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Un giornalista cubano residente negli Stati Uniti ha condiviso sui suoi social una comparazione che ha suscitato dibattito sulla realtà economica a Cuba e sul valore dei salari sotto il regime.
In un post pubblicato su Facebook, il comunicatore Yosmany Mayeta ha spiegato di aver acquistato un sacco di riso da 50 libbre per 21,89 dollari, il che equivale a 0,43 dollari per libbra.
Ha sottolineato che, per pagarlo, gli è bastato lavorare un'ora in tutto il mese.
“In una famiglia di cinque persone, ciò è sufficiente per mangiare tutti i giorni per tre mesi senza avere fame”, scrisse.
Il giornalista ha messo a confronto quell'esperienza con la situazione sull'Isola, dove un prodotto simile può richiedere settimane di lavoro, a seconda dello stipendio, e in alcune occasioni non è neppure disponibile sul mercato.
Attualmente, secondo fonti consultate da CiberCuba, il prezzo del riso si aggira intorno ai 340 pesos al chilo. Un sacco di 50 chili costerebbe circa 17.000 pesos, una cifra estremamente elevata se si considera che il salario medio a Cuba si è attestato a giugno scorso a poco più di 6.000 pesos al mese.
“Non aver paura del capitalismo. Abbi paura di vivere tutta la tua vita lavorando come uno schiavo… e non riuscire a riempire nemmeno il pentolone”, sentenziò.
Il testimonio si è diffuso rapidamente, accumulando commenti di sostegno e di indignazione da parte di utenti che vivono a Cuba, i quali hanno affermato che il confronto riflette con crudezza la perdita del potere d'acquisto sull'Isola.
La frase con cui ha chiuso il suo messaggio: "Un sacco di riso mi è costato un'ora... a Cuba ti costa la vita", illustra magistralmente il divario tra il livello di vita di un lavoratore cubano e quello di uno negli Stati Uniti.
Nella sezione dei commenti, diversi internauti hanno concordato sul fatto che il confronto esposto dal giornalista riflette chiaramente le differenze tra vivere a Cuba e negli Stati Uniti.
Aitana Velázquez ha sottolineato che, pur essendo d'accordo con il messaggio, non tutti hanno le risorse per emigrare: “Il problema è che non tutti abbiamo i soldi o una casa da vendere per poter andare a vivere quella realtà. Dunque ci tocca continuare a fare fatica nel socialismo, dove suppostamente il motto è con tutti e per il bene di tutti.”
Per Marla Steps, questo tipo di pubblicazioni è necessario: "Ti suggerisco di caricare più contenuti come questo, perché ci sono molti cubani con gli occhi bendati, e la paura di lasciare la schiavitù in cui vivono rende difficile credere che la vita del lavoratore cubano sia una vita piena di miseria".
Aleixis Aguilera ha sottolineato che, anche se negli Stati Uniti si lavora sodo, il cibo è garantito: “Gli Stati Uniti pagano bene ma non ringraziano; a Cuba né ti pagano né ti ringraziano per il frutto del tuo lavoro.”
Nelson Luis Monier Quevedo ha riassunto il suo punto di vista con una frase contundente: “Il capitalismo è abbondanza. Bisogna solo fare una cosa: lavorare. Con questo è sufficiente per vivere come un essere umano merita e senza privazioni.”
Eloy Rodríguez ha difeso il sistema statunitense e ha messo in discussione coloro che si lamentano: “Con il tuo stipendio, qualunque cosa tu sia, qualsiasi lavoro tu faccia, avrai da mangiare bene e le cose di base non ti mancheranno. A volte può anche avanzare qualcosa per un piccolo sfizio. A volte non capisco perché vedo tanti cubani lamentarsi sui social… sarà che alcuni di noi sono molto sciocchi o sarà che altri sono molto pigri”.
Desde Cuba, Silvia Victoria Ávila Pozo ha fornito uno sguardo diretto sulla situazione attuale dei prezzi: “Oggi sono uscita al mercato per la prima volta da quando mi sono pensionata e il riso è a 290 pesos al chilo, le uova a 110, il fongo (platano burro) a 35 e la zucca allo stesso modo. Non ho continuato a camminare, sono tornata a casa”.
Aurora Martín, con oltre un decennio negli Stati Uniti, ha assicurato di aver ottenuto una vita dignitosa senza lussi, ma con il necessario: “Non ho vestiti di marche né gioielli costosi, ma ho tutto ciò di cui ho bisogno. Aiuto la mia famiglia a Cuba, ma non mantengo nessuno: se io, a 56 anni, posso lavorare, gli altri possono farlo anche loro”.
Un recente studio dell'organizzazione Food Monitor Program (FMP) ha stabilito che il costo approssimativo di un paniere alimentare di base (CBA) per due adulti cubani è di 41.735 pesos a L'Avana e 39.595 pesos a Cienfuegos, il che equivale a più di sei salari medi attuali nel paese.
Domande frequenti sulla crisi economica a Cuba e l'impatto sulla qualità della vita
Perché il costo di un sacco di riso è un tema rilevante a Cuba?
Il costo di un sacco di riso simboleggia la profonda crisi economica a Cuba, dove gli stipendi non sono sufficienti per acquistare prodotti di base. Questo prodotto essenziale può arrivare a costare settimane di lavoro, evidenziando la perdita di potere d'acquisto e le difficoltà nell'accesso a cibi fondamentali.
Come influisce la situazione economica a Cuba sulla qualità della vita dei suoi cittadini?
La qualità della vita a Cuba è gravemente colpita dall'inflazione e dai salari bassi, il che rende difficile l'accesso a cibo e prodotti di prima necessità. Le persone affrontano una lotta quotidiana per soddisfare i propri bisogni, a volte dipendendo da rimesse inviate dall'estero.
Perché alcune persone a Cuba non possono emigrare nonostante le difficoltà?
Non tutti i cubani hanno le risorse necessarie per emigrare, come denaro o beni che possono vendere. Inoltre, il processo di emigrazione può essere complicato e costoso, lasciando molti senza altra scelta che affrontare le difficoltà nel paese.
Quale ruolo giocano le rimesse nell'economia cubana?
Le rimesse sono una fonte cruciale di reddito per molte famiglie cubane, consentendo loro di accedere a beni e servizi che altrimenti sarebbero inaccessibili a causa dei salari bassi e dell'alto costo della vita nell'isola.
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