Il regime smentisce la morte di un neonato dopo denunce sulla manipolazione dei dati di mortalità infantile

Il ritiro ufficiale non ha fermato l'ondata di testimonianze sui social riguardo alle pressioni per alterare i dati sulla mortalità infantile a Cuba, una pratica denunciata da molteplici voci con esperienze simili.


Il regime cubano ha risposto questo domenica a una denuncia pubblicata sui social media dal medico esiliato Alexander Jesús Figueredo Izaguirre, che ha condiviso il testimonio della dottoressa Anabel Obregón riguardo a un presunto caso di pressione istituzionale per lasciare morire un neonato nell'ospedale di Placetas, Villa Clara, al fine di evitare che venisse conteggiato come morte infantile nelle statistiche ufficiali.

La accusa ha generato un forte impatto sui social network, poiché indicava che alla dottoressa era stata rimproverata di aver praticato un cesareo d'urgenza che ha salvato la vita di un bambino, e che durante una riunione con le autorità sanitarie le avrebbero detto: “Quel bambino avrebbe dovuto morire nell'utero. Se muore ora, andiamo verso la mortalità infantile. Chiedi che viva più di un anno, perché altrimenti avrai un problema politico”.

Captura Facebook / Alexander Jesús Figueredo Izaguirre

Questo domenica, il direttore provinciale della Salute a Villa Clara, Juan José Pulido López, ha smentito pubblicamente la storia attraverso una pubblicazione su Facebook, definendo la testimonianza come “completamente falsa” e “una grossolana manipolazione mediatica”.

Captura Facebook / J J Pulido Salute VC

Secondo Pulido, la Dr.ssa Obregón “ha smesso di esercitare la medicina a Cuba nel dicembre del 2013 e vive negli Stati Uniti da oltre undici anni”, per cui, a suo avviso, “è impossibile che i fatti narrati siano veri”.

Tuttavia, il fatto che la dottoressa non risieda attualmente a Cuba non invalida necessariamente la possibilità che l'episodio sia avvenuto prima della sua partenza dal paese, come parte della sua esperienza professionale all'interno del sistema sanitario cubano.

Inoltre, il comunicato ufficiale non fornisce prove documentate che dimostrino che l'evento non si sia mai svolto, ma si concentra esclusivamente nel screditare la testimonianza basandosi sulla data di residenza della professionista.

D'altra parte, lo stesso Pulido dirige parte del suo attacco contro Figueredo, facendo riferimento al fatto che non vive a Cuba e quindi non può parlare con autorità su quanto accade nel sistema nazionale, una strategia comune del governo per screditare le critiche provenienti dall'esilio, senza approfondire le denunce di fondo.

La denuncia iniziale puntava a un modello di pressioni istituzionali per alterare i dati sulla mortalità infantile, un tema delicato a Cuba a causa del valore propagandistico che il regime attribuisce a quegli indicatori come “risultati” del sistema socialista.

Tuttavia, ciò che ha avuto maggiore rilievo in questa polemica sui social non è stato solo il debole smentito ufficiale, ma la denuncia del dottor Figueredo ha dato modo a numerosi utenti di esprimere la propria opinione sull'argomento e persino di condividere esperienze simili e nuove denunce.

La toccante testimonianza di Frank Alemán, che afferma di aver vissuto un episodio simile mentre studiava a Cuba nel 1991, aggiunge una dimensione storica alle denunce attuali.

Secondo il suo racconto, ha assistito a come un neonato sia stato deliberatamente lasciato in condizioni critiche, nudo su un vassoio di metallo sotto l'aria condizionata, e come si sia cercato di convincerlo che i movimenti del bambino fossero semplici riflessi post mortem.

Protestò, fu ritirato dalla guardia per essere "alterato", e mesi dopo fu espulso.

Captura Facebook / Frank Alemán

Secondo la sua testimonianza, ai neonati a rischio di morte neonatale venivano dichiarati morti prima di nascere per rispettare le statistiche imposte da Fidel Castro, che cercavano di mostrare al mondo un tasso di mortalità infantile artificialmente basso.

“Fino ad oggi ho incubi con quel bebé,” confessò.

A questi racconti si è aggiunto il testimone di Dayamis Orizondo Ortega, che ha affermato in un commento sui social media di aver assistito a una situazione simile mentre studiava nel ginecoobstetrico di Santa Clara.

Captura commento Facebook / Dayamis Orizondo Ortega

Secondo quanto riferito, quando nascevano neonati molto depressi venivano lasciati "in un angolino al freddo", e poi si informava le madri che erano nati morti, affinché non fossero conteggiati come morti infantili, ma come decessi fetali tardivi. “Tutto per le statistiche e per vendere i falsi indici di mortalità infantile”, scrisse.

