abbia toccato una fibra collettiva, denunciando un potere che richiede sacrifici, mentre vive in un mondo parallelo e reprime proprio coloro che osano mostrare questa contraddizione.
In un video precedente, attraverso un dialogo umoristico, Ana Sofía ha criticato direttamente la gestione economica del paese, la dipendenza dal dollaro e la campagna statale contro El Toque.
In diverse delle sue opere ha citato la Costituzione e José Martí per giustificare il suo diritto di esprimersi, una risorsa che fa parte del suo linguaggio politico e estetico.
A ottobre, uno dei suoi video è diventato virale dopo aver denunciato la precarietà quotidiana a Cuba e aver fatto appello alla libertà di espressione consacrata nella Costituzione, in mezzo a richieste affinché le istituzioni correggessero un errore nel suo titolo universitario.
Graduata di Tecnico Superiore in Protesi Estomatologica, ha ritratto la vera odissea che comporta ottenere un titolo a Cuba, mentre in pochi minuti ha smontato la frase che tanti funzionari del regime ripetono come un dogma, ovvero che “quel titolo universitario lo devi alla Rivoluzione”.
Anch'essa ha denunciato che la monopolista Empresa de Telecomunicaciones de Cuba (Etecsa) le ha interrotto la connessione a internet per silenziare le sue pubblicazioni e limitare la portata del suo messaggio sui social media.
La giovane difende il suo diritto di opinare facendo riferimento all'articolo 54 della Costituzione cubana, che garantisce la libertà di pensiero, coscienza ed espressione. Afferma inoltre che la rivoluzione non le ha fornito comodità e che le sue opinioni sono valide nonostante le critiche ricevute per la sua situazione economica.
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