Aggiornamenti sul gruppo di balseros cubani che erano partiti verso Giamaica



Per diverse ore, è circolata sui social media una versione non confermata che suggeriva la possibilità di un crimine commesso in alto mare.


Sei balseros cubani che erano partiti da Pilón, nella provincia di Granma, con la speranza di raggiungere Giamaica, sono stati trovati sani e salvi in alto mare, come ha confermato sui social il giornalista Mario J. Pentón.

Il caso, inizialmente circondato da incertezze e versioni allarmanti, è stato oggetto di aggiornamento dopo un breve episodio di angoscia familiare e confusione pubblica.

Smentiscono i rumors di crimine in alto mare

Per diverse ore, è circolata sui social media una versione non confermata che suggeriva la possibilità di un crimine commesso in alto mare, suscitando una forte preoccupazione tra i familiari dei migranti.

Tuttavia, Pentón ha chiarito che “versioni molto gravi” diffuse nelle ultime ore “non sono vere”, riferendosi direttamente a quei rumor.

“Secondo quanto mi hanno riferito due familiari con cui ho appena parlato al telefono, un petroliero li ha raccolti in alto mare e li ha riportati a Cuba”, ha precisato il giornalista, citando come fonte Wilmer Leandro Leyva Pérez, identificato come nipote di una delle migranti salvate.

Sebbene non abbia fornito dettagli sull'identità dei viaggiatori né sulle condizioni del salvataggio, Pentón ha sottolineato l'importanza di non contribuire alla disinformazione.

"È importante dire che queste versioni non sono confermate da alcuna autorità e che sono già state smentite dai familiari," ha indicato.

Nel suo messaggio finale, ha fatto appello alla sensibilità collettiva di fronte a questo tipo di situazioni:

"Capisco l'angoscia, la paura, la disperazione di chi aspetta notizie da Cuba, ma è altrettanto importante non diffondere informazioni che non sono verificate, perché dietro ogni nome ci sono genitori, figli, famiglie intere."

Sono gli stessi balseros rimpatriati a Cuba dagli Stati Uniti?

Nonostante la conferma del salvataggio e del ritorno di questi sei cubani, non è chiaro se si tratta delle stesse persone ripatriate questo venerdì dalla Guardia Costiera degli Stati Uniti (USCG), dopo essere state intercettate a 64 chilometri a sud di Cuba.

La USCG ha informato sul suo account ufficiale della rete sociale X che un'operazione di interdizione marittima si è conclusa con l'arresto di sei migranti cubani che cercavano di lasciare l'isola, ma non hanno fatto riferimento al fatto che un petroliera avesse salvato i migranti, il che suscita dubbi se si tratti dello stesso caso.

Il rimpatrio a Cuba è stato effettuato dall'equipaggio del cutter William Trump, un'imbarcazione frequentemente utilizzata per pattugliamenti nei Caraibi.

"I soci continuano a pattugliare i Caraibi e oltre, dissuadendo la migrazione illegale e proteggendo i confini marittimi degli Stati Uniti", ha indicato la USCG nel riportare sull'operazione.

Poche ore dopo, il Ministero dell'Interno (MININT) di Cuba ha confermato il rimpatrio dei migranti, sottolineando che nella mattina di questo 19 dicembre era prevista la restituzione presso il porto di Orozco, nel comune di Bahía Honda, Artemisa, di sei migranti che erano stati intercettati in mare dopo aver effettuato una partenza illegale da Cuba.

La fonte ufficiale ha precisato che con quel rimborso, saranno 1.669 i rimpatriati dall'inizio dell'anno.

Sin embargo, né le autorità cubane né quelle statunitensi hanno confermato se questi sei rimpatriati siano gli stessi che sono partiti da Pilón in direzione Giamaica.

La coincidenza numerica e temporale alimenta il dubbio, ma i dati disponibili fino a questo momento non permettono di confermarlo.

Contesto: Un flusso migratorio in calo, ma con cause intatte

Dall'arrivo di Donald Trump al potere nel gennaio del 2025, la migrazione marittima cubana ha registrato un forte calo.

I report della Guardia Costiera riflettono un calo quasi totale nel numero di emigranti intercettati e rimpatriati, una tendenza che coincide con il rafforzamento delle politiche migratorie promosse dalla nuova amministrazione repubblicana.

L'aumento dei controlli alle frontiere e delle operazioni di interdizione marittima ha reso le rotte tradizionali verso gli Stati Uniti più pericolose e meno percorribili. Tuttavia, i fattori che alimentano l'esodo da Cuba rimangono attuali.

La persistente crisi economica, caratterizzata dalla scarsità di beni di prima necessità, servizi in crisi, inflazione incontrollata e una sensazione generalizzata di insicurezza, continua a spingere centinaia di cubani a rischiare le proprie vite in mare.

A questo si aggiungono la repressione politica, la mancanza di libertà e il deterioramento del tessuto sociale, che rendono l'emigrazione una via di fuga disperata.

Ver más

Archiviato in:

Redazione di CiberCuba

Un team di giornalisti impegnati a informare sull'attualità cubana e temi di interesse globale. Su CiberCuba lavoriamo per offrire notizie veritiere e analisi critiche.