Il regime cubano si è preparato ad affrontare il malcontento popolare a causa dell'aumento delle tariffe di ETECSA

Il regime cubano ha anticipato il rifiuto all'aumento delle tariffe di ETECSA e ha attivato misure repressive in previsione di possibili proteste o manifestazioni di dissenso nelle strade e sui social media.


Il regime cubano sapeva che l'aumento repentino delle tariffe di ETECSA avrebbe generato un rifiuto popolare e, prevedendo uno scenario di malessere sociale, ha attivato meccanismi repressivi e misure dissuasive prima e dopo l'annuncio ufficiale.

Il nuovo aumento tariffario imposto dalla statale ETECSA, pubblicato il 31 maggio, ha acceso le reti sociali cubane ed è stato ampiamente criticato da una cittadinanza che osserva come la cosiddetta “dolarizzazione parziale dell'economia” progredisca verso ambiti dei servizi pubblici e della vendita di prodotti di prima necessità.

L'aumento dei pacchetti di dati mobili e di altri servizi di telecomunicazione coincide con un momento di crescente tensione economica e sociale nell'isola, aggravata dall'inflazione, dai blackout e dal deterioramento generalizzato dei servizi di base.

Tuttavia, l'annuncio di ETECSA non è stato un movimento improvvisato. Giorni prima, il governo cubano ha adottato misure che sembrano far parte di un piano preventivo in vista di un possibile esplodere di tensioni sociali.

Il 29 maggio, è stato pubblicato nella Gaceta Oficial il Decreto-Legge 17 del 2024, che ha inasprito le pene per reati che colpiscono le infrastrutture ferroviarie, di telecomunicazioni ed energetiche.

Le sanzioni sono state incrementate fino a 20 anni di carcere, anche in casi in cui il reato non sia stato consumato ma venga verificata l'"intenzione". Questo movimento legislativo risulta particolarmente sospetto poiché avviene a poche ore dall'annuncio dell'aumento delle tariffe, come se le autorità anticipassero sabotaggi o disordini derivati dal malcontento sociale.

Il giorno successivo, il 30 maggio, è stato segnalato un incendio in una struttura di riciclaggio a Mayabeque che ha minacciato di propagarsi all'infrastruttura elettrica vicina.

Sebbene le autorità non abbiano fornito dettagli che sostengano un'origine intenzionale, il fatto è stato amplificato dai media ufficiali, ricordando episodi precedenti in cui il regime ha utilizzato incidenti simili come giustificazione per intensificare la repressione e rafforzare la sua narrativa su presunti minacce interne.

Il 31 maggio, in concomitanza con l'annuncio delle nuove tariffe, il ministero dell'Interno (MININT) ha effettuato un'operazione di “vigilanza e pattugliamento” in diverse zone del paese.

Secondo i rapporti di residenti e attivisti, è aumentata la presenza della polizia, ci sono stati interruzioni selettive di internet e sorveglianza su figure critiche del governo. In alcuni casi, i cittadini hanno segnalato brevi arresti e avvertimenti per pubblicazioni critiche sui social media.

Questi fatti, collegati temporalmente e tematicamente, indicano una strategia articolata da parte del regime. Lungi dall'essere sorpreso dall'indignazione suscitata dall'aumento delle tariffe, il governo sembrava aspettare quella reazione e si era preparato per neutralizzarla.

La narrativa del “nemico interno” e la minaccia alla sicurezza nazionale sono diventate uno strumento abituale del potere cubano per giustificare le sue decisioni più impopolari.

ETECSA, in quanto monopolio statale delle telecomunicazioni, è stata oggetto di continue critiche per la scarsa qualità dei suoi servizi e i prezzi elevati rispetto ai redditi medi dei cubani. La “dolarizzazione parziale” dei suoi servizi accentua le disuguaglianze e l'esclusione sociale che cresce esponenzialmente nel regime totalitario cubano.

Il nuovo aumento tariffario non impatta solo direttamente sull'economia domestica, ma restringe ulteriormente l'accesso all'informazione, la comunicazione con l'esterno e l'attività sui social media, in un momento in cui il malcontento popolare si canalizza sempre più tramite queste vie.

La repressione preventiva, la manipolazione della paura e il rafforzamento dell'apparato punitivo costituiscono una strategia ben nota del regime.

Lo novità in questo caso è la chiara sequenza di azioni che suggerisce che l'aumento delle tariffe non è stato un errore di calcolo, ma una decisione presa con piena coscienza dei suoi effetti sociali, e una disposizione esplicita a soffocare qualsiasi forma di protesta.

La cittadinanza, da parte sua, continua a resistere dagli spazi che le rimangono: reti sociali, mezzi di comunicazione indipendenti e attivismo civico. Nonostante i tentativi di silenziarla, la voce del popolo cubano continua a cercare modi per essere ascoltata.

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Redazione di CiberCuba

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