Un'operazione congiunta tra la Polizia Nazionale di Spagna e EUROPOL ha smantellato una sofisticata rete di riciclaggio di denaro guidata dalla mafia russa che coinvolge Cuba.
Questo intreccio criminale, che muoveva diversi milioni di euro al mese, aveva legami con organizzazioni criminali di vari paesi e aveva stabilito contatti con le autorità cubane con l'intento di investire nell'isola, secondo quanto comunicato in un comunicato del Ministero dell'Interno.
L'operazione si è conclusa con l'arresto di 14 persone e il sequestro di oltre un milione di euro in contante, oltre a dispositivi crittografati e documentazione pertinente per l'inchiesta.
Riciclaggio di denaro con destinazione Cuba
Uno degli aspetti più rilevanti è stata l'intenzione dell'organizzazione di stabilire investimenti a Cuba tramite l'installazione di impianti fotovoltaici per la fornitura di energia.
Secondo i dati raccolti dagli investigatori, i responsabili del complotto avevano avviato negoziazioni con funzionari del governo cubano per sviluppare questo progetto.
In cambio dell'investimento in infrastrutture energetiche, il regime cubano fornirebbe grandi quantità di minerali strategici.
"Un altro dei settori in cui gli indagati intendevano entrare era l'installazione di celle fotovoltaiche a Cuba con l'obiettivo di fornire energia all'isola, per il quale arrivarono a contattare membri dell'amministrazione cubana per l'avvio di tale attività, in cambio della quale il governo cubano avrebbe fornito grandi quantità di minerali, in particolare nichel e oro", recita testualmente il comunicato del Ministero dell'Interno spagnolo.
Questa strategia rappresentava un doppio beneficio per la rete criminale: non solo consentiva loro di entrare nel mercato cubano e riciclare parte del loro capitale, ma garantiva anche una fonte di risorse preziose in un'economia con poche alternative di finanziamento esterno.
Il quotidiano spagnolo El País ha precisato che per il business a Cuba, "ancora agli inizi", avevano persino assunto un avvocato spagnolo che vantava nelle sue conversazioni di occuparsi degli affari di un noto politico spagnolo, secondo fonti vicine all'indagine.
Il legale non è tra gli arrestati, dettagliano queste stesse fonti.
L'operazione era in corso nel secondo, a Cuba, dove aveva iniziato i contatti con le autorità dell'isola per realizzare un impianto fotovoltaico di generazione di energia per il quale avrebbe ricevuto pagamento in nichel e oro.
Un'organizzazione criminale di portata internazionale
La ricerca, iniziata nel 2023, ha permesso di scoprire che questa rete di riciclaggio non operava solo in Spagna, ma aveva collegamenti in diversi paesi, tra cui Paesi Bassi, Estonia, Lituania e Italia.
Si trattava di una struttura altamente sofisticata che offriva servizi finanziari illeciti a diverse organizzazioni criminali, tra cui la mafia armena, i cartelli albanesi e serbi, gruppi di origine cinese e ucraina, la temuta Mocro Maffia dei Paesi Bassi e narcotrafficanti colombiani.
L'organizzazione aveva implementato un sistema decentralizzato di "cajeros", che gestivano il flusso di denaro in diverse città spagnole.
Questi individui erano responsabili di ricevere e distribuire grandi somme di denaro contante, con transazioni giornaliere che in alcuni casi raggiungevano i 300.000 euro.
In cambio dei suoi servizi, l'organizzazione addebitava una commissione che variava tra il 2% e il 3% del denaro riciclato.
Modus operandi: Una multinazionale del crimine
La rete operava con un livello di professionalità mai visto prima in Europa, secondo quanto riportato dal citato quotidiano spagnolo.
Cada ufficio disponeva di misure di sicurezza eccezionali: cassaforti, contatrici di banconote ad alta capacità e armadi insonorizzati per evitare la rilevazione del suono delle macchine per il conteggio del denaro.
I "cajeros" ricevevano manuali con protocolli rigorosi e sanzioni in caso di violazione di alcune delle norme operative stabilite dai leader dell'organizzazione.
Inoltre, i membri della rete prendevano precauzioni estreme per evitare di essere rilevati.
Cambiavano frequentemente residenza e veicoli, utilizzavano telefoni crittografati che si bloccavano contemporaneamente in caso di arresto di uno dei loro membri e si spostavano di città in modo periodico.
Mantenevano anche piani di sicurezza esclusivamente destinati alle operazioni di riciclaggio.
