Cuba definisce "assurde" le accuse di narcotraffico e esclude un dialogo con gli Stati Uniti sulla possibile uscita di Maduro



Il regime di La Habana respinge le accuse di narcotraffico di Hugo Carvajal e nega contatti per discutere l'uscita del dittatore Maduro. Inoltre, difende il suo storico antidroga e critica i tentativi di destabilizzazione.

Miguel Díaz-Canel e Nicolás MaduroFoto © X/Presidencia Cuba

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Il governo cubano ha respinto questo martedì le accuse formulate dall'ex capo dell'intelligence militare del Venezuela, Hugo “El Pollo” Carvajal, che ha affermato che le autorità dell'isola avrebbero partecipato a operazioni di narcotraffico insieme al presidente venezuelano Nicolás Maduro.

In una dichiarazione scritta inviata all'agenzia AP, L'Avana ha anche negato l'esistenza di contatti con funzionari degli Stati Uniti per discutere di una presunta transizione a Caracas.

Nella missiva, la viceministra degli Affari Esteri, Josefina Vidal, ha definito "assurdi e falsi" i rapporti stampa che segnalano "presunti contatti tra funzionari cubani e del governo degli Stati Uniti per affrontare questioni interne che competono solo al governo del Venezuela". 

Ha inoltre aggiunto che Cuba respinge i tentativi di “misurare il suo limpido storico di lotta per la pace in America Latina e nei Caraibi e contro il traffico di droga”.

Trump (izq.), Carvajal (centro) e Maduro (destra)/Collage di X/La Casa Bianca/Wikimedia/Instagram/Nicolás Maduro

Le accuse di Carvajal e il suo contesto giudiziario

Le denunce sono emerse dopo la diffusione di una lettera attribuita a Carvajal, che ha diretto l'intelligenza militare venezuelana ed è stato deputato dell'Assemblea Nazionale.

Nella lettera,  rivelata in esclusiva da The Dallas Express, ha affermato che ci sono stati invii deliberati di cocaina dalla Venezuela verso gli Stati Uniti come parte di una direttiva statale, presentata come un “arma politica” concepita —secondo lui— a partire da un'idea proveniente da Cuba e trasmessa al defunto presidente Hugo Chávez.

Carvajal è fuggito dal Venezuela nel 2017 ed è stato arrestato in Spagna, da dove è stato estradato nel territorio statunitense. Lo scorso giugno, si è dichiarato colpevole in un tribunale federale di Manhattan per quattro capi d'accusa, incluso il narcoterrorismo.

L'imputazione lo accusa di guidare un cartello composto da ufficiali venezuelani di alto rango, in alleanza con gruppi guerriglieri colombiani, con l'obiettivo di “inondare” gli Stati Uniti di cocaina.

Una escalata regionale che aggrava la tensione

Le accuse arrivano in un momento di crescente tensione nei Caraibi, caratterizzato da un ampio dispiegamento navale degli Stati Uniti, che include navi, portaerei e sottomarini, così come azioni dirette contro imbarcazioni sospette di contrabbando.

A questo si aggiunge la retorica confrontativa del presidente Donald Trump, rivolta sia contro Maduro che contro il presidente colombiano Gustavo Petro e il governo cubano stesso.

Vidal ha affermato che “settori guerrafondai statunitensi ricorrono a meschine bugie” per cercare di fratturare l'unità del governo venezuelano di fronte a quella che ha descritto come un'“aggressione esterna”, e per coinvolgere Cuba nella creazione di pretesti che giustifichino un'azione militare.

La controversia è coincisa anche con la conferma che Maduro e Trump hanno recentemente avuto una conversazione telefonica. Il leader venezuelano ha dichiarato che il colloquio si è svolto in un “tono di rispetto”, mentre Trump ha riconosciuto il contatto senza fornire dettagli, affermando unicamente che si è trattato di “una chiamata telefonica”.

Cuba si difende e sottolinea il suo storico nella lotta contro la droga

La diplomazia cubana ha sottolineato che il paese non è un produttore di droga e che mantiene leggi particolarmente severe contro il narcotraffico, con pene che arrivano all'ergastolo.

Sin embargo, riconosce che la sua posizione geografica nei Caraibi lo colloca su una rotta frequente di contrabbandieri, condizione che —secondo Vidal— le agenzie statunitensi conoscono bene grazie alla cooperazione bilaterale esistente in materia di lotta contro la droga.

La funzionaria, che è stata fondamentale nel processo di distensione tra Cuba e Stati Uniti durante l'amministrazione di Barack Obama, ha sottolineato che l'isola ha mantenuto un ruolo attivo nella promozione della stabilità regionale e ha lamentato quelli che considera tentativi di utilizzare narrazioni false per giustificare escalation militari o pressioni geopolitiche.

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