Ci sono novità nella battaglia legale per la cittadinanza per nascita negli Stati Uniti.

La sentenza è stata approvata a maggioranza di 2-1.

Donald Trump (Immagine di riferimento)Foto © Flickr/Gage Skidmore

Una corte federale di appello ha emesso mercoledì una sentenza decisiva contro lordine esecutivo emanato da Trump che mirava ad eliminare il diritto alla cittadinanza per nascita per i figli di immigrati privi di documenti e di persone con status migratorio temporaneo.

È la prima volta che un tribunale d'appello dichiara formalmente che questo ordine è “incostituzionale”, sostenendo così i blocchi precedentemente emessi da tribunali di grado inferiore, e aprendo la strada a una possibile pronuncia definitiva della Corte Suprema.

La sentenza, emessa da un pannello di tre giudici del Nono Circuito di Appello, con sede a San Francisco, è stata approvata con una maggioranza di 2-1.

I giudici Ronald Gould e Michael Hawkins, entrambi nominati dall'ex presidente Bill Clinton, hanno concordato sul fatto che “il tribunale distrettuale ha correttamente concluso che l'interpretazione proposta nell'Ordine Esecutivo, che nega la cittadinanza a molte persone nate negli Stati Uniti, è incostituzionale. Siamo completamente d'accordo”, come evidenziano agenzie e media statunitensi.

Questo verdetto riafferma la misura cautelare emessa in precedenza dal giudice federale John Coughenour, a Seattle, che alla fine di gennaio aveva bloccato a livello nazionale l'applicazione del decreto di Trump.

Nella sua risoluzione, Coughenour ha sostenuto che la misura era “apertamente incostituzionale”.

Contesto costituzionale

La ordinanza di Trump, firmata nel suo secondo giorno di mandato, cercava di reinterpretare il Quattordicesimo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, adottato nel 1868, il quale stabilisce che “ogni persona nata o naturalizzata negli Stati Uniti, e soggetta alla loro giurisdizione, sarà cittadina degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiede”.

Attraverso il suo decreto, Trump intendeva eliminare questo diritto per i figli di persone senza status migratorio legale, ciò che è stato considerato una violazione diretta della clausola costituzionale di cittadinanza.

I giudici del Nono Circuito hanno inoltre citato il precedente del caso Stati Uniti v. Wong Kim Ark (1898), nel quale la Corte Suprema aveva già confermato il principio del diritto di nascita come via legittima per la cittadinanza, indipendentemente dal stato migratorio dei genitori.

Argomenti degli stati richiedenti

La domanda che ha scatenato questa ultima decisione è stata presentata da quattro stati con governi democratici: Washington, Arizona, Illinois e Oregón.

Questi Stati hanno sostenuto che l'attuazione dell'ordine esecutivo di Trump causerebbe loro "danni irreparabili", sia di natura economica che amministrativa.

Secondo quanto si dettagliato nella sentenza, "agli stati saranno negati i rimborsi federali per l'assistenza sanitaria e i servizi sociali forniti ai bambini che non sarebbero più considerati cittadini secondo l'Ordine Esecutivo, e che comporteranno costi amministrativi sostanziali associati al rispetto di tale Ordine".

Inoltre, il tribunale ha ritenuto che una misura cautelare limitata territorialmente non offrirebbe un completo sollievo agli stati ricorrenti, poiché si vedrebbero costretti a riprogettare i loro sistemi di verifica dell'ammissibilità per i servizi sociali.

Per questo, si è concluso che “è necessaria un'ordinanza giudiziaria preliminare universale per fornire agli stati un completo sollievo”.

Disenso parziale e prospettive

Il giudice Patrick Bumatay, nominato dallo stesso Trump, ha emesso un'opinione parzialmente dissenziente.

Nel suo analisi, ha messo in discussione la legittimazione legale degli stati per presentare la causa e ha ritenuto “prematuro affrontare il merito della questione della cittadinanza o l'ambito del provvedimento cautelare", come riportato da CNN.

Tuttavia, la maggior parte ha ritenuto che il rischio di danni alla struttura costituzionale e ai diritti dei nati nel territorio statunitense fosse sufficiente per giustificare l'intervento giudiziario.

Questo verdetto, sebbene definitivo nel contesto del Nona Circuito, potrebbe non essere l'ultimo capitolo di questa battaglia legale: l'amministrazione Trump potrebbe ancora fare appello davanti all'assemblea del Nona Circuito o portare il caso direttamente alla Corte Suprema degli Stati Uniti.

Precedente e segnali del Supremo

La decisione di mercoledì arriva in un contesto in cui la Corte Suprema ha emesso segnali contraddittori.

A fine giugno, la massima corte del paese ha limitato l'uso delle misure cautelari di portata nazionale da parte dei giudici federali.

Tuttavia, ha lasciato aperta la possibilità di applicare queste misure in caso di azioni legali collettive o contenziosi promossi da governi statali, come questo, come sottolinea oggi l'agenzia EFE.

In effetti, oltre alla sentenza del Nono Circuito, un giudice federale del New Hampshire aveva precedentemente emesso un'ingiunzione che bloccava l'applicazione del decreto di Trump a livello nazionale, in una causa collettiva presentata dall'Unione Americana per le Libertà Civili (ACLU).

La decisione del Nono Circuito rappresenta un colpo giudiziario significativo per l'ex presidente Trump e il suo tentativo di ridefinire uno dei pilastri del diritto costituzionale statunitense.

Segna anche una vittoria legale significativa per gli stati che hanno difeso la cittadinanza per nascita come un diritto fondamentale garantito dalla Costituzione.

Sarà la Corte Suprema a avere l'ultima parola sulla costituzionalità del tentativo di Trump di riscrivere le regole della cittadinanza per nascita.

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