VIRALE: Così un immigrato siriano ha disarmato l'attaccante dell'attentato in cui sono morte 15 persone in Australia



Oggi, mentre si riprende in un letto d'ospedale e l'Australia lo abbraccia come simbolo, il suo gesto rimane come un promemoria che anche nel mezzo del terrore, l'umanità può prevalere.


Una immagine catturata tra il caos e l'orrore di un attentato terroristico nella spiaggia di Bondi, la più affollata di Sydney, Australia, ha fatto il giro del mondo.

In essa si vede un uomo che corre verso uno degli attaccanti che aveva appena aperto il fuoco in mezzo a un evento ebraico affollato.

Ese uomo, identificato come Ahmed al Ahmed, un immigrato musulmano, di 43 anni e origine siriana, non solo ha affrontato il terrorista senza più armi del proprio corpo, ma è riuscito a disarmarlo e a fermare momentaneamente l'attacco.

La sua azione è stata qualificata come eroica da leader politici in Australia e all'estero. Ma dietro all'atto di coraggio si cela una storia di migrazione, sacrificio e una famiglia che oggi prega per la sua vita.

Un atto di coraggio in mezzo al terrore

L'attentato è avvenuto nella notte di domenica durante la celebrazione della festività ebraica di Hanukkah, alla quale partecipavano oltre mille persone. L'attacco ha causato quindici morti, tra cui una bambina di dieci anni, e decine di feriti.

Le autorità hanno confermato che si è trattato di un atto terroristico diretto contro la comunità ebraica e hanno identificato gli aggressori come Sajid Akram, di 50 anni, deceduto sul posto, e suo figlio Naveed Akram, di 24 anni, che rimane ricoverato in ospedale in condizioni critiche.

In mezzo a quella scena sanguinosa, il gesto di Ahmed si distinse come un raggio di umanità.

Nascosto dietro a un'auto, aspettò il momento giusto. Uno degli aggressori, appostato dietro a una palma e un ponte pedonale, sparava con la sua arma contro obiettivi al di fuori dell'inquadratura delle telecamere.

Quando sembrò rimanere senza munizioni, Ahmed si scagliò verso di lui, lo fece cadere, gli strappò l'arma e lo puntò contro, costringendolo a indietreggiare.

Subito dopo, alzò una mano per mostrare alla polizia che non era uno degli aggressori.

"Ieri notte, il suo incredibile coraggio ha senza dubbio salvato innumerevoli vite," ha scritto il primo ministro del New South Wales, Chris Minns, dopo averlo visitato in ospedale.

"È stato un onore trascorrere del tempo con lui e trasmettergli i ringraziamenti delle persone attraverso NGS (Nuovo Galles del Sud)", ha aggiunto il leader statale.

L'eroe che non pensò a nazionalità

La storia di Ahmed non inizia né finisce a Bondi Beach. Migrante siriano residente in Australia dal 2006, Ahmed è proprietario di un negozio di frutta e padre di due figlie piccole, di tre e sei anni. La sua famiglia, ancora commossa, ha condiviso con i media locali la sua testimonianza su quanto accaduto.

"Quando ha fatto quello che ha fatto, non stava pensando all'origine delle persone che stava salvando, le persone che morivano per strada," ha dichiarato suo padre. "Lui non discrimina tra una nazionalità e l'altra."

"Particolarmente qui in Australia, non c'è differenza tra un cittadino e l'altro," aggiunse. La madre, ancora scossa, dichiarò: "Preghiamo Dio che lo protegga."

In parole di suo cugino Mustafa, che lo ha visitato in ospedale: "È un eroe, senza dubbio. Ha due ferite da proiettile, una al braccio e l'altra alla mano".

Tuttavia, i suoi genitori affermano che ha ricevuto quattro o cinque colpi durante la colluttazione. È stato già sottoposto a un primo intervento chirurgico e si prevede che necessiti di ulteriori interventi nei prossimi giorni, a seconda della sua evoluzione.

Un'ondata di riconoscimenti e solidarietà

Il gesto di Ahmed ha trascESO le frontiere. Dalla Casa Bianca, il presidente Donald Trump ha lodato il suo coraggio.

"È stata una persona molto, molto coraggiosa, infatti, è stata quella che è arrivata e ha attaccato frontalmente uno degli aggressori e ha salvato molte vite", ha detto in dichiarazioni pubbliche.

Il primo ministro australiano, Anthony Albanese, lo ha sottolineato anche nel suo discorso alla nazione: "Oggi abbiamo visto australiani correre verso il pericolo per aiutare gli altri. Questi australiani sono eroi, e il loro coraggio ha salvato vite".

Sui social media e nei mezzi di comunicazione, la figura di Ahmed è stata ampiamente celebrata.

Una campagna di raccolta fondi lanciata dall'imprenditore statunitense William Ackman ha raccolto oltre un milione di dollari in meno di 24 ore, con donazioni da più di 17.000 persone.

Ackman ha donato personalmente 100.000 dollari e ha promesso che i fondi andranno direttamente all'"eroe".

Australia in lutto, ma unita

La tragedia ha provocato una giornata nazionale di lutto in Australia, dove la popolazione ha reagito con costernazione, ma anche con un senso di unità di fronte all'odio.

Le autorità stanno indagando sulle motivazioni dell'attentato, perpetrato da un padre e suo figlio, dei quali non sono ancora stati rivelati legami concreti con organizzazioni terroristiche internazionali.

Nel frattempo, l'immagine di Ahmed è diventata simbolo di resistenza e umanità, il volto di un migrante che non ha esitato a mettere in gioco la propria vita per salvare degli sconosciuti.

In parole del primo ministro Minns: "Quell'uomo è un autentico eroe, e non ho dubbi che ci siano molte, molte persone vive questa notte grazie al suo coraggio".

La storia di Ahmed al Ahmed è quella di un uomo comune di fronte all'eccezionale.

Un padre, un lavoratore, un immigrato che, nel momento più buio, ha scelto di agire.

La sua impresa ha suscitato ammirazione globale, non per aver recitato in un film d'azione, ma per incarnare il coraggio anonimo e spontaneo dei veri eroi.

Oggi, mentre si riprende in un letto d'ospedale e il paese lo abbraccia come simbolo, il suo gesto rimane un ricordo che anche in mezzo al terrore, l'umanità può prevalere al di sopra delle religioni e delle etnie.

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Redazione di CiberCuba

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