Il giornalista cubano José Jasán Nieves Cárdenas, direttore del media indipendente El Toque, è stato vittima di un atto di ripudio in Messico, messo in atto da membri del cosiddetto Movimento Messicano di Solidarietà con Cuba, un gruppo noto per il suo sostegno al regime di L'Avana e per la sua partecipazione ad attività ufficiali dell'ambasciata cubana.
Durante l'incidente, i sostenitori del castrismo hanno sollevato un cartello con la foto del giornalista lo hanno accusato di “sabotare l'economia di Cuba”, di “finanziare il terrorismo” e di “ricevere più di 500 mila dollari” per promuovere il collasso economico del paese.
L'attacco verbale si è svolto durante un evento pubblico, dove gli aggressori hanno urlato slogan a favore del regime e hanno lanciato offese personali contro Nieves, che è diventata una delle voci più riconosciute del giornalismo indipendente cubano in esilio.
Fonti vicine al giornalista hanno confermato che sta bene e che l'atto di repudio è stato documentato in video da diversi presenti, e caricato su Facebook dallo stesso Nieves Cárdenas.
Il fatto ha suscitato indignazione tra colleghi, attivisti e difensori della libertà di stampa, che hanno denunciato il tentativo del regime cubano di esportare le sue pratiche di molestie al di fuori dell'isola.
“Questo tipo di attacchi è un'estensione dell'odio e della repressione che il regime cubano esercita all'interno del paese, ora trasferiti all'estero contro coloro che lo denunciano,” ha commentato un giornalista indipendente residente in Messico.
El Toque, il mezzo diretto da Nieves, è stato un obiettivo frequente di attacchi e campagne di diffamazione promosse da account associati alla Sicurezza dello Stato e a portavoce del Partito Comunista, specialmente per la sua copertura quotidiana del mercato informale di valute a Cuba.
La aggressione avviene pochi giorni dopo che il media ha risposto pubblicamente alle accuse del businessman Sandro Castro, nipote di Fidel Castro, che ha accusato El Toque di “gonfiare artificialmente” il tasso del dollaro a Cuba.
Nella sua risposta, la redazione del mezzo ha respinto tali dichiarazioni come parte di una strategia del regime per screditare il giornalismo indipendente.
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