Captura commento Facebook / Dayamis Orizondo Ortega

In un secondo commento, ricordò che in quel momento non comprendeva cosa stesse succedendo: era al secondo anno di università e osservava tutto attraverso un vetro.

“Non aprii bocca per chiedere… poi con il tempo qualcuno mi spiegò cosa fosse realmente successo. Ricordo che dovetti parlarne anche con il sacerdote della mia parrocchia, perché quella situazione non mi lasciava vivere,” confessò, evidenziando il peso emotivo che ancora si porta dentro.

Un altro testimone che si aggiunge a questa serie di denunce è stato Javier V. Hernández, un infermiere cubano con formazione in ginecoobstetricia e attualmente residente in Spagna. In un commento sui social media, ha dichiarato di aver assistito personalmente a situazioni simili durante il suo periodo di lavoro nelle sale parto a Cuba.

Captura commento Facebook / Javier V. Hernandez

Denunciò che il lavoro degli ostetrici esperti era frequentemente giudicato e condizionato dalla pressione di mantenere “statistiche” favorevoli, e che effettuare un cesareo considerato “non giustificato” era visto come un reato, anche in casi di evidente sofferenza fetale o complicazioni come le circolari di cordone. “L'ho visto, nessuno me lo ha raccontato”, affermò.

Ha anche sottolineato che, con la scarsità di risorse e di personale specializzato, come anestesisti e ostetrici, è diventato più frequente che si desse priorità ai numeri piuttosto che all'attenzione reale: “A Cuba parlano più le statistiche che la realtà”, ha concluso.

L'esperienza di Iriannis F. Velázquez, che ha smesso di esercitare la medicina tre anni fa, si unisce anche al coro di voci che denunciano la pressione istituzionale sui professionisti della salute.

Captura commento Facebook / Iriannis F. Velazquez

“Ogni volta è la stessa storia: alla fine il medico è colpevole di tutto”, scrisse. Secondo lei, nonostante il tempo passato, continua a portare il peso del dolore di aver lavorato in un sistema che, anziché dare priorità alla vita, subordina le decisioni cliniche a protocolli rigidi progettati per sostenere statistiche manipolate.

“Ogni volta che ascolto qualcosa del genere, penso a come sia possibile che delle statistiche insignificanti siano più importanti del salvare la vita di esseri umani”, ha lamentato. La sua testimonianza riflette la tensione tra l'etica medica e la burocrazia statale, che condiziona l'azione professionale anche nei casi più delicati.

La testimonianza di Gigi Regueira, che ha lavorato in un policlinico a Cuba, offre una prospettiva diretta su come vengono gestiti i dati ufficiali all'interno del sistema.

Captura commento Facebook / Gigi Regueira

Secondo quanto riportato, durante la crisi dei casi di neuropatia epidemica nel paese, le lavoratrici di statistica tenevano un registro manuale fino a quando un giorno ricevettero l'ordine di non annotare più casi con quella diagnosi. “Se arrivava un caso, dovevano indicarlo come un'altra cosa”, le dissero.

Quel momento, racconta, è stato rivelatore: “Lì ho capito la menzogna delle statistiche a Cuba, che tutto era un pallone”. La sua esperienza rafforza l'idea che la manipolazione deliberata dei dati nella salute pubblica faccia parte di una pratica istituzionalizzata per mantenere un'immagine che non corrisponde alla realtà.

Le parole di Omi Saide Elida Murga Quiroz rivelano l'impatto devastante di queste pratiche non solo sul piano professionale, ma anche su quello personale.

Captura commento Facebook / Omi Saide Elida Murga Quiroz

Infermiera di ambulatorio ha raccontato di aver vissuto in prima persona la perdita del suo bambino a 29 settimane e un giorno di gestazione. Durante la discussione sui decessi dell'area, il suo caso è stato menzionato e, con sua sorpresa, il capo del Programma Materno Infantile ha stabilito che non doveva essere discusso, argomentando che si trattava di un bambino che “veniva con problemi” e che la madre aveva già espresso di non desiderare essere CVP (caso con vigilanza prolungata).

“Puoi già immaginare cosa ho combinato,” scrisse, chiarendo che la gravidanza era totalmente pianificata e desiderata. La sua esperienza dimostra come il sistema possa non solo minimizzare il dolore altrui, ma anche invalidare i fatti quando non si adattano al racconto statistico che si vuole sostenere.

