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Mientras il uragano Melissa lascia un segno di distruzione nell'oriente di Cuba, il regime comunista mantiene intatta la sua macchina propagandistica, concentrando il suo discorso sul blocco statunitense e su battaglie ideologiche, anziché dare priorità all'emergenza umanitaria che migliaia di famiglie stanno affrontando.
En un momento in cui la zona orientale dell'isola soffre gli effetti devastanti del ciclone —con abitazioni distrutte, comunità isolate e scarsità di cibo—, il Ministero degli Affari Esteri cubano ha pubblicato questo mercoledì sui social media un messaggio estraneo alla crisi:
"La continuazione del blocco contro Cuba non può essere sostenuta dal punto di vista morale, è giuridicamente insostenibile e risulta controproducente dal punto di vista economico. Non ha alcun senso economico."
Propaganda in mezzo al disastro
L'apparato ufficiale non ha fermato la sua retorica politica neppure di fronte all'impatto di uno degli uragani più potenti che ha colpito l'isola.
Mientras migliaia di famiglie nell'oriente chiedono acqua, cibo ed elettricità, il portale statale Cubadebate ha pubblicato sulla sua pagina Facebook: “Il 28 ottobre 2025 sarà ricordato a Cuba, non solo come un altro tradizionale giorno di omaggio a Camilo Cienfuegos, ma per il lento e lungo stato di allerta nazionale di fronte all'imminente arrivo di un ciclone catastrofico nell'oriente del paese.”
Il testo mescolava riferimenti storici e propaganda politica, affermando che, mentre il paese affrontava l'uragano, alla sede dell'ONU si discuteva una nuova risoluzione contro l'embargo degli Stati Uniti.
Il sito ha persino presentato un podcast in cui ha definito "fake news" le denunce dei cittadini sulla mancanza di preparazione e sulla gestione inefficace dell'emergenza.
Il contrasto: distruzione reale e discorso vuoto
Il discorso ufficiale mira a distrarre dalla crisi umanitaria palpabile. Nei quartieri di Santiago di Cuba e Holguín, le famiglie denunciano abitazioni crollate, mancanza di cibo, assente presenza dello Stato e blackout totali da oltre 48 ore.
Mentre il governo insiste a vittimizzarsi di fronte all'embargo, la realtà dell'oriente cubano mostra un paese devastato e senza risposte, dove la priorità dei mezzi ufficiali sembra essere il racconto ideologico e non l'aiuto umanitario.
La narrativa del blocco, intatta anche tra le rovine
La strategia comunicativa del regime torna a essere la stessa: attribuire all’embargo statunitense gli effetti della propria inefficienza e abbandono.
Invece di riportare il numero di sfollati, case distrutte o piani di recupero, i media statali hanno concentrato la loro copertura sulla "resistenza" politica e sul voto contro il blocco all'ONU.
Il contrasto tra la tragedia umana e la propaganda ufficiale mette in evidenza, ancora una volta, la disconnessione tra il potere e il popolo.
Mentre le famiglie lottano per sopravvivere, il regime di La Habana continua a parlare di ideologia e non di aiuto.
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