L'ex presidente colombiano Álvaro Uribe Vélez ha affermato che la possibile caduta di Nicolás Maduro provocherà un "effetto domino nella regione" che accelererà la fine dei regimi di Cuba e Nicaragua.
Le sue dichiarazioni, rilasciate a Miami durante un forum del Grupo IDEA -che riunisce ex presidenti iberoamericani-, si collocano in un momento di tensione regionale dopo l'aumento della presenza militare statunitense nei Caraibi.
Uribe ha affermato che la caduta del governante venezuelano non avrebbe solo ripercussioni interne, ma impatterebbe anche in modo diretto sulle dittature alleate di L'Avana e Managua.
Ma inoltre, la fine del regime di Caracas potrebbe influenzare l'orientamento politico della Colombia in vista delle prossime elezioni.
Secondo lui, una trasformazione in Venezuela potrebbe risvegliare una nuova coscienza politica nel suo paese, dove l'attuale governo di Gustavo Petro mantiene una pericolosa vicinanza con il chavismo.
L'ex mandatario è andato oltre affermando che la Colombia "rischia" di diventare un obiettivo di bombardamenti, a causa di quella che ha descritto come la presenza di "terroristi" nel suo territorio e la sua "alleanza" con il governo di Maduro.
A suo avviso, il dispiegamento statunitense, rinforzato dopo l'arrivo nel Caraibi della portaerei USS Gerald R. Ford, risponde a una minaccia che potrebbe coinvolgere anche Bogotá se non prende le distanze.
"Corriamo il rischio che qualcuno, nel nome della propria sicurezza, lanci bombe sul territorio della Colombia", ha avvertito Uribe durante il suo intervento al Miami-Dade College.
Dal suo punto di vista, il paese si trova di fronte a una chiara disgiunzione: "o siamo con la criminalità, con il neocomunismo, con il narcoterrorismo, o siamo con la democrazia".
Per lui, la priorità deve essere la sconfitta delle organizzazioni criminali, anche se ciò implica l'uso legittimo della forza.
Le sue parole sono emerse mentre gli Stati Uniti continuano un'offensiva marittima che ha provocato decine di morti da settembre in attacchi contro imbarcazioni che le autorità statunitensi indicano come cariche di droga.
Uribe ha messo in discussione cosa debba fare un paese quando i governi vicini " ospitano terroristi" o "stimolano il narcotraffico", insinuando che tale permissività finisca per diventare una minaccia globale.
L'ex presidente ha anche criticato direttamente il presidente colombiano Gustavo Petro, accusandolo di mantenere un'alleanza politica con Maduro e di esporre il paese a rischi inutili nella zona di confine.
La tensione è aumentata di recente dopo che Petro ha ordinato di sospendere le comunicazioni con le agenzie di sicurezza degli Stati Uniti fino a quando non cessino gli attacchi contro le imbarcazioni sospette nei Caraibi e nel Pacifico.
Washington, da parte sua, ha accusato sia Caracas che Bogotá di promuovere il narcotraffico, mentre Petro ha definito le azioni statunitensi come "omicidi" e "crimini di guerra".
La riunione del Gruppo IDEA ha avuto come tema principale l'analisi del "fine delle dittature di Cuba, Nicaragua e Venezuela".
In questo scenario, Uribe ha insistito sul fatto che la regione si trova in un momento critico e ha sostenuto che la caduta del regime venezuelano potrebbe accelerare il crollo politico delle altre due nazioni alleate.
Per Uribe, il destino di Caracas segnerà il futuro immediato del continente.
E se ciò si concretizza, assicura, potrebbe scatenare una riconfigurazione politica regionale che potrebbe riguardare anche la Colombia, un paese che - a suo avviso - deve decidere se continuare ad allinearsi con governi che considera autoritari o se orientarsi verso un rafforzamento del suo impegno per la democrazia.
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