Un'iniziativa legislativa negli Stati Uniti permetterebbe di revocare i passaporti per presunti legami con il terrorismo

Organizzazioni per i diritti civili e per la libertà di stampa temono che l'iniziativa possa avere successo e culminare nell'approvazione di una legge che consenta di revocare i passaporti in modo discrezionale, minacciando la libertà di espressione.

Il segretario di Stato, Marco RubioFoto © X / @SecRubio

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Una iniziativa legislativa, presumibilmente promossa dal congressista repubblicano Brian Mast, presidente del Comitato per gli Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti, potrebbe concedere al Segretario di Stato, Marco Rubio, l'autorità di revocare o negare passaporti a cittadini statunitensi.

La proposta, che sarà discussa questa settimana al Congresso, fa parte di un pacchetto di riorganizzazione del Dipartimento di Stato e ha generato forti critiche da parte di organizzazioni che difendono i diritti civili, come l'ACLU e la Freedom of the Press Foundation, secondo quanto riportato da The Intercept.

A seguito di tali entità, il linguaggio del progetto è vago e permetterebbe un'applicazione discrezionale che potrebbe compromettere il diritto alla libertà di espressione, anche se il testo dell'iniziativa H. R. 5300 specifica che non può essere interpretato in modo da restringere i diritti tutelati dal Primo Emendamento.

La legislazione includerebbe una disposizione che permetterebbe di negare o revocare i passaporti a cittadini statunitensi accusati —anche senza una condanna— di fornire “sostegno materiale” a organizzazioni designate come terroriste dal Dipartimento di Stato.

In questo contesto, l'autorità sarebbe nelle mani del segretario di Stato, senza la necessità di presentare prove davanti a un tribunale, né di garantire un processo giudiziario previo.

Secondo The Intercept, la disposizione si aggiunge a misure già promosse da Rubio sin dal suo insediamento, come la cancellazione di visti a cittadini stranieri per aver espresso opinioni critiche nei confronti di Israele.

Uno dei casi più commentati è quello della studentessa turca Rümeysa Öztürk, alla quale è stata revocata la visa dopo aver pubblicato un articolo di opinione su un giornale universitario.

Seth Stern, direttore della Freedom of the Press Foundation, ha avvertito che l'iniziativa potrebbe sfociare in una “polizia del pensiero” gestita da un singolo funzionario, il che costituirebbe una grave minaccia per giornalisti, attivisti e critici della politica estera americana.

L'ACLU, da parte sua, ha avvertito che questa norma permetterebbe di sanzionare persone senza la necessità che abbiano commesso un reato o siano state condannate.

Sebbene il progetto preveda un meccanismo di appello di fronte al segretario di Stato stesso entro un termine di 60 giorni, esperti legali sottolineano che questo ricorso sarebbe insufficiente in quanto mancherebbe di garanzie processuali fondamentali.

Chiarimento della redazione:Esta nota salió publicada originalmente sin que el texto de la iniciativa H. R. 5300 apareciera publicado en el portal del Congreso (congress.gov) y citando como única fuente a The Intercept. Imprecisiones y matices erróneos en la nota han sido subsanados una vez se tuvo acceso a la iniciativa legislativa presentada por el representante Brian Mast.

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