Díaz-Canel giustifica la repressione: “I controrivoluzionari quasi sempre commettono reati”

Díaz-Canel giustifica la repressione a Cuba sostenendo che gli oppositori commettono reati e ricevono finanziamenti dagli Stati Uniti. Nega l'esistenza di prigionieri politici, nonostante i rapporti indipendenti che contraddicono la sua versione.

Repressione a Cuba, immagine di riferimentoFoto © Immagine generata con IA

Il governante cubano Miguel Díaz-Canel ha giustificato la repressione del regime in un intervista rilasciata al giornalista brasiliano Breno Altman, dove ha definito i "controrivoluzionari" come commissari di reati.

Nella conversazione, trasmessa dal sito ufficiale in Youtube della Presidenza Cuba, il governante è tornato a ricorrere all'argomento secondo cui gli oppositori sono finanziati dal governo degli Stati Uniti e commettono reati, giustificando così l'arresto e le molestie da parte della polizia contro coloro che si esprimono apertamente contro il regime.

"Fondamentalmente li finanzia per compiere azioni vandaliche e terroristiche a Cuba. Poiché non hanno alcun supporto popolare, ricorrono spesso a fatti che sono di reato e promuovono atti vandalici, atti terroristici, aggressioni, attentati contro la sicurezza nazionale, contro la sicurezza pubblica, contro l'ordine interno del paese, perché sono sostenuti anche da una piattaforma che mira alla destabilizzazione del paese", ha affermato Díaz-Canel, utilizzando un argomento comune nella sua retorica per screditare l'opposizione cubana.

Il rappresentante del regime ha inoltre affermato che queste persone non sono giudicate per il loro dissenso nei confronti del Governo, sostenendo che a Cuba c'è libertà di espressione e che il dissenso è permesso.

"Quando sono giudicati dalla giustizia, con il dovuto processo, secondo le norme della nostra Costituzione, nessuno li sta condannando per non essere dalla parte della rivoluzione o meno, ma per le azioni vandaliche e delittuose che commettono", ha affermato.

E i prigionieri politici?

Tras la domanda del giornalista su se ci fossero prigionieri di opinione a Cuba, Díaz-Canel ha risposto enfaticamente di no. "Non ci sono prigionieri di opinione. Ci sono prigionieri per aver commesso reati".

Nella sezione dell'intervista dedicata alla libertà di stampa e di espressione nel paese, il governante ha ribadito che le piattaforme, accusate anche di essere finanziate dagli Stati Uniti, mentono quando affermano che esistono prigionieri politici.

"Ci sono prigionieri per reati commessi, ma loro etichettano, divulgano, mentono, e costruiscono un'intera piattaforma di prigionieri politici, di prigionieri di opinione, affermando che non c'è libertà di stampa. Loro che sono i primi a negare con tutto questo la libertà di opinione e la libertà di stampa", ha sentenziato.

Anche se le organizzazioni indipendenti come Prisoners Defenders, che monitorano gli arresti per motivi politici a Cuba, segnalano un totale di 1.158 prigionieri politici, Miguel Díaz-Canel continua a negarne l'esistenza e li scredita, catalogandoli come delinquenti.

Nel corso dell'intervista, ha mantenuto la sua narrativa secondo cui il paese riceve "attacchi" dagli Stati Uniti. In questo modo, ha incolpato la stampa internazionale e i social media per, a suo avviso, mostrare "una Cuba virtuale che non ha nulla a che fare con la Cuba reale".

D'altra parte, ha minimizzato l'entità delle critiche che circolano sulle piattaforme digitali, mentre ha criticato la gestione delle proteste negli Stati Uniti.

Niente di nuovo sotto il sole

A tenor con altre interviste rilasciate, Díaz-Canel ha difeso che il sistema politico dell'isola garantisce la partecipazione popolare, nonostante non esistano partiti di opposizione legali, la stampa indipendente venga perseguitata e le proteste vengano spesso represse dalle forze dell'ordine.

Le dichiarazioni avvengono in un momento di crescente tensione, con blackout prolungati, inflazione smisurata, proteste sociali diffuse e un esodo migratorio senza precedenti. Nel frattempo, il governo continua a fare leva su argomenti classici riguardo al nemico esterno, alla manipolazione mediatica e all'unità rivoluzionaria.

Tuttavia, per molti cubani, il divario tra la "Cuba reale" e la "Cuba ufficiale" non è dovuto alla propaganda straniera, ma alla disconnessione sempre più evidente tra il potere e la cittadinanza.

Domande frequenti sulle dichiarazioni di Díaz-Canel e la situazione a Cuba

Perché Díaz-Canel giustifica la repressione a Cuba?

Díaz-Canel giustifica la repressione affermando che gli oppositori commettono reati e sono finanziati dal governo degli Stati Uniti per compiere azioni vandaliche e terroristiche a Cuba. Il governante sostiene che gli oppositori non sono giudicati per le loro idee, ma per i loro atti illegali, anche se le organizzazioni indipendenti segnalano l'esistenza di prigionieri politici sull'isola.

Esistono prigionieri politici a Cuba secondo Díaz-Canel?

Díaz-Canel nega l'esistenza di prigionieri politici a Cuba, sostenendo che ci sono solo prigionieri per aver commesso reati. Tuttavia, organizzazioni come Prisoners Defenders riportano più di mille prigionieri politici nel paese, il che contraddice le affermazioni del governante.

Come viene definita la libertà di espressione a Cuba secondo il regime?

Díaz-Canel afferma che a Cuba c'è libertà di espressione e che viene permesso il dissenso. Tuttavia, la stampa indipendente è perseguitata e le manifestazioni sono represse, il che suggerisce una mancanza di libertà reale nell'esercizio dell'espressione e della stampa nel paese.

Quali problemi interni riconosce Díaz-Canel nella gestione del paese?

Díaz-Canel riconosce che esistono errori interni che hanno contribuito alla crisi attuale a Cuba, inclusi fallimenti nella Tarea Ordenamiento, la mancanza di investimenti in settori strategici e problemi di corruzione e inefficienza amministrativa. Inoltre, ammette che il deficit energetico e l'insicurezza alimentare sono problemi critici.

In che modo la narrativa ufficiale del governo cubano influisce sulla percezione internazionale?

La narrativa ufficiale del governo cubano, che insiste nel dare la colpa al "nemico" esterno e minimizzare le critiche interne, contrasta con la percezione internazionale di un paese che affronta importanti sfide economiche e politiche. Le organizzazioni internazionali e i media indipendenti mettono in evidenza il divario tra la "Cuba reale" e la "Cuba ufficiale", suggerendo una disconnessione tra il governo e i cittadini.

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