Sacerdote cubano Alberto Reyes: "Cosa vogliono di più da questo popolo coloro che ci governano?"

"Perché quella determinazione nel rendere la nostra vita sempre più miserabile? Perché non se ne vanno una volta per tutte e ci lasciano costruire una storia diversa?"

Sacerdote cubano Alberto ReyesFoto © Captura di video di YouTube di Martí Noticias

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Il sacerdote camagüeyano Alberto Reyes, noto per le sue critiche al regime cubano, ha condiviso su Facebook un messaggio che ritrae con crudezza la crisi che attraversa l'Isola.

Nel suo analisi, Reyes sostiene che la popolazione cubana convive da decenni con scarsità, fame, impotenza, repressione e frustrazione, e che questa situazione ha portato i cittadini a normalizzare persino la morte.

"Stiamo morendo. Cuba è diventata un'isola di strade marce, dove la spazzatura si accumula senza scrupoli, e da quelle strade infette si è diffusa una miriade di malattie tanto evitabili quanto trasmissibili", scrisse.

Si riferisce al dengue, zika, chikungunya e ad altri arbovirus, sottolineando che la perdita di vite avviene sotto "l'indifferenza e l'inattività di un Governo che si cura e si protegge solo per se stesso".

Il sacerdote ha criticato la passività della popolazione di fronte all'inefficienza dello stato: la morte di cari e la sofferenza per la mancanza di medicinali o di cure di base sono diventati parte della quotidianità, mentre si aspetta una soluzione da autorità che, come ha detto, "né possono né gli importa fornirla".

Reyes sottolinea inoltre che il supporto continuo a un sistema che genera miseria - partecipando a marce, concentramenti o applaudendo discorsi vuoti - dimostra la trasformazione del popolo cubano in quello che lui definisce "un popolo di zombie".

Captura di Facebook / Alberto Reyes

A suo avviso, i governanti hanno consolidato un potere che protegge unicamente un'élite, disumanizzando la vita della maggioranza e prolungando la sofferenza generale.

"Cosa vogliono ancora da questo popolo coloro che ci governano? È denaro, è l'assurda sensazione di esercitare potere, è garantire la vita a un'élite di generazioni future, è il piacere malato di affacciarsi a una finestra e pensare che 'tutto questo è mio'?", ha interrogato.

"Perché questa insistenza nel renderci la vita ogni giorno più miserabile? Perché non se ne vanno definitivamente e ci lasciano costruire una storia diversa?", ha sottolineato.

Nel suo messaggio, il parroco si chiede come sia possibile che questa condanna sia durata tanto tempo e assicura che qualunque sia il nome: comunismo, socialismo, sinistra… porta solo repressione e miseria.

"È possibile che Cuba sia davvero destinata a diventare un giorno quel 'faro e guida' di cui si parla tanto, ma per ricordare ai suoi figli di non permettere mai più un'altra dittatura su questo suolo?" chiese.

La riflessione del religioso solleva un urgente invito a ripensare la vita collettiva, in una nazione dove la disattenzione governativa e la mancanza di risorse hanno trasformato la sopravvivenza in una sfida quotidiana.

"Se mi affollano i pensieri, mentre intorno a me alcuni lottano per sopravvivere… altri muoiono", concluse.

A seguire, CiberCuba condivide il testo integrale della pubblicazione:

Ho pensato... (137) di Alberto Reyes Pías

"Ho pensato a realtà che mi fanno riflettere."

"Da quando abbiamo commesso l'errore di lasciarci sedurre dalla parola 'Rivoluzione', abbiamo imparato a convivere con una miriade di situazioni: scarsità, fame, impotenza, repressione, paura, frustrazione…"

"Ci siamo fatti esperti nell'adattarci a tutto, e forse per questo ora stiamo imparando con tanta facilità a convivere con la morte."

Stiamo morendo. Cuba è diventata un'isola di strade marce, dove la spazzatura si accumula senza scrupoli, e da queste strade infette si è diffusa una miriade di malattie tanto evitabili quanto trasmissibili.

Dengue, zika, chicungunya, arbovirus… che importa? Ma c'è una realtà, c'è gente che sta morendo, molta gente che sta morendo, in silenzio, nell'anonimato, sotto il nostro sguardo impotente, ormai abituato a tutto, e anche sotto la disattenzione e l'inattività di un Governo che si preoccupa e si protegge solo per se stesso, un Governo che non ha nulla da offrire e che non è nemmeno interessato ad averlo.

E penso, come abbiamo potuto farci svuotare l'anima al punto che neanche la morte riesce a farci cercare una via d'uscita definitiva da questo incubo? Come possiamo accettare con tanta passività il dolore di coloro che amiamo e che vediamo soffrire davanti ai nostri occhi perché non hanno nemmeno un minimo di sollievo? Come possiamo affrontare con tanta serenità la morte dei nostri cari mentre aspettiamo una soluzione da parte di chi non può né si importa di darla?

E penso, come possiamo seppellire coloro che sono morti a causa dell'inefficienza e dell'incapacità di un sistema politico e continuare a sostenere quel sistema, partecipando a ogni marcia e concentrazione che convoca, applaudendo con entusiasmo ogni discorso vuoto? Quando siamo diventati un popolo di zombie?

"E penso, cosa vogliono ancora da questo popolo coloro che ci governano? È denaro, è l'assurda sensazione di esercitare potere, è garantire la vita a un'élite di generazioni future, è il piacere malato di affacciarsi a una finestra e pensare che 'tutto questo è mio'? È l'offuscamento dell'anima a un livello dove l'umanità non è più possibile? Cosa vogliono ancora da questo popolo? Perché questa insistenza nel renderci la vita ogni volta più miserabile? Perché non se ne vanno per sempre e ci lasciano costruire una storia diversa?"

E penso, com'è possibile che questa condanna duri così a lungo? Sarà che Cuba è realmente destinata a essere un giorno quel “faro e guida” di cui si parla tanto, ma per ricordare ai suoi figli di non permettere mai più un'altra dittatura su questo suolo; per ricordare ai popoli che, qualunque nome si decida di dare a questo, comunismo, socialismo, sinistra… non importa, porta solo repressione e miseria; sarà per smettere di essere un giorno il luogo del male che ha avvelenato l'anima di tanti popoli, di tanti giovani, di tante università, e diventare una combattente instancabile per la libertà e la verità?

"Penso, penso, e i pensieri si affollano nella mia mente, mentre intorno a me alcuni lottano per sopravvivere... altri muoiono".

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Redazione di CiberCuba

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