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Nonostante il compromesso pubblico del governo delle Bahamas di pagare direttamente i medici cubani assunti nel loro territorio, persistono i meccanismi di confiscazione salariale implementati dal regime di Havana.
Así lo confermato diversi ex collaboratori delle brigate mediche a Martí Noticias, i quali hanno assicurato che anche con i depositi diretti del governo locale, i professionisti erano costretti a inviare la maggior parte dei loro guadagni su conti controllati dallo Stato cubano.
La denuncia riemerge in mezzo a una revisione dei convenzioni bilaterali sollecitata dalla pressione diplomatica proveniente da Washington, in particolare dal Segretario di Stato degli Stati Uniti, Marco Rubio, il quale ha ripetutamente evidenziato l'esistenza di lavoro forzato in queste missioni.
“Ci depositavano lo stipendio completo, ma Cuba ci obbligava a inviarlo quasi tutto tramite bonifici bancari,” ha raccontato un medico che ha lavorato nel 2018 e ha richiesto l'anonimato per paura di ritorsioni.
Dal banco al contante: il regime si adatta
Anche se il primo ministro bahamense Philip Davis ha annunciato che il suo paese trasferirà direttamente gli stipendi ai medici cubani per evitare segnalazioni internazionali, attivisti e analisti concordano sul fatto che la misura non attacchi il nucleo del problema: il controllo coercitivo del regime sui suoi professionisti all'estero.
Según María Werlau, direttrice di Archivo Cuba, il governo cubano ha modificato i suoi metodi di fronte al monitoraggio esterno. Invece di richiedere trasferimenti bancari, ora preferisce raccogliere il denaro in contante, avvalendosi di figure come l'"economico" della missione, che fornisce istruzioni per inviare il salario attraverso acquisti fittizi online tramite entità come RBC Dominion Securities, una filiale del Royal Bank of Canada.
"La Habana è entrata in modalità panico", ha denunciato Werlau, segnalando un modello di adattamento progettato per eludere il tracciamento finanziario.
Uno schema strutturale di confisca
La giornalista Annarella Grimal, specializzata in missioni mediche, ha avvertito che quanto accaduto alle Bahamas non è un'eccezione. In numerosi paesi dove operano brigate cubane —come il Venezuela, l'Angola, il Qatar o Giamaica— i meccanismi di appropriazione salariale sono altrettanto sistematici.
“Alle Bahamas, la percentuale trattenuta può superare il 70% dello stipendio lordo”, ha spiegato Grimal. “Non si tratta di cooperazione medica, ma di una struttura di sfruttamento statale”.
Documenti ottenuti da Martí Noticias mostrano trasferimenti diretti da banche nelle Bahamas verso la Commercializadora de Servicios Médicos Cubanos, un'azienda statale collegata al Banco Financiero Internacional, controllato dalle Forze Armate cubane. Per nascondere la natura forzata di queste rimesse, i collaboratori erano istruiti a dichiarare che si trattava di “invii familiari”.
Una soluzione reale o cosmetica?
Aunque el gesto del gobierno bahameño ha sido presentado como un avance en materia de derechos laborales, expertos cuestionan su eficacia real. Finché i lavoratori continueranno a essere sotto vigilanza, minacce e pressione politica, il problema persisterà sotto un'altra forma.
“Non basta cambiare chi trasferisce il denaro”, ha affermato Grimal. “È necessario rompere lo schema di coercizione che costringe i lavoratori a cedere buona parte del loro stipendio. Altrimenti, continueremo a vedere la stessa pratica con un travestimento diverso.”
Riassunto della lettera del Dr. Lucio Enríquez Nodarse a Marco Rubio
A través della rete sociale Facebook, il Dr. Lucio Enríquez Nodarse, residente in Spagna, ha espresso questo martedì la sua gratitudine a Marco Rubio per il suo impegno nell'eradicazione dello sfruttamento lavorativo dei medici cubani in missioni internazionali.
Nonostante in Bahama sia stato avviato il pagamento diretto ai collaboratori medici, si avverte che questa misura non elimina la coercizione del regime cubano, che continua a costringere i professionisti a trasferire una grande percentuale dei loro guadagni su conti statali.
Il medico denuncia che coloro che si rifiutano di inviare quel denaro vengono espulsi dalla missione e, una volta fuori, non possono esercitare nel paese ospitante a causa della pressione che il governo cubano esercita sulle autorità locali.
Di fronte a questa situazione, si richiede a Rubio di promuovere la reattivazione del programma di protezione umanitaria per medici cubani, come unica via efficace per garantire la loro libertà e protezione reale negli Stati Uniti.
Conclude ringraziando per qualsiasi azione possa intraprendere a sostegno di questa causa umanitaria.
Domande frequenti sulle missioni mediche cubane alle Bahamas
Perché i medici cubani nelle Bahamas devono trasferire parte del loro stipendio al regime cubano?
Il regime cubano costringe i medici a versare la maggior parte dei loro guadagni su conti controllati dallo Stato. Nonostante le Bahamas paghino direttamente i medici, il governo cubano ha attuato meccanismi per continuare a appropriarsi dei loro salari, come le trasferte attraverso bonifici bancari e acquisti fittizi online.
Quale percentuale dello stipendio dei medici cubani alle Bahamas trattiene il regime cubano?
Il regime cubano trattiene tra l'83,9% e il 91,6% dello stipendio dei medici cubani alle Bahamas. Secondo un rapporto del progetto Archivo Cuba, dei 12.000 dollari mensili pagati per un "consulente medico specialista", solo 1.200 dollari arrivano al professionista cubano.
Quali misure ha adottato il governo delle Bahamas contro lo sfruttamento dei medici cubani?
Il governo delle Bahamas ha deciso di pagare direttamente i medici cubani. Questa misura mira a evitare accuse di lavoro forzato, anche se non risolve il problema di fondo, poiché il regime cubano continua a controllare i redditi dei medici attraverso altri metodi.
Come giustifica il regime cubano l'appropriazione degli stipendi dei suoi medici all'estero?
Il regime cubano giustifica la trattenuta degli stipendi affermando che i medici hanno ricevuto "istruzione gratuita". Sostengono che parte di quanto guadagnato all'estero debba contribuire all'istruzione dei futuri professionisti, anche se questa pratica è stata qualificata a livello internazionale come sfruttamento lavorativo.
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