Il caso di Maire Valdivia aggiunge una dimensione più recente al modello denunciato. Ha raccontato che sua figlia, che presto compirà sei anni, è nata con un CIUR severo (crescita intrauterina ristretto), ma nonostante i segnali di sofferenza fetale — comprese le cadute cardiache — è stata costretta a partorire.

Captura commento Facebook / Maire Valdivia

Il ginecologo che decise di intervenire con un cesareo d'urgenza è stato successivamente messo in discussione per il suo operato. “Oggi vive in Angola”, scrisse Maire, alludendo al costo personale che molti professionisti devono pagare per anteporre la vita all'adempimento di protocolli statistici o decisioni burocratiche.

La sua testimonianza riflette come le pressioni istituzionali non solo influenzino i pazienti, ma spingano anche all'esilio coloro che decidono di agire seguendo l'etica medica.

La situazione della mortalità infantile a Cuba, in particolare a Villa Clara, è diventata motivo di crescente preoccupazione negli ultimi tempi. Diverse segnalazioni evidenziano un aumento dei casi associati non solo a cause mediche, ma anche a carenze strutturali e negligenze istituzionali.

En mezzo a questa realtà, le autorità del Ministero della Salute Pubblica hanno informato che la tassa di mortalità infantile nel 2024 si attesta a 7,4 ogni mille nati vivi, un dato che continua a segnare una tendenza in aumento rispetto agli anni precedenti e che praticamente raddoppia i livelli registrati nel decennio precedente.

Allo stesso tempo, i nati sono diminuiti drasticamente, il che aggrava la crisi demografica. Tra gennaio e luglio 2024, sono stati segnalati oltre 8.000 nati in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, riflesso di un contesto in cui le condizioni socioeconomiche, l'accesso limitato ai servizi essenziali e la mancanza di fiducia nel sistema sanitario dissuadono molte famiglie dall'ampliare la propria discendenza.

Secondo dati ufficiali, la natalità è scesa al suo punto più basso in 60 anni, rivelando un panorama demografico e sociale allarmante.

La preoccupazione si intensifica in province come Villa Clara, dove media indipendenti e testimonianze di cittadini hanno registrato un aumento dei decessi neonatali. Sebbene il regime abbia tentato di screditare queste denunce, i dati e le testimonianze indicano l'esistenza di un modello più ampio.

Casos precedenti, come quello dell'ospedale Diez de Octubre a L'Avana, dove dieci neonati sono morti all'inizio del 2023 a causa di una cattiva gestione ospedaliera, continuano a risuonare come simboli di un sistema sanitario in crisi.

Domande frequenti sulle denunce di manipolazione dei dati sulla mortalità infantile a Cuba

Quali denunce sono state fatte riguardo alla manipolazione delle cifre di mortalità infantile a Cuba?

Le denunce indicano che, in alcuni casi, si esercita pressione sui medici affinché non tentino di salvare i neonati in condizioni critiche, per evitare che i decessi vengano registrati come mortalità infantile nelle statistiche ufficiali. Queste accuse sono state sollevate da medici in esilio e supportate da testimonianze di altri professionisti che hanno vissuto situazioni simili.

Come ha risposto il regime cubano a queste accuse?

Il regime cubano ha smentito pubblicamente le accuse, definendole "categoricamente false" e attribuendole a una manipolazione mediatica. Tuttavia, non ha fornito prove documentate per confutare le denunce, concentrandosi sul discredito dei denuncianti per la loro residenza all'estero.

Quale impatto hanno avuto queste denunce sulla percezione del sistema sanitario cubano?

Le denunce hanno generato un'ondata di indignazione e hanno messo in evidenza le pressioni istituzionali all'interno del sistema sanitario cubano. La percezione è che il sistema dia priorità alle statistiche rispetto all'assistenza medica reale, influenzando la fiducia nella qualità e nell'etica del sistema sanitario dell'isola.

Quali altri casi di negligenza medica sono stati segnalati a Cuba di recente?

Casos recenti includono denunce di negligenza medica nel trattamento di bambini, mancanza di forniture di base negli ospedali e diagnosi errate che hanno portato a situazioni critiche. Il caso del bambino Damir Ortiz è diventato un simbolo del deterioramento del sistema sanitario cubano, evidenziando la mancanza di risorse e di attenzione adeguata.

Archiviato in:

Redazione di CiberCuba

Un team di giornalisti impegnati a informare sull'attualità cubana e temi di interesse globale. Su CiberCuba lavoriamo per offrire notizie veritiere e analisi critiche.