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Il presidente del Comitato Norvegese del Nobel, Jørgen Watne Frydnes, ha dichiarato martedì a Oslo che dietro il regime di Nicolás Maduro si trovano Cuba, Russia, Iran, Cina e Hezbollah, ai quali ha attribuito la responsabilità di sostenere una delle dittature più brutali dell'America Latina.
Il discorso è stato pronunciato durante la consegna del Premio Nobel per la Pace 2025 alla leader dell'opposizione venezuelana María Corina Machado, che non ha potuto partecipare alla cerimonia e ha delegato a sua figlia, Ana Corina Sosa, la lettura del suo discorso a suo nome.
Frydnes ha denunciato che il regime chavista “ha imparato da altri autoritarismi” e che i suoi alleati internazionali forniscono a Caracas “armi, sistemi di sorveglianza e vie di sopravvivenza economica”, rafforzando così una struttura repressiva che ha sprofondato il Venezuela “in una profonda crisi umanitaria e morale”.
Il dirigente norvegese ha descritto con crudezza le violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime, incluse torture ai minori, sparizioni forzate e la persecuzione sistematica della dissidenza.
Afferma che i crimini documentati dalle Nazioni Unite “costituiscono reati di lesa umanità” e ha chiesto a Maduro di accettare i risultati elettorali e di dimettersi dal potere.
Il Comitato Nobel ha anche lodato la resistenza pacifica del popolo venezuelano e ha sottolineato che la democrazia è “lo strumento più efficace per garantire la pace”.
“La violenza non proviene dagli attivisti democratici, ma da coloro che si aggrappano al potere”, ha dichiarato Frydnes, in chiara allusione all'usurpatore del governo venezuelano.
Il messaggio del presidente del Comitato rappresenta una condanna frontale all'asse di supporto internazionale che sostiene Caracas, con riferimento diretto a L'Avana, la cui consulenza in materia di intelligenza e repressione è stata indicata da diverse organizzazioni come un fattore chiave nella sopravvivenza del regime chavista.
La consegna del Nobel a María Corina Machado simboleggia il riconoscimento mondiale della lotta democratica in Venezuela e, al tempo stesso, un avvertimento agli alleati di Maduro —tra cui Cuba— riguardo alla crescente pressione internazionale contro le dittature che violano i diritti umani e la libertà in America Latina.
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