Il presidente della Colombia, Gustavo Petro, ha definito “assassinio” l'operazione militare ordinata da Donald Trump in acque caraibiche contro un'imbarcazione proveniente dal Venezuela che, secondo Washington, trasportava droga ed era gestita dal gruppo criminale Tren de Aragua.
“Se questo è vero, è un omicidio in qualsiasi parte del mondo. Da decenni catturiamo civili che trasportano droghe senza ucciderli. Coloro che trasportano droghe non sono i grandi narcos, ma i giovani molto poveri dei Caraibi e del Pacifico,” ha scritto Petro sul suo profilo X (prima Twitter).
L'operazione militare degli Stati Uniti nei Caraibi
Il martedì, Trump ha confermato sulla sua rete Truth Social che una nave carica di droga proveniente dal Venezuela è stata affondata dalle forze del Comando Sud, lasciando un bilancio di 11 morti. Il mandatario ha descritto l'azione come un attacco "chirurgico" contro i narcoterroristi legati al regime di Nicolás Maduro.
Il segretario di Stato, Marco Rubio, ha sostenuto la versione ufficiale definendola un'azione contro un'organizzazione “narco-terrorista” designata da Washington. Dal Congresso, i cubanoamericani Carlos Giménez, María Elvira Salazar e Mario Díaz-Balart hanno celebrato l'operazione, inquadrata nella politica di “zero tolleranza” dell'amministrazione Trump.
Tuttavia, la reazione a Caracas è stata diametralmente opposta. Il ministro della Comunicazione, Freddy Ñáñez, ha accusato Washington di manipolare le prove e ha sostenuto che il video diffuso da Trump fosse stato creato con intelligenza artificiale per giustificare una “aggressione velata”.
Petro rompe il silenzio regionale
In mezzo all'escalation di accuse tra Washington e Caracas, la voce di Petro è diventata la prima reazione di un capo di Stato della regione.
Su Twitter ha messo in discussione direttamente la legittimità dell'operazione e ha proposto una lettura differente: i morti non sarebbero “narcoterroristi”, ma giovani poveri sfruttati come manodopera nelle reti del narcotraffico.
La postura del mandatario colombiano non è casuale. Petro è stato critico nei confronti del modello di guerra contro la droga promosso dagli Stati Uniti e ha difeso la necessità di una strategia basata sulla salute pubblica, sullo sviluppo alternativo e sulla persecuzione finanziaria dei grandi cartelli.
“Coloro che trasportano droga non sono i grandi narcotrafficanti”, ha sottolineato, contrapponendo la politica di cattura e giustizia applicata in Colombia all'azione letale degli Stati Uniti nelle acque internazionali.
Dibattito sulla legittimità e sugli standard internazionali
Il messaggio di Petro apre un dibattito scomodo sulla legalità dell'operazione statunitense.
Sebbene Trump inquadrasse l'attacco all'interno della lotta contro il terrorismo —avendo precedentemente designato il Tren de Aragua e il Cártel de los Soles come organizzazioni terroristiche straniere—, si è trattato in pratica di un'azione militare letale contro una nave di narcotrafficanti in acque internazionali.
Secondo gli standard internazionali, la lotta contro il narcotraffico è generalmente inquadrata in operazioni di polizia e giustizia penale, non militari. Convenzioni come quella di Vienna del 1988 contro il Traffico Illecito di Stupefacenti stabiliscono meccanismi di cooperazione giudiziaria, estradizione e sequestro, ma non autorizzano l'uso della forza letale contro imbarcazioni civili.
Il Diritto Internazionale Umanitario (DIH), che regola i conflitti armati, non si applica nemmeno in questo caso, poiché non esiste una guerra dichiarata tra gli Stati Uniti e il Venezuela né un conflitto armato internazionale riconosciuto.
L'unico quadro giuridico che Washington potrebbe invocare è quello della lotta contro il terrorismo, considerando il Tren de Aragua come un'organizzazione terrorista designata. Tuttavia, i giuristi avvertono che questa qualificazione unilaterale non sostituisce i principi fondamentali del diritto internazionale, che richiedono proporzionalità, distinzione tra combattenti e civili e rispetto per la vita umana.
Un precedente pericoloso?
Per gli esperti di sicurezza, l'azione militare ordinata da Trump solleva un dilemma: se la guerra contro il narcotraffico si combatte con bombardamenti in alto mare, il confine tra giustizia penale e azione bellica diventa sfocato.
L'uso di bombardamenti contro imbarcazioni di droga segna un cambiamento drastico rispetto alle operazioni antidroga tradizionali. Se il trasporto di stupefacenti viene assimilato a un atto terroristico e questo giustifica un'azione militare, la frontiera tra giustizia penale e guerra diventa sfocata, con il rischio di un'escalation di violenza nella regione.
Le parole di Petro si inseriscono in questa preoccupazione: a morire in queste operazioni non sono di solito i capi dei cartelli, ma giovani di comunità impoverite che fungono da membri dell'equipaggio.
L'incidente nei Caraibi non solo approfondisce la tensione tra Washington e Caracas, ma apre anche un dibattito regionale sui limiti della "guerra contro la droga" e sul rischio che la lotta antidroga si trasformi in un campo di battaglia con costi umani imprevedibili.
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