La giornalista Cristina Escobar lancia dure critiche alla stampa statale dopo la polemica intervista a Israel Rojas: “Il catalejo al contrario”

La sua critica si concentra sulla mancanza di trasparenza, sull'abbandono dell'impegno verso il popolo e sulla perdita del controllo narrativo da parte del governo.

Cristina Escobar nel 2018 (Immagine di Riferimento)Foto © Facebook/Cris Acosta

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La giornalista Cristina Escobar ha sorpreso sui social media con un commento di critica inusuale nei confronti della stampa statale cubana, sottolineando la sua incapacità di adempiere al proprio ruolo sociale e di informare con veridicità e profondità sulla realtà del paese.

La sua riflessione, pubblicata su Facebook come risposta a un post dell'altro giornalista e vicepresidente dell'Unione dei Giornalisti di Cuba (UPEC), Francisco Rodríguez Cruz, emerge nel mezzo della polemica scatenata dalle recenti dichiarazioni del musicista Israel Rojas, leader del gruppo Buena Fe, durante un'intervista sul canale YouTube di La Joven Cuba (LJC).

“Tutti preoccupati per LJC e non si accorgono dello stato dei nostri media”, ha scritto Escobar, che ha lamentato come i media ufficiali abbiano ceduto lo spazio della conversazione pubblica a piattaforme indipendenti come La Joven Cuba, le uniche, secondo lei, ad essere riuscite a colmare il vuoto di analisi e dibattito con una “voce tra milioni”.

Cattura di Facebook del commento di Cristina Escobar, "Cris Acosta" sulla rete.

La giornalista ha denunciato che i media statali hanno abbandonato l'impegno verso il popolo di fornire informazioni “veritiere, precise, intenzionali e critiche”. E si è spinta oltre, invitando a ripensare l'uso delle risorse, il design della programmazione televisiva e il modo in cui viene costruito il discorso mediatico ufficiale.

“Si adempi il compito sociale dei mezzi, abbiano programmi di interviste veri, propongano intrattenimento reale e di qualità, usino il denaro per ciò che è utile e non per riempire la griglia...”, insistette Escobar, prima di chiudere con una frase devastante: “Il catalejo al contrario, di nuovo”.

Chi è Cristina Escobar?

Escobar è stata alcuni anni fa una delle figure più visibili e controverse del giornalismo ufficiale cubano. Laureata presso la Facoltà di Comunicazione dell'Università dell'Avana e con studi di master alla University of Westminster, ha ricoperto ruoli chiave all'interno dei media statali, in particolare come presentatrice del Noticiero Nacional de Televisión.

Durante anni, fu promossa come il volto giovane e "moderno" dell'apparato mediatico del regime, costruita dal Instituto Cubano di Radio e Televisione (ICRT) come una figura vicina al potere, allineata con il discorso ufficiale e beneficiaria di privilegi riservati a giornalisti fedeli.

Tuttavia, la sua carriera è stata segnata da contrasti. Nel 2017, cadde in disgrazia all'interno del sistema, dopo una serie di dichiarazioni virulente contro l'amministrazione di Barack Obama e il processo di ripristino delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti.

A quanto pare, il suo radicalismo verbale avrebbe provocato frizioni interne e il suo allontanamento dal Noticiero Estelar è stato interpretato come una “degradazione simbolica”.

Recentemente, Escobar ha sorpreso con commenti critici nei confronti del sistema dei media cubani. Nel 2021, durante un incontro con Miguel Díaz-Canel, ha ammesso che la stampa ufficiale “non ha coperto quello che è successo per strada” durante le proteste dell'11J, e ha criticato il discorso rigido e politicamente corretto dell'ICRT.

"Le nostre telecamere non sono uscite e la storia la fanno loro," disse allora, in riferimento al vuoto informativo che costrinse a dipendere da narrazioni cittadine e straniere.

"Non mi vedo andare in Asturias a dare lezioni."

La pubblicazione di Escobar risponde a un post precedente di Francisco Rodríguez Cruz, che, visibilmente contrariato, ha scritto una metafora per criticare l'intervento del politologo spagnolo Carlos González Penalva, il quale da Cubadebate ha squalificato l'intervista a Israel Rojas per essere stata realizzata in un mezzo indipendente.

“No so, non mi vedo a spiegare in Asturias cosa dovrebbe fare là la militanza di Izquierda Unida, per quanto solidale io sia”, ha scritto Rodríguez Cruz, in diretta allusione all'origine e al tono condiscendente di Penalva, che ha agito come portavoce di fatto del regime nella sua colonna La trappola dell'equidistanza.

Screenshot del post di Francisco Rodríguez Cruz su Facebook.

La controversia ha messo in evidenza non solo l'opportunismo del discorso di Israel Rojas, accusato da ampi settori della società civile di tentare un approccio moderato senza rompere con il potere, ma anche la frattura sempre più visibile all'interno dell'apparato ufficiale, dove figure come Escobar iniziano a esprimere pubblicamente la loro frustrazione per la crisi di credibilità dei media statali.

Nel frattempo, il regime cerca di “riciclare” Rojas come figura valida per il dibattito istituzionale. A meno di 48 ore dall'intervista, Lis Cuesta Peraza, moglie del governo Miguel Díaz-Canel e direttrice di eventi del Ministero della Cultura, ha annunciato con entusiasmo che il musicista parteciperà come ospite alla sua lezione all'Istituto Superiore di Arte (ISA) sulle industrie culturali.

Una mossa che molti interpretano come parte di una strategia di sbiancamento simbolico per figure vicine al potere che hanno perso legittimità di fronte alla cittadinanza.

Le parole di Cristina Escobar risuonano con forza perché rompono, sebbene parzialmente, il silenzio abituale del governo riguardo al deterioramento del sistema dei media pubblici a Cuba.

In un paese dove l'informazione è fortemente controllata e dove i giornalisti critici sono perseguitati o costretti all'esilio, il suo commento riflette una tensione latente. Con le sue stesse parole: “Andiamo male a inventare nemici quando non vediamo le deplorevoli e dolorose rovine dei nostri stessi mezzi”.

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