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Il Segretario di Stato degli Stati Uniti, Marco Rubio, ha annunciato che Washington imporrà nuove restrizioni sui visti a funzionari, individui o governi coinvolti in violazioni della libertà religiosa, partendo dalla Nigeria.
“Gli Stati Uniti stanno prendendo misure decisive in risposta alle atrocità e alla violenza contro i cristiani in Nigeria e in tutto il mondo”, ha dichiarato Rubio in un comunicato diffuso questo mercoledì sul suo account X.
Il Dipartimento di Stato ha informato che le restrizioni colpiranno chiunque diriga, autorizzi, finanzi, sostenga o esegua violazioni della libertà religiosa.
La misura potrà essere applicata anche ai familiari diretti dei responsabili, come precisato dal segretario di Stato.
Rubio ha spiegato che la decisione è una risposta “agli assassinii di massa e alla violenza contro i cristiani perpetrati da terroristi islamici radicali, milizie etniche fulani e altri gruppi violenti in Nigeria e oltre”.
Sebbene la Nigeria sia stato il primo paese indicato, la politica si estenderà a "altri governi o individui coinvolti in persecuzioni religiose".
Il presidente Donald Trump ha dichiarato la Nigeria "paese di particolare preoccupazione" in ottobre, dopo i rapporti su gravi violazioni della libertà religiosa e attacchi sistematici contro comunità cristiane.
Trump ha inoltre incaricato il Congresso e i rappresentanti repubblicani —tra cui Riley Moore e Tom Cole— di indagare più a fondo sulla situazione e presentare un rapporto sulla persecuzione religiosa in quel paese africano.
Il 2 novembre il Ministero della Difesa ha richiesto di preparare una possibile azione militare contro la Nigeria.
“Gli Stati Uniti non possono rimanere indifferenti mentre si verificano atrocità di questo tipo in Nigeria e in numerosi altri paesi”, ha avvertito Trump in recenti dichiarazioni.
Secondo le stime di organizzazioni internazionali, più di 50.000 cristiani sono stati assassinati in Nigeria dal 2009, e circa 7.000 solo nella prima metà del 2025, la maggior parte per mano di Boko Haram o milizie musulmane fulani.
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