Miguel Díaz-Canel ha attaccato il governo degli Stati Uniti per il dispiegamento di forze militari nei Caraibi, che, secondo quanto denunciato, avviene sotto “il falso pretesto” di combattere il narcotraffico e costituisce una “minaccia diretta” alla sovranità dei paesi della regione.
Durante la XIII Cumbre Extraordinaria del ALBA-TCP, celebrata a L'Avana, il leader cubano ha definito questo mercoledì il movimento militare statunitense come una “dimostrazione di forza imperiale” e ha affermato che ha un potenziale utilizzo come piattaforma per “azioni coperte”, sostenute dalla legislazione interna statunitense.
Nel suo discorso, Díaz-Canel ha collegato questa offensiva militare con il Titolo 50 del Codice degli Stati Uniti su Guerra e Difesa Nazionale, che consente operazioni militari senza l'autorizzazione del Congresso.
Il governante cubano assicura che si tratta di una manovra strategica per legittimare future interventi, principalmente contro i governi alleati dell'asse autoritario dell'ALBA, come Venezuela, Nicaragua e la stessa Cuba.
"Il dispiegamento di unità navali militari verso il sud dei Carabi, sotto il comando del Comando Sud, coinvolge fino a 4.000 effettivi e si presenta come atto dissuasivo, basato su un argomento falso e sproporzionato di combattere i cartelli del narcotraffico. Questo è promosso dallo Stato più narcotrafficante al mondo, che è gli Stati Uniti", ha espresso.
Díaz-Canel si è schierato anche contro la recente accusa di Washington su Nicolás Maduro, presidente del Venezuela, e ha dichiarato che intendono collegarlo al narcotraffico senza prove.
“Ci disprezzano”, sentenziò Díaz-Canel, citando José Martí con un frammento del discorso Nuestra América. Inoltre, comparò la strategia statunitense a un rinnovato tentativo di imporre la Dottrina Monroe in America Latina.
Il leader del regime cubano ha approfittato del vertice per mostrare al blocco dell'ALBA-TCP come “scudo politico” di fronte a quelle che considera aggressioni esterne. Ha proposto che la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC) convochi una riunione straordinaria per rispondere all'aumento delle tensioni nella regione.
Il mandatario cubano ha accusato l'amministrazione di Donald Trump di promuovere campagne di disinformazione e pressioni economiche come parte della sua “filosofia di spoglio”. Ha attaccato il sostegno statunitense a Israele, definendolo “genocida”, in riferimento alla situazione a Gaza.
Nel suo intervento, Díaz-Canel ha ribadito il promemoria del 99° anniversario della nascita di Fidel Castro, dedicando gran parte del suo discorso a sottolineare che il defunto dittatore è un simbolo di resistenza di fronte alla “dominazione imperial”.
Il discorso, carico di slogan ideologici e riferimenti al passato rivoluzionario, rafforza la narrativa del regime cubano che cerca di proiettare unità regionale di fronte alle crescenti tensioni con gli Stati Uniti.
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