Il presentatore e attivista cubano Alexander Otaola ha lanciato un appello diretto al popolo di Cuba a “prendere le strade” in cerca della propria libertà, durante una manifestazione tenutasi mercoledì scorso di fronte all'iconico ristorante Versailles, a Miami, in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti Umani.
“Oggi è la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, ma ciò che è più importante è che voi state vivendo, da 66 anni, la schiavitù e l’orrore più spaventoso. Una vita completamente immersa nella miseria, senza dignità”, ha dichiarato Otaola in un’intervista per Cuba en Miami.
A suo avviso, è giunto il momento di agire. “Siete voi cubani a dover prendere le strade, come già si può vedere sta accadendo in vari municipi dell’Avana e in province orientali come Las Tunas e Baracoa”, ha aggiunto il comunicatore.
Il presentatore ha sottolineato che il suo appello non mira a mettere in pericolo la vita dei cubani, ma a ispirare una ribellione civica pacifica affinché il mondo possa vedere che il popolo non vuole continuare a vivere sotto le condizioni imposte dal regime.
“L'unico modo affinchè voi siate liberi è che il mondo intero comprenda e vi veda dire ‘non vogliamo più vivere in queste condizioni’. Libertà per tutto il popolo cubano e libertà per tutti i prigionieri politici”, ha affermato Otaola.
La manifestazione a Miami è stata una delle molte attività svolte al di fuori dell'isola come parte della convocazione globale del 10 dicembre, promossa da organizzazioni dell'esilio e gruppi della società civile cubana.
Tra le entità che hanno risposto alla convocazione c'è la piattaforma Cuba Decide, guidata dall'attivista Rosa María Payá, che ha diffuso sui social il messaggio:
“Ci vediamo il 10! Sosteniamo l'appello a manifestarci a livello mondiale per i diritti umani dei cubani. Libertà per i prigionieri politici. Libertà per Cuba.”
Le proteste di questo Giorno Internazionale dei Diritti Umani mirano a rendere visibile la repressione a Cuba, a chiedere la liberazione dei prigionieri politici e a reclamare il rispetto delle libertà fondamentali, in un contesto di profonda crisi economica e sociale che il regime cerca di silenziare con maggiore censura e persecuzione.
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