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Il Ministero delle Forze Armate Rivoluzionarie (MINFAR) di Cuba ha dedicato mercoledì un messaggio commemorativo a Lina Ruz González, madre di Fidel e Raúl Castro, in cui esalta la sua figura come esempio di “coraggio e fermezza” in mezzo alla “persecuzione politica” che hanno vissuto i suoi figli prima della vittoria rivoluzionaria.
FAR #Cuba ricorda il 6 agosto 1963, è scomparsa Lina Ruz González. I suoi figli Fidel e Raúl furono gli uomini più ricercati dalla dittatura, lei non si nascose mai. “Un coraggio straordinario!”, ha pubblicato l’organismo sul suo profilo ufficiale di X (precedentemente Twitter), accompagnato dall'hashtag #100AñosConFidel.
L'esaltazione di Lina Ruz si verifica in mezzo a una nuova campagna di culto alla personalità dei fondatori della rivoluzione cubana, che ha guadagnato vigore nel contesto del centenario della nascita di Fidel Castro, previsto per il 2026.
Il regime non menziona come Lina Ruz abbia vissuto i conflitti familiari derivati dalle tensioni ideologiche tra i suoi figli Fidel e Raúl; e le sue figlie in esilio, Angela María e Juanita Castro Ruz, quest'ultima diventata una delle voci più critiche del regime instaurato dai suoi fratelli, al quale si oppose apertamente sin dagli anni '60.
Nel 2016, dopo la morte di Fidel, fu l'unica sorella assente alle cerimonie ufficiali.
La figura di Lina Ruz, dalla prospettiva ufficialista, è stata plasmata come madre abnegata e silenziosa che ha sostenuto i suoi figli rivoluzionari.
Tuttavia, il contrasto con Juanita Castro illustra come la stessa famiglia Castro abbia riflettuto la divisione storica e politica che ha caratterizzato la nazione per oltre sei decenni.
Il tributo del MINFAR, più che un atto di memoria, si percepisce come parte di una narrativa politica che cerca di blindare l'eredità dei Castro in un momento di crescente usura sociale ed economica nell'isola; contrasta con la situazione delle migliaia di madri di prigionieri politici e perseguitati nell'isola, le quali sono costantemente soggette alla violenza dello Stato.
Recentemente è emerso il caso di Jenni M. Taboada, madre del giovane prigioniero politico del 11J Duannis Dabel León Taboada, che si è presentata davanti al carcere affinché le autorità le permettessero di vedere suo figlio in sciopero della fame.
Dopo averlo convinto a ritirare la protesta, il giovane fu portato in una cella di punizione, un fatto denunciato da Taboada al limite della disperazione.
La donna ha denunciato che il governo cubano pone in situazioni estreme le famiglie dei prigionieri di coscienza, le stigmatizza e sottopone alle forme di violenza più crude.
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