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Il governante cubano Miguel Díaz-Canel ha accusato mercoledì gli Stati Uniti di applicare un presunto “piano genocida” contro Cuba, facendo riferimento all'embargo economico in vigore da oltre sei decenni.
La dichiarazione è stata diffusa sui suoi social media in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani, data in cui organismi internazionali e attivisti sull'isola hanno denunciato precisamente le violazioni commesse dallo stesso regime cubano.
“Nel Giorno dei Diritti Umani, chiediamo ancora una volta la fine del piano genocida degli Stati Uniti contro Cuba: oltre sei decenni di blocco economico, finanziario e commerciale per piegare per fame e necessità il dignitoso popolo cubano", ha affermato Díaz-Canel, ribadendo la retorica ufficiale che attribuisce all'embargo la profonda crisi che attraversa il paese.
Un messaggio che contrasta con la realtà interna
Le parole del dirigente comunista arrivano in un momento di crisi estremamente critica all'interno dell'isola, segnata da apagones masivos, scarsità di alimenti, collasso dei servizi essenziali e un crescente malcontento sociale. Solo questa settimana, diversi quartieri dell'Havana hanno visto proteste notturne, mentre il governo ha risposto con interruzioni di internet e presenza della polizia.
Il tuo messaggio contrasta anche con i numerosi rapporti internazionali che documentano la repressione politica, l'esistenza di centinaia di presi politici e le restrizioni sistematiche alla libertà di espressione e di riunione a Cuba, inclusi gli arresti e i procedimenti giudiziari avviati dopo le manifestazioni dell'11 luglio 2021.
Critiche all'attivismo e alle organizzazioni internazionali
Mientras Díaz-Canel parla di diritti umani, organizzazioni come Amnesty International, Prisoners Defenders e l'Observatorio Cubano de Derechos Humanos ricordano in modo sistematico le denuncie su arresti arbitrari, torture, processi senza garanzie, violenza istituzionale contro donne attiviste e condizioni disumane nelle carceri e nei centri di detenzione.
Vari oppositori, artisti e familiari di prigionieri politici hanno anche utilizzato questa data per chiedere la liberazione immediata dei detenuti per motivi politici e denunciare il deterioramento accelerato delle condizioni di vita nel paese.
Un discorso ripetuto in un contesto di profonda crisi
Il richiamo a Washington fa parte del discorso centrale del regime cubano dal 1962. Tuttavia, economisti e analisti concordano nel ritenere che la crisi attuale sia in gran parte il risultato del collasso strutturale del modello interno, della mancanza di riforme profonde e dell'incapacità del governo di gestire l'economia.
Nonostante ciò, il mandatario cubano ha insistito nel presentare l'embargo come la causa fondamentale della situazione del paese, evitando qualsiasi riferimento alla gestione interna, alla repressione o alle violazioni dei diritti umani ampiamente documentate all'interno dell'isola.
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