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Il sacerdote cattolico Alberto Reyes Pías ha lanciato una nuova e dura riflessione sulla situazione di Cuba, in cui mette in discussione apertamente la risposta del Governo di fronte alle recenti proteste popolari.
In un post diffuso su Facebook, Reyes sottolinea che, insieme alla repressione, l'indifferenza istituzionale è diventata uno dei meccanismi più persistenti del potere per affrontare il malcontento sociale.
Il parroco camagüeyano, noto per la sua postura critica, afferma che uno dei metodi del regime di fronte a qualsiasi manifestazione di insoddisfazione è quello di ignorarla.
Di fronte ai problemi che si accumulano: l'aumento dei virus, la crisi sanitaria, il collasso del sistema educativo, l'inflazione... il Governo sembra guardare nel vuoto e, se risponde, ricorre a evasive e slogan.
El P. Reyes concentra la sua riflessione sul modo in cui il potere ha affrontato le recenti proteste popolari in diversi punti del paese.
Denuncia che le manifestazioni sono state ufficialmente minimizzate, ridotte a una semplice seccatura occasionale di "quattro gatti" a causa dei blackout, e spoliate del loro vero significato politico e sociale.
"E per concludere il discorso ufficiale evasivo, la nota perfetta: 'Stiamo lavorando per fornire le risposte che il popolo merita'. In altre parole, tornate a casa, resistete, non lamentatevi, perché in realtà la situazione non è poi così terribile e, inoltre, risolveremo tutto molto presto", ha criticato con ironia.
Per questa cura, la realtà non può essere annullata da decreti né da discorsi. E la realtà cubana è chiara: il popolo vuole un cambiamento.
Nel chiudere la sua riflessione, lancia un avviso diretto: ignorare il popolo non è una soluzione sostenibile, né buona, né giusta, né sicura. La voce della gente è ancora presente, e la storia dimostra che silenziarla non elimina il problema, lo aggrava solo.
A continuazione, CiberCuba riporta integralmente il testo del sacerdote Alberto Reyes:
Ho pensato... (140) di Alberto Reyes Pías
Ho pensato a 'ignorare' come risposta
Ogni movimento sociale assume uno stile proprio per affrontare le diverse situazioni con cui deve confrontarsi. Fin dagli inizi della 'Rivoluzione', sono stati attuati due meccanismi che sono stati costanti nel corso di questi anni: ignorare e reprimere.
La repressione la conosciamo molto bene. Si attiva improvvisamente di fronte a qualsiasi situazione che minacci la stabilità del sistema.
L'altro meccanismo è la non risposta. Si attivano gli allarmi popolari di fronte all'aumento dei virus e delle morti che stanno provocando; non ci sono farmaci, né servizio di ambulanze, né medici in molte parti dell'isola; non ci sono insegnanti che si occupino dell'istruzione dei nostri figli, il disallineamento tra stipendi e costo della vita continua a crescere in modo inarrestabile... ma quando guardiamo al Governo, cercando una risposta, sembra che ci troviamo di fronte a un quadro di persone sorridenti che guardano verso l'infinito, nel vuoto, e che quando si degnano di dirci qualcosa, sembra che ci guardino con curiosità e ci dicano cose come: 'Ma non vi siete accorti che la colpa di tutto è del blocco?', 'Ma non confidate ancora che la Rivoluzione risolverà tutto?', 'Ma perché tanta pigrizia quando qui bisogna resistere e affrontare le difficoltà come veri uomini e donne?'.
L'ultimo capitolo è stato rappresentato dalle recenti proteste popolari, proteste che si sono verificate in diverse parti del paese e che si moltiplicano continuamente.
Tuttavia, risulta che queste manifestazioni 'non possono essere catalogate come proteste', ma come 'espressione momentanea e molto puntuale di disagio protagonizzata da quattro gatti infastiditi per 'appena' 17 ore senza corrente'.
Inoltre, sembra che nessuno si sia reso conto che la grande maggioranza delle persone scese in strada non stava protestando contro l'attuale situazione, ma si trattava di persone che sono uscite "per sostenere la Rivoluzione" e non per mettere in discussione la situazione energetica o quella del paese in generale. E coloro che hanno protestato non sono altro che persone pigre con "poca cultura della resistenza".
E per concludere il discorso evasivo ufficiale, la nota perfetta: 'Stiamo lavorando per fornire le risposte che il popolo merita'. In altre parole, tornate a casa, resistete, tenete duro, non lamentatevi, perché in realtà la situazione non è così terribile e, inoltre, risolveremo tutto molto presto.
Nessun riferimento al dispiegamento intensivo della polizia, nessun accenno al fatto che da oltre 60 anni stiamo costruendo quel 'futuro migliore', quel paese idilliaco, felice e prospero, che non arriva, mentre le generazioni che lo aspettano muoiono e lasciano la stessa miseria ai propri figli, né un minimo riconoscimento delle responsabilità di chi ci governa per affondare sempre di più quest'isola nel nulla.
Ma non dimentichiamo che la realtà non è qualcosa che generiamo per decreto. La realtà è quella che è, e la realtà parla. E la realtà dice che questo popolo da anni esprime il desiderio di un cambiamento, questo popolo da anni scende in piazza per rivendicare il proprio diritto alla libertà, anni a esprimere il proprio malcontento nei mille modi possibili.
Questo popolo ha lasciato molto chiaro ciò che vuole, mentre continua a essere, sistematicamente, ignorato, e anche se finora questo meccanismo ha funzionato, avverto che non è buono, non è buono ignorare la voce del popolo", conclude il post.
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