Il Ministero dell'Industria Alimentare (MINAL) ha proposto come linea di lavoro “crescere nella produzione di alimenti nutrienti” durante l'analisi del Programma di Governo per correggere le distorsioni e rilanciare l'economia, un'idea che l'istituzione ha presentato come una via “concreta” per contribuire al rilancio economico e recuperare le produzioni “a beneficio del popolo”.
La proposta è stata presentata in una riunione di direzione del MINAL sostenendo che, se il sistema aziendale riuscisse a produrre di più e a commercializzare di più, ciò si tradurrebbe in maggiori vendite e entrate, “una maggiore offerta” e un migliore “livellamento” dei prezzi.
Il MINAL contribuisce con nove prodotti al paniere familiare regolamentato, ma l'ente non riesce a rispettare le sue produzioni fisiche a causa di un deficit di materie prime nazionali e importate.
Come parte delle "riserve" per mitigare la situazione, si menziona la acquacoltura e l'esistenza di "oltre 100.000 ettari nei bacini" associati alla "volontà idraulica", sottolineando che quei bacini —oltre al loro uso per consumo e irrigazione— potrebbero servire per la produzione di pesci.
Il rapporto del MINAL aggiunge che attori economici non statali potrebbero importare materie prime per l'industria nazionale e così ottenere prodotti a “minore costo” e di “reciproco beneficio”, sebbene ammetta che persistono “blocchi nei collegamenti”.
Questi ostacoli sono attribuibili, in molti casi, a “elementi soggettivi” che dipendono dagli imprenditori e che richiederebbero “un cambiamento urgente” e un “perfezionamento” del sistema di gestione aziendale.
Si afferma inoltre che sono stati visti “i migliori esempi” in attività svolte in settori e fabbriche.
I dirigenti qualificano come “opportunità” attrarre investimenti esteri e la dollarizzazione parziale dell'economia, con l'obiettivo —secondo quanto si espone— di dare garanzie agli investitori che recupereranno il capitale nei termini previsti nei loro studi di prefattibilità.
Si propone anche di "non escludere" l'accesso a entrate interne in valute straniere esistenti nell'economia nazionale, con esplicita menzione all'anno 2026.
Dal programma di governo analizzato nel MINAL, emergono inoltre il valore dei sistemi di gestione della qualità e vengono menzionati problemi legati a "indici di consumo", "tematiche di qualità", "criminalità" e "cattiva qualità" delle produzioni.
La crisi alimentare a Cuba
En giugno del 2025, le autorità di Ciego de Ávila hanno annunciato progressi nella cosiddetta "sovranità alimentare", tuttavia, la popolazione ha denunciato che i tavoli rimanevano vuoti, il che ha messo in dubbio l'efficacia dei programmi statali per garantire l'approvvigionamento.
Settimane dopo, Villa Clara ha informato della ripresa della vendita giornaliera del pane normato, ma la misura è arrivata accompagnata da limitazioni tecniche e problemi di qualità, riflettendo i continui ostacoli del sistema di distribuzione.
A inizio agosto, un'indagine ha rivelato che una coppia cubana necessitava di più di 40 mila pesos al mese solo per alimentarsi, cifra che evidenzia la disconnessione tra i redditi e i costi reali della vita nell'isola.
Poco dopo, è stato segnalato che a Matanzas, a causa della mancanza di farina, la popolazione ha ricevuto biscotti a 850 pesos come sostituto del pane nella cesta di base, un'alternativa che ha suscitato malcontento e interrogativi sulle priorità del sistema alimentare.
En novembre, il Ministero dell'Istruzione (MINED) ha promosso una campagna sulla nutrizione adeguata nelle scuole, mentre numerosi bambini continuavano a frequentare le lezioni senza fare colazione, in un contesto in cui le difficoltà familiari impediscono di soddisfare le minime condizioni nutrizionali.
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