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L'ex presidente della Polonia e leader storico del movimento Solidarność, Lech Wałęsa, insieme a 38 ex prigionieri politici polacchi, ha espresso il suo "orrore e disagio" per il trattamento riservato dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, al presidente ucraino, Volodimir Zelenski, durante il suo recente incontro alla Casa Bianca.
In una lettera aperta indirizzata a Trump, i firmatari hanno definito "insultante" l'aspettativa che l'Ucraina dimostri gratitudine per l'assistenza materiale fornita dagli Stati Uniti nella sua lotta contro l'invasione russa.
In questo senso, hanno sottolineato che "quello a cui bisogna dare grazie sono i coraggiosi soldati ucraini che hanno versato sangue in difesa dei valori del mondo libero. Sono loro che stanno morendo nelle linee del fronte".
La missiva ha anche messo in evidenza la preoccupazione per l'atmosfera durante la conversazione nello Studio Ovale, che ha ricordato loro gli interrogatori subiti per mano dei servizi di sicurezza comunisti.
"I pubblici ministeri e i giudici, agendo in nome della potentissima polizia politica comunista, ci spiegavano che avevano tutto il potere mentre noi non ne avevamo alcuno", hanno sottolineato. "Ci sorprende che il presidente Volodimir Zelenski sia stato trattato allo stesso modo".
Wałęsa, premiato con il Premio Nobel per la Pace nel 1983 per la sua lotta a favore dei diritti dei lavoratori e delle libertà universali, ha pubblicato la lettera sulla sua pagina Facebook, accompagnata da una sua fotografia con Trump.
Tra gli altri firmatari si trovano figure di spicco come Adam Michnik, Bogdan Lis, Seweryn Blumsztajn e Władysław Frasyniuk, tutti ex attivisti per la democrazia che furono incarcerati dal regime comunista sostenuto da Mosca in Polonia prima del 1989.
La lettera fa anche appello agli Stati Uniti affinché rispettino le garanzie assunte insieme alla Gran Bretagna nel Memorandum di Budapest del 1994, che stabiliva l'obbligo di difendere l'integrità territoriale dell'Ucraina in cambio della rinuncia alle sue armi nucleari.
I firmatari enfatizzano che "queste garanzie sono incondizionate; non si menziona in alcun momento che si consideri quell'assistenza come una transazione economica".
Questa dichiarazione avviene in un contesto di crescenti tensioni tra Washington e Kiev.
La Casa Bianca ha richiesto che Zelensky mostri maggiore apertura a possibili concessioni per porre fine ai combattimenti, ma il presidente ucraino ha mostrato resistenza a firmare un accordo che non offre garanzie durature per la pace, insistendo nel contempo su continuare a cercare una formula per ottenere maggiori garanzie di sicurezza da Washington.
La posizione di Wałęsa e degli altri firmatari riflette una profonda preoccupazione per la situazione in Ucraina e una critica diretta alla politica dell'amministrazione Trump nei confronti del paese. Il loro appello a riconoscere e onorare il sacrificio dei soldati ucraini risuona come un monito ai valori democratici e di libertà che essi stessi hanno difeso nella loro lotta contro il regime comunista in Polonia.
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