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Il giornalista e conduttore del programma televisivo Con Filo, Michel E. Torres Corona, ha pubblicato il 20 ottobre, Giornata della Cultura Cubana, un messaggio sul suo profilo Facebook in cui ha fatto appello alla permanenza sull'isola e ha esaltato la resistenza di coloro che affrontano la crisi dall'interno di Cuba.
“Molto blu, molto verde, molto palma e molto bandiera per questo 20 ottobre. È arrivato il blackout, ma nel Grupo Editorial Nuevo Milenio si continua a lavorare per il libro, a mano e senza permesso: presentazioni, autori, donazioni, biblioteche, fiere... Non c'è luce elettrica, ma lottiamo, testardi, per la cultura, che rimane la prima cosa da salvare (per salvarci)”, ha scritto il presentatore.
Nella sua pubblicazione, Torres ha difeso il dovere di rimanere nel paese nonostante le difficoltà: “È nostro dovere rimanere su questa nave, contro vento e maree, rimanere nell’isola che oscilla ma non affonda mai. Cuba ha bisogno di noi e noi abbiamo bisogno di lei per essere colti, per essere liberi.”
Il conduttore ha accompagnato il suo testo con riferimenti a José Martí, Mario Benedetti e Fidel Castro, e con frasi che sottolineano l'idea di sacrificio e appartenenza. In uno dei passaggi più significativi, ha scritto: “Averanno elettricità, ma non lo zucchero prestato dal vicino... Non faranno granello di questo canto di sabbia, non saranno goccia di questo mare violento, non soffriranno i dolori di questo parto di futuro”.
Torres ha concluso il suo messaggio con un postscriptum dedicato a coloro che vivono fuori dal paese: “Agli amici e ai compatrioti che non sono nati o non vivono a Cuba ma pensano e, soprattutto, fanno per aiutarla, il mio abbraccio fraterno”.
Un discorso ripetitivo e contraddittorio
Il nuovo sermone di Torres arriva appena settimane dopo che lo stesso conduttore ha riconosciuto che la rivoluzione cubana è “bloccata” e ha denunciato la doppia morale e l'arricchimento di pochi in mezzo alla crisi nazionale. In quel momento si è lamentato dei blackout e ha criticato coloro che “esigono sacrifici senza subirli”.
Nonostante quegli sprazzi di insoddisfazione, il presentatore ha mantenuto una posizione di difesa del regime. A settembre, ha utilizzato Con Filo per giustificare la manipolazione ufficiale riguardo le proteste di Gibara, dove ha negato la repressione e gli arresti, ripetendo il discorso dei media statali.
Y a agosto, si burló apertamente dei cubani che chiedevano la chiusura di Con Filo, scrivendo con sarcasmo: “Ah, beh, se lo chiedono i cubani... che ci finanzino i norvegesi!”. Il gesto è stato interpretato come un'ulteriore dimostrazione di disprezzo nei confronti della popolazione, in un contesto di black-out, fame e un'emigrazione di massa.
Il propagandista che predica dall'ombra
Torres Corona, una delle voci più aggressive della propaganda statale, si è contraddistinto per utilizzare il suo spazio televisivo per attaccare i media indipendenti —come CiberCuba—, oppositori, artisti e giornalisti critici. Il suo discorso mescola sarcasmo, moralismo e appelli patriottici, a difesa del potere politico che lo sostiene.
Nel suo ultimo testo, ricorre nuovamente all'epica rivoluzionaria e al linguaggio della resistenza, ma senza fornire risposte alla crisi che affligge il paese. Mentre esalta l'“onestà e il sacrificio” di coloro che rimangono a Cuba, ignora i motivi che hanno spinto oltre mezzo milione di cubani a emigrare negli ultimi anni: fame, blackout, repressione e mancanza di futuro.
Tra il blackout e la predica
Paradossalmente, la sua pubblicazione inizia riconoscendo che Grupo Editorial Nuevo Milenio, dove lavora, era senza elettricità, ma continuava a “lavorare a mano e senza permessi”, il che molti hanno interpretato come un tentativo di eroismo vuoto. “Il blackout non è simbolo di dignità, ma del fallimento del sistema”, ha scritto un utente.
Mentre il regime ha celebrato il Giorno della Cultura Cubana tra blackout e censura, voci come quella di Michel Torres insistono nel glorificare la miseria come resistenza, in un paese dove ogni giorno più cubani decidono di accendere la propria luce lontano dall'isola.
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