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Il reclamo della Chiesa Cattolica a Santiago di Cuba ha scosso i social media: il parroco della chiesa Santissima Trinidad e la sua comunità hanno denunciato pubblicamente l'accumulo di spazzatura di fronte al tempio, definendo la situazione “indignante, dolorosa e profondamente irrispettosa”.
Secondo quanto pubblicato dall'Arciobispado di Santiago di Cuba sulla sua pagina ufficiale di Facebook, padre Raoul Bekolo, insieme ai fedeli della parrocchia, ha chiesto alle autorità locali di rimuovere immediatamente i rifiuti accumulati davanti all'entrata principale e di adottare misure per impedire che il problema si ripeta.
“Basta così! Niente più spazzatura davanti alla chiesa!”, ha scritto il parroco in un post che rifletteva l'indignazione dei fedeli, oltre a denunciare una situazione che da anni è diventata abituale in quel tempio centrale di Santiago di Cuba.
Il messaggio denuncia la mancanza di gestione dei servizi comunali e la perdita di rispetto verso gli spazi religiosi e pubblici della città.
Il tempio della Santissima Trinidad, considerato un centro spirituale e storico per i santiagueri, soffre da tempo gli effetti dell'abbandono istituzionale.
"La spazzatura di fronte al tempio non solo inquina l'ambiente, ma anche l'immagine di una città ricca di cultura, storia e spiritualità," ha lamentato il sacerdote.
La comunità cristiana ha chiesto di garantire una soluzione duratura e di promuovere un'educazione civica che favorisca il rispetto per l'ambiente e per i luoghi sacri.
In parole del padre Bekolo, la fede si dimostra anche curando ciò che appartiene a tutti: “Niente più spazzatura davanti alla casa di Dio!”.
A Santiago di Cuba, la situazione di abbandono e mancanza di rispetto nei confronti degli spazi religiosi è stata ripetutamente denunciata da sacerdoti e comunità di fede.
In almeno tre occasioni diverse, una chiesa del Reparto Flores è stata attaccata con pietre che hanno rotto vetri e danneggiato muri, nonostante si trattasse di un centro che offre servizi comunitari come cibo e acqua potabile.
La impunità di questi atti è stata messa in discussione dagli stessi religiosi, i quali affermano che le autorità non hanno adottato misure efficaci.
In un'altra parrocchia della città, la collocazione di una piattaforma e persino di un bagno pubblico davanti al tempio è stata denunciata da un sacerdote come un abuso della libertà religiosa.
Nonostante l'interruzione delle sue attività liturgiche, la comunità ha continuato il suo lavoro umanitario e ha denunciato pubblicamente il mancato rispetto istituzionale.
Il problema non è esclusivo dei templi. In tutta l'area orientale del paese, i reporti di accumulo di rifiuti in luoghi sensibili sono aumentati, come è successo di fronte al cimitero di Guantánamo, dove i residenti convivono con i rifiuti senza che ci sia una risposta ufficiale.
La situazione è stata descritta dai residenti come “insalubre e umiliante”, in una zona destinata al riposo dei defunti. La comunità ha denunciato l'abbandono e ha richiesto soluzioni, come dettagliato in una testimonianza di famiglie guantanameri.
Nel frattempo, da L'Avana, il regime cubano ha riconosciuto pubblicamente di non poter garantire i servizi di pulizia urbana.
La mancanza di risorse, unita a una gestione inefficiente, ha portato al collasso dei sistemi comunali in tutto il paese.
Questo riconoscimento ufficiale è stato sancito in una pubblica ammissione di incapacità a pulire e a pagare i servizi di base, che mette in discussione la reale volontà del governo di affrontare questi problemi.
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