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La funzionaria del ministero delle Relazioni Estere di Cuba (MINREX), Johana Tablada de la Torre, è tornata sotto i riflettori dopo aver condiviso una notizia falsa sui social media, in cui si attribuisce al congresista cubano-americano Carlos Giménez una frase che non ha mai pronunciato.
In un recente post su Facebook, Tablada de la Torre ha ripubblicato un post dell'utente Frank Ernesto García Hernández -un profilo tipico delle cosiddette "ciberclarias"- con un'immagine in cui si attribuisce al legislatore la seguente dichiarazione: “Chi desidera una Cuba senza castrismo, deve essere pronto a sacrificare i propri cari, portando il paese al punto in cui le famiglie su quest'isola soffrano l'indicibile per mancanza di ogni tipo”.
"Essi sognano una 'pulizia etnica' in Cuba. Passare un bulldozer nel paese e 'americanizzare' l'isola", ha concluso García Hernández nel suo post che, con una "riflessione" personale e manipolazione grafica, ha rilanciato l'ambasciatrice di Miguel Díaz-Canel attraverso i suoi social, propagando una bufala con l'obiettivo di denigrare l'immagine del politico cubanoamericano.
L'immagine includeva anche un collegamento a un articolo del mezzo indipendente Diario de Cuba, ma ometteva un dettaglio cruciale: la frase non è di Carlos Giménez, ma fa parte dell'articolo di opinione firmato dalla giornalista Rafaela Cruz, dove si analizza, da una prospettiva editoriale, l'impatto che potrebbe avere la proposta del congresista di tagliare le rimesse e i voli verso Cuba.
Nel testo originale, Cruz avverte che quel tipo di misure comporterebbe “sacrifici” per le famiglie cubane, ma non viene mai presentata la frase come una citazione diretta del politico. Tuttavia, essendo manipolata graficamente e diffusa sui social media da profili allineati con l'ufficialismo, è stata trasformata in un falso destinato a seminare indignazione.
Paradisiacamente, questa disinformazione è stata replicata da un alto funzionario del regime, che ha accusato più volte la stampa indipendente di “manipolare” e “mentire” sulla realtà cubana. Quanto accaduto conferma il contrario: sono i portavoce del regime che diffondono narrazioni false senza il minimo rigore informativo né rispetto per la verità.
Questa pratica, sempre più comune tra i comunicatori ufficialisti, contraddice il proprio discorso. Mentre criticano la copertura critica dei media indipendenti come CiberCuba, 14ymedio o Diario de Cuba, loro stessi incappano nella manipolazione mediatica, mescolando contenuti reali con affermazioni inventate e attribuzioni false.
L'uso delle fake news come arma politica non è una novità per il castrismo, che ha fatto della distorsione, della censura e dell'indoctrinamento i pilastri del suo apparato comunicativo.
Lo che risulta nuovo è il livello di esposizione: oggi, grazie alla tecnologia e al giornalismo indipendente, queste manipolazioni sono facilmente smontabili e messe in mostra al mondo.
In un contesto in cui il regime continua a perdere credibilità internazionale, questo tipo di episodi non fa altro che riaffermare chi sono i veri fabbricatori di menzogne a Cuba.
Un attacco in più nella campagna contro i politici cubano-americani
La pubblicazione di Tablada de la Torre, basata su una citazione falsa e decontestualizzata, non è un fatto isolato, ma una manifestazione ulteriore della campagna sistematica del regime cubano contro leader politici cubanoamericani come Giménez, Marco Rubio, María Elvira Salazar e altri legislatori critici del castrismo.
Dal fronte ufficialista li hanno definiti "annessionisti", "marionette dell'imperialismo" o "nemici del popolo cubano", mentre in realtà sono figure scelte democraticamente dalle loro comunità e rappresentanti attivi dell'esilio cubano nel Congresso degli Stati Uniti.
A Giménez, per esempio, la Sicurezza dello Stato lo ha accusato pubblicamente di "anexionista" e di promuovere un “programma d'odio” dopo la sua visita a Guantánamo, senza offrire un solo argomento solido al di là delle squalifiche ideologiche, che utilizzano tortuosamente un ingannevole equiparazione della “nazione”, della “patria” o “Cuba”, alla cosiddetta “rivoluzione cubana”.
La pubblicazione di Tablada de la Torre non fa altro che approfondire la miseria discorsiva del regime cubano, che, incapace di sostenere con argomenti la legittimità del regime, opta per il discredito personale, la distorsione dei fatti e la propagazione di menzogne.
Questo uso rozzo dei social media —da parte di una diplomatica di carriera— evidenzia il fallimento morale di ciò che un tempo chiamavano "diplomazia rivoluzionaria".
Invece di offrire spiegazioni concrete sul collasso economico, la repressione, l'esodo di massa o le morti evitabili negli ospedali privi di forniture, il castrismo sceglie di attaccare chi lo smaschera di fronte al mondo, fabbricando nemici e deviando l'attenzione con campagne di manipolazione mediatica.
Questo ultimo tentativo di manipolazione da parte di Tablada de la Torre non solo viene smontato dai fatti, ma ritrae con chiarezza l'impotenza di un regime che si rifiuta di riconoscere le proprie vergogne.
L'uso di bufale contro le voci critiche non sorprende più, ma conferma che la maggiore minaccia per la dittatura non si trova a Washington, ma nella verità.
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