"Qui nessuno si arrenderà": dice un Díaz-Canel esaltato mentre il paese crolla a pezzi



Miguel Díaz-Canel insiste sulla resistenza rivoluzionaria mentre Cuba affronta una crisi. Il suo discorso suscita critiche sui social, riflettendo il malcontento popolare di fronte alla miseria e ai privilegi dell'élite.

Miguel Díaz-CanelFoto © X / Presidenza Cuba

Il governante cubano Miguel Díaz-Canel ha di nuovo acceso i social media con un nuovo discorso durante il XI Pleno del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba (PCC), affermando che “qui nessuno si arrenderà”. Il messaggio, diffuso dai profili ufficiali della Presidenza su X, ha insistito sulla necessità di mantenere viva la Rivoluzione, in un tono esaltato che contrastava con la crisi che sta affrontando il paese.

Díaz-Canel ha assicurato che “la responsabilità che ci è stata data come generazioni che stanno vivendo questo momento della Rivoluzione, e l'eredità che possiamo lasciare, è sentirci parte del nostro tempo, che la Rivoluzione continui a vincere, nonostante il blocco aggravato, e che il paese progredisca”. Ha aggiunto che non bastava resistere, ma che Cuba doveva “avanzare”, e ha insistito che “si può fare”, attribuendo al popolo la prova quotidiana di quella resistenza.

“Il paese avanza nel degrado, nella miseria, nella fame e nelle malattie.”

La frase di una cittadina su Facebook ha riassunto l'onda di indignazione suscitata dal discorso di Díaz-Canel. Le sue parole, pubblicate sulla pagina ufficiale della Presidenza, sono state condivise centinaia di volte e hanno riflesso il sentire di una popolazione esausta di fronte a promesse che non convincono più. Nei commenti, si sono ripetute frasi come “stiamo avanzando verso l'età della pietra” o “ogni discorso è più vuoto del precedente”.

En X, dove è stato diffuso anche il video, le reazioni sono state altrettanto critiche. “La rivoluzione non sta vincendo nessuno, sta distruggendo Cuba e i suoi cittadini”, ha scritto una persona, mentre un'altra ha esclamato: “Basta con la roba della rivoluzione, è ora di liberare il popolo”. Gli utenti hanno messo in discussione il contrasto tra le slogan e la vita quotidiana segnata da blackout, fame ed emigrazione. “Se si osserva il progresso, da undici milioni siamo rimasti in due”, ha ironizzato un altro commento che ha ricevuto decine di consensi.

Molti messaggi hanno puntato direttamente ai privilegi dell'élite dirigente: “Ovviamente, come vivi tu, certo che nessuno si arrende; a te non manca la luce né il cibo”, ha scritto qualcuno, e un altro ha aggiunto: “Voi vivete come ricchi, mentre il popolo muore per egoismo”. Le critiche hanno anche fatto appello alla stanchezza sociale e al deterioramento della qualità della vita: “Il paese sta affondando e voi continuate a parlare di resistenza”, ha scritto un utente, mentre un altro ha risposto: “Ogni anno ci dirigiamo sempre più verso la miseria”.

Solo pochi commenti hanno difeso il mandatario o ripetuto le frasi ufficiali come “qui non si arrende nessuno” o “Patria o Morte, Vinceremo”. Tuttavia, questi messaggi di supporto sono stati minoritari di fronte all'onda di risposte cariche di ironia, frustrazione e rabbia. La sensazione generale era quella di un popolo che ascolta con distanza un discorso che non ispira più né convince.

Un discorso ripetuto nel mezzo della crisi

Il nuovo intervento di Díaz-Canel avviene appena un giorno dopo un'altra sua partecipazione nello stesso congresso di partito, quando ha dichiarato che "ogni giorno della Rivoluzione è una vittoria". Questa dichiarazione ha anche provocato una serie di reazioni sui social media, dove i cubani gli hanno ricordato la fame, l'oscurità e l'abbandono del popolo di fronte ai privilegi dell'élite al potere.

Il contrasto tra la narrativa trionfalista del potere e l'esperienza quotidiana di milioni di cittadini è diventato una costante. I commenti sui social, sempre più diretti e critici, riflettono un divario crescente tra il discorso politico e la vita reale dei cubani, segnata dalla scarsità, dai blackout, dall'inflazione e dalla disperazione.

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