Attacco degli Stati Uniti contro una nave in acque internazionali lascia quattro presunti narcoterroristi morti



Il bombardamento segue una serie di azioni senza un giusto processo, generando critiche e tensioni internazionali.

Immagine dell'attacco contro la presunta narcolancha pubblicata dagli Stati Uniti.Foto © Captura de Video/X/@Southcom

Il Comando Sud degli Stati Uniti ha confermato giovedì un nuovo attacco letale in acque internazionali del Pacifico orientale, dove un'unità della Joint Task Force Southern Spear ha distrutto un'imbarcazione operata, secondo Washington, da un'Organizzazione Terrorista Designata. Quattro membri dell'equipaggio, tutti uomini, sono morti nel bombardamento.

Il colpo, eseguito su ordine del segretario alla Guerra statunitense, Pete Hegseth, si inserisce nella campagna più aggressiva di operazioni letali che gli Stati Uniti hanno dispiegato nei Caraibi e nel Pacifico in decenni.

Secondo il tweet ufficiale del Comando Sur, l'imbarcazione navigava su una "rotta conosciuta per il narcotraffico" e trasportava carico illecito.

La pubblicazione non ha fornito coordinate esatte, ma conferma che si è trattato di un attacco cinetico, ovvero un impatto esplosivo diretto, sul bersaglio in alto mare.

Un modello di attacchi sempre più letali

Il bombardamento di questo giovedì si aggiunge a una serie di operazioni recenti, anch'esse ordinate da Hegseth, in cui decine di persone sono morte senza un processo giuridico preliminare.

Il 16 novembre, gli Stati Uniti hanno distrutto un'altra imbarcazione nel Pacifico orientale, lasciando tre uomini morti, in un'azione che Washington ha descritto come parte di un'offensiva per interrompere le rotte marittime del traffico di droga.

Diverse giorni prima, il 30 ottobre, un attacco simile ha ucciso quattro presunti narcoterroristi, in quella che allora è stata segnalata come la dodicesima operazione dell'anno.

Entrambe le azioni sono state presentate dal Pentagono come colpi precisi contro organizzazioni criminali transnazionali. Tuttavia, il bilancio accumulato supera già le decine di decessi, in un modello che organizzazioni e critici definiscono una politica del “uccidere prima e chiedere dopo”.

Denunce agghiaccianti: esecuzioni di sopravvissuti

Il clima di tensione attorno a queste operazioni è aumentato ulteriormente dopo la denuncia pubblicata da The Washington Post e CNN, secondo la quale due sopravvissuti di un'imbarcazione attaccata il 2 settembre di fronte al Venezuela sarebbero stati eseguiti dall'aria, nonostante non rappresentassero una minaccia immediata.

Secondo quel rapporto, undici persone viaggiavano sull'imbarcazione; il primo missile l'ha distrutta quasi completamente, ma due uomini sono rimasti in vita, aggrappati ai rottami. L'istruzione successiva sarebbe stata "uccidere tutti".

La gestione Trump non aveva mai ammesso un fatto simile. Hegseth, tuttavia, ha reagito accusando la stampa di inventare storie e ha difeso che gli attacchi sono “efficaci”, “letali” e conformi al diritto statunitense e internazionale.

Il crescente dispiegamento militare statunitense, che include la portaerei USS Gerald R. Ford e migliaia di militari nei Caraibi, mantiene il governo di Nicolás Maduro in allerta. Caracas ha risposto con una mobilitazione armata e accuse di “minaccia imperiale”.

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