Durante l'inchiesta, gli agenti hanno scoperto che l'organizzazione russa aveva avuto uno scontro con una fazione della mafia armena, che aveva tentato di rubare oltre mezzo milione di euro da uno dei suoi "cajeros".
Il tentativo di furto fallì grazie alle misure di sicurezza implementate dalla rete russa, il che portò a un conflitto tra le due organizzazioni.
Come risultato, è stata organizzata una riunione in Spagna con la partecipazione di alti dirigenti del crimine organizzato russo e armeno per evitare un'escalation di violenza tra i due gruppi.
Disarticolazione della rete e arresti
Dopo due anni di indagini, la Polizia Nazionale, con la collaborazione di EUROPOL, ha svolto la fase finale dell'operazione denominata "Strongbox".
Durante i controlli effettuati a Madrid, Málaga, Marbella, Torremolinos, Coín, Ayamonte e Lisbona, sono stati sequestrati oltre un milione di euro in contante, quattro conta banconote, dispositivi crittografati e documentazione chiave.
È stato anche bloccato un portafoglio di criptovalute e diverse proprietà dell'organizzazione in Spagna.
Tra i 14 arrestati, c'erano i tre principali "cajeros" della rete, due dei quali di nazionalità russa e uno armeno, oltre a un agente della polizia spagnola che forniva documentazione per regolarizzare i membri dell'organizzazione nel paese.
I leader del complotto sono stati posti in detenzione provvisoria per ordine del Giudice per le Indagini Preliminari numero 46 di Madrid, e le autorità non escludono futuri arresti.
Questa operazione rientra nella strategia dell'Unione Europea per combattere il crimine organizzato ed è stata cofinanziata dal Fondo di Sicurezza Interna (ISF) della Commissione Europea.
Rimane aperta la questione riguardo alla profondità delle connessioni tra la mafia russa e le autorità di Cuba.
L'inchiesta continua, e le autorità cercano di scoprire fino a che punto l'isola possa essere diventata un nuovo rifugio per il riciclaggio di denaro e l'investimento di fondi illeciti provenienti dalla criminalità organizzata.
Fino alla chiusura di questo articolo, il regime cubano non si è ancora pronunciato sul caso.
Domande frequenti sulla disarticolazione della rete di riciclaggio della mafia russa e il suo legame con Cuba
Quale rete criminale è stata smantellata in Spagna e quale relazione ha con Cuba?
L'operazione ha smantellato una rete di riciclaggio di denaro guidata dalla mafia russa, la quale intendeva investire a Cuba mediante la costruzione di impianti fotovoltaici. L'indagine ha rivelato che questa organizzazione aveva stabilito contatti con le autorità cubane per facilitare questi investimenti in cambio di minerali strategici come il nichel e l'oro.
Come operava la rete di riciclaggio di denaro smantellata in Spagna?
La rete funzionava in modo altamente sofisticato, offrendo servizi finanziari illeciti a diverse organizzazioni criminali. Utilizzavano un sistema di "sportelli" distribuiti in diverse città per gestire il flusso di denaro, con transazioni giornaliere che potevano raggiungere i 300.000 euro. In cambio di questi servizi, addebitavano una commissione del 2 % al 3 % del denaro riciclato.
Quali misure di sicurezza utilizzava la rete criminale per evitare di essere individuata?
L'organizzazione implementava misure di sicurezza eccezionali, come casseforti, contatori di banconote ad alta capacità e armadi insonorizzati. I "cassieri" seguivano protocolli rigorosi e ruotavano frequentemente tra le città. Utilizzavano telefoni crittografati che si bloccavano se uno dei membri veniva arrestato, e mantenevano piani di sicurezza esclusivamente per le operazioni di riciclaggio.
Quali sono stati i risultati dell'operazione di polizia contro la rete di riciclaggio?
L'operazione si è conclusa con l'arresto di 14 persone e il sequestro di oltre un milione di euro in contante. Inoltre, sono stati bloccati portafogli di criptovalute e confiscati beni legati all'organizzazione in Spagna. Tra gli arrestati c'erano i principali "cassieri" della rete e un agente della polizia spagnola che forniva documentazione ai membri dell'organizzazione.
Qual è la situazione attuale delle ricerche sul legame tra la rete e il governo cubano?
Le indagini continuano per determinare la profondità delle connessioni della mafia russa con le autorità cubane. Fino ad ora, il regime cubano non si è pronunciato sul caso, lasciando aperta la domanda se Cuba sia diventata un nuovo rifugio per il riciclaggio di denaro e per gli investimenti di denaro illecito proveniente dalla criminalità organizzata.
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