“Se voi urlate, io urlo”: Il messaggio contundente del sacerdote messicano espulso da Cuba dopo aver sostenuto il popolo



Il Padre Pepe, sacerdote messicano, è stato espulso da Cuba dopo aver espresso il suo supporto ai cubani e partecipato a proteste contro i black-out. La sua uscita riflette la crescente tensione tra la Chiesa e il regime.

Padre PepeFoto © Facebook / Adrian Martínez Cádiz

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Il sacerdote messicano José Ramírez (conosciuto come “Padre Pepe”), membro della Congregazione della Missione ha inviato un messaggio in cui ha espresso solidarietà con i cubani e ha dichiarato di essere disposto ad affrontare le conseguenze della sua posizione.

Dopo che il regime cubano ha comunicato alla Chiesa Cattolica la sua decisione di non rinnovare la residenza temporanea, il che implica l'uscita dall'Isola, ha scritto a un'amica cubana un messaggio in cui ha espresso il suo sostegno al popolo.

“Se voi uscite, io esco. Se voi urlate, io urlo”, scrisse il religioso in un testo diretto a un'amica cubana.

En lo stesso messaggio, ha affermato che “è giunto il momento di essere coerente” e “dimostrare che era con loro”, e ha aggiunto che accetta quanto avvenuto: “se le loro azioni hanno delle conseguenze, le mie hanno anche e sono disposto ad accettare quanto accaduto”.

Cerró chiedendo forza “affinché un giorno la nostra Cuba sia libera”.

La rappresaglia del regime sarebbe legata a un episodio avvenuto nel tempio La Milagrosa, a Santos Suárez (L'Avana): il sacerdote avrebbe suonato le campane mentre i vicini protestavano contro i blackout.

Cattura di Facebook

La espulsione avviene dopo che l'8 dicembre è diventato virale su Facebook un video dell'attivista Adelth Bonne Gamboa in cui si sentono le pentole dei residenti insieme al rintocco delle campane della chiesa.

Asimismo, Martí Noticias ha confermato la rappresaglia e ha aggiunto che agenti della Sicurezza dello Stato hanno messo pressione direttamente sul sacerdote, il quale —secondo questa versione— dovrà lasciare Cuba e tornare in Messico questo giovedì.

Il fatto si colloca in una "ondata di proteste", motivate da blackout "abusi", scarsità e il collasso dei servizi di base, mentre il regime rispondeva con repressione e interruzioni di internet, sempre secondo il documento.

La espulsione avviene in un contesto di crescente tensione tra il regime e le voci critiche all'interno della Chiesa Cattolica, come i sacerdoti Lester Zayas, Alberto Reyes, Kenny Fernández Delgado e José Conrado Rodríguez Alegre, così come la religiosa Sor Nadiezka Almeida, figure che hanno denunciato la crisi nazionale e la mancanza di libertà, causando irritazione nel Governo.

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