EEUU: "Se la 'rivoluzione' va così bene, perché la dittatura ha così tanta paura di elezioni libere?"

L'Ufficio per gli Affari dell'emisfero occidentale del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha definito falso il discorso del regime sul "blocco" e ha sottolineato il problema reale: la mancanza di democrazia.

Immagine creata con IA (riferimento al tema)Foto © Sora / CiberCuba

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L'Ufficio degli Affari dell'emisfero occidentale del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha lanciato un messaggio forte contro il regime cubano, mettendo in discussione direttamente la sua legittimità.

In un messaggio pubblicato su X, l'ente ha definito una menzogna la narrativa ufficiale sul cosiddetto "blocco" e ha messo in evidenza il vero nucleo del problema: la mancanza di democrazia sull'Isola.

"La narrativa falsa di un 'blocco' verso Cuba è una delle tante menzogne della dittatura fallita nell'isola. Il popolo cubano e il mondo possono vederlo con i propri occhi," ha sottolineato il tweet.

"Se la 'rivoluzione' va così bene, perché la dittatura ha così tanta paura di vere elezioni libere e democratiche?" aggiunse.

Una riforma su misura per il potere

La dichiarazione arriva in un momento particolarmente sensibile per il governo cubano, subito dopo che l'Assemblea Nazionale ha approvato una riforma costituzionale che elimina il limite di età per aspirare alla presidenza.

Il cambiamento, approvato senza consultazione popolare, apre la porta affinché dirigenti di fiducia del Partito Comunista - incluso lo stesso Miguel Díaz-Canel, già sessantacinquenne - possano rimanere al potere senza vincoli costituzionali.

Il regime ha presentato la modifica come un modo per "garantire l'istituzionalità" e "assicurare il futuro della Rivoluzione", ma nella pratica significa spianare la strada alla perpetuità al potere.

La decisione, proposta da Raúl Castro e sostenuta dal Consiglio di Stato e dal Buró Politico, è stata ratificata con la consueta rapidità dall'Assemblea Nazionale ed è stata pubblicata immediatamente nella Gaceta Oficial.

La misura si aggiunge a un lungo elenco di meccanismi legali progettati per garantire la continuità del sistema e prevenire qualsiasi reale competizione politica.

In Cuba, le elezioni multipartitiche sono vietate e tutte le cariche di rappresentanza sono subordinate al Partito Comunista, rendendo impossibile uno scenario di alternanza democratica.

Un contesto di repressione e prigionieri politici

Il quesito di Washington si inserisce inoltre in un contesto di massima repressione nell'Isola, con un numero record di prigionieri politici.

Secondo Prisoners Defenders, Cuba ha chiuso agosto 2025 con 1.185 detenuti per motivi politici o di coscienza, il numero più alto da quando l'organizzazione documenta questi casi.

Il rapporto indica che nell'ultimo mese sono stati registrati 13 nuovi prigionieri, mentre quattro sono stati rimossi dalle liste: tre per l'adempimento integrale delle sanzioni e uno per espulsione forzata, quello dell'attivista Aymara Nieto Muñoz, rilasciata con la condizione di lasciare il paese insieme alla sua famiglia.

A questo panorama si aggiunge la situazione dell'artista dissidente Luis Manuel Otero Alcántara, condannato in un processo ampiamente contestato e al quale, secondo le denunce, viene negata assistenza medica in prigione mentre la sua salute si deteriora.

Washington ha denunciato il suo caso come un ulteriore esempio del carattere repressivo del sistema.

Una dittatura sempre più isolata

Le critiche degli Stati Uniti si allineano con le denunce di attivisti e settori della comunità internazionale, che evidenziano l'assenza di libertà fondamentali a Cuba.

La negazione di permettere elezioni libere, unita al deterioramento economico, alla censura e alla persecuzione delle voci dissidenti, approfondisce l'isolamento del regime ed espone la contraddizione tra il discorso ufficiale di "rivoluzione vittoriosa" e la realtà di una società segnata dalla repressione e dalla disperazione.

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Redazione di CiberCuba

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