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Le rivelazioni sulle riserve multimilionarie di GAESA hanno messo al centro del dibattito il problema dell'opacità nell'economia cubana.
Un nuovo analisi dell'economista Pedro Monreal ha messo in evidenza la ragione legale che consente una simile oscurità: la Corte dei Conti della Repubblica è vietata dall'audire il conglomerato militare che controlla la maggior parte delle divise nell'Isola.
E non si tratta di un vuoto, ma di un blindaggio fatto su misura per il potere.
La “trappola” legale
Nel suo articolo, Monreal ha ricordato che nella maggior parte dei paesi vengono stabilite eccezioni legali per mantenere riservati questioni di difesa o sicurezza nazionale, ma non per hotel, catene di negozi in valuta o concessionarie di automobili.
In Cuba, è sufficiente che un'entità appaia all'interno dell'organigramma militare per sfuggire al controllo pubblico.
La chiave è nella Legge di Controllo 158/2022, che ha sostituito la norma del 2009 ed eliminato ogni riferimento al termine “auditoría” nel caso delle istituzioni armate.
Ciò che prima poteva essere esaminato dalla Corte dei Conti —sebbene sotto “norme interne”— è ora esclusivamente in mano al Presidente della Repubblica, che riceve una relazione annuale e decide discrezionalmente se ordinare azioni di “prevenzione e controllo”.
Fino ad oggi, trascorsi già 10 giorni dalle rivelazioni del Miami Herald, né il governante Miguel Díaz-Canel -che, per legge, dovrebbe intervenire nella questione-, né alcun ministro o alto funzionario del governo hanno rilasciato dichiarazioni su questo presunto scandalo di corruzione nella dirigenza del regime cubano.
Il risultato del nuovo sistema legale istituito nel 2022 è chiaro: GAESA non ha l'obbligo di rendere conto né all'Assemblea Nazionale né al Revisore Generale, gli organi che in teoria esercitano la “più alta vigilanza” del paese.
Ritorno alla repressione fiscale
Il confronto tra le due leggi è rivelatore. La Legge 107/2009 stabiliva che i risultati delle audit interne delle istituzioni armate dovevano essere riportati al Contralor Generale e che l'allora Presidente del Consiglio di Stato poteva ordinare azioni di audit e controllo.
La nuova legge del 2022 riduce ulteriormente l'ambito della supervisione: non solo scompare la figura dell'audit, ma viene anche ridotto il ruolo della Contraloría nei confronti dell'Assemblea Nazionale. Ciò che nel 2009 era il suo "obiettivo e missione fondamentale" —aiutare il Parlamento nella più alta vigilanza— ora appare appena come una delle sue funzioni.
Nel frattempo, l'Assemblea esamina i ministeri civili come quello del Commercio Interno, Trasporti, Agricoltura o Industria Alimentare, obbligati a riferire i loro contributi al bilancio e i risultati con investimenti esteri.
GAESA, invece, rimane sotto radar nonostante gestisca settori strategici e multimilionari.
Una “hoja de parra” per GAESA
La differenza non è casuale. Monreal lo ha descritto come un “abito su misura”: una disposizione progettata espressamente per separare l'attività civile della GAESA —vendere pollo importato, gestire supermercati, operare hotel vuoti— dal controllo parlamentare.
L'esempio è contundente. Mentre il ministero dell'Industria Alimentare deve rendere conto della sua efficienza e del suo contributo fiscale, GAESA destina miliardi a hotel di lusso che rimangono semivuoti e non dovrà mai spiegare perché né quanto realmente contribuisca al bilancio nazionale.
Nella pratica, si è istituzionalizzata un'opacità politica, mascherata da norma legale, che colloca il conglomerato militare al di fuori di qualsiasi controllo da parte dei cittadini. La formula è semplice: avvalersi della condizione di “istituzione armata” per sfuggire a qualsiasi rendicontazione.
Il problema politico di fondo
Ciò che è in gioco non è solo una questione contabile. La mancanza di audit statali su GAESA significa che il conglomerato che concentra la maggior parte delle entrate in valute estere del paese non è soggetto a nessun controllo democratico.
La Assemblea Nazionale, diventata un organo formale senza capacità di supervisione, non può indagare sulla destinazione di quelle valute né esigere spiegazioni su investimenti falliti o priorità economiche.
Per Monreal, questo evidenzia una decisione politica consapevole: mantenere GAESA al riparo dal controllo pubblico. Eliminando il termine “auditoria” dalla legge del 2022 e limitando le informazioni al Presidente della Repubblica, si crea un sistema opaco che rafforza il potere della dirigenza militare-imprenditoriale e marginalizza i cittadini.
“Chi ha fatto la legge ha fatto l'inganno”, ha riassunto l'economista. L'inganno è blindare il cuore economico del regime sotto il pretesto di essere un “istituzione armata”, anche se il suo vero business non sono carri armati o aerei, ma supermercati, hotel e rimesse convertite in valuta estera.
Oltre l'economia
Il caso di GAESA dimostra che la crisi di trasparenza a Cuba è più profonda di quanto riflettano i bilanci ufficiali.
Non si tratta soltanto di sapere se esistano 18.000 milioni in conti bancari nascosti, ma di riconoscere che il sistema politico ha creato meccanismi legali per impedire qualsiasi reale controllo fiscale.
In definitiva, il blindaggio di GAESA non è un incidente, ma una politica di Stato. Una politica che colloca il conglomerato militare al di sopra della responsabilità, del controllo parlamentare e del monitoraggio da parte dei cittadini, chiarendo chi comanda realmente a Cuba e perché l'opacità non è un difetto del sistema, ma la sua essenza.
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