"Huracanes e blocco": la candidata cilena di sinistra giustifica la miseria e la mancanza di libertà a Cuba

Jeannette Jara, candidata cilena del Partito Comunista, ha suscitato polemiche giustificando la situazione a Cuba per gli effetti degli uragani e il "blocco" statunitense. Le sue dichiarazioni riaccendono il dibattito sulla sinistra cilena e sulla sua percezione dei regimi autoritari nella regione.

Jeannette JaraFoto © Captura di video YouTube / TVN

A solo un giorno dalle elezioni generali in Cile, la candidata presidenziale di sinistra Jeannette Jara, rappresentante del Partito Comunista (PC) ed ex ministra del Lavoro del governo di Gabriel Boric, ha nuovamente suscitato polemiche giustificando la situazione di miseria e mancanza di libertà a Cuba appellandosi a “uragani” e al “blocco” statunitense.

Durante la sua partecipazione al programma “Candidata, è arrivato il tuo momento”, del canale TVN, Jara è stata interpellata direttamente dal giornalista Matías del Río su se considerasse Cuba una dittatura. La sua risposta —tra esitazioni e evasive— ha acceso il dibattito politico e mediatico a poche ore dalle elezioni.

“Mire, Matías, quello che succede è che a Cuba ci sono molti problemi, hanno un blocco feroce, la gente sta vivendo male, hanno una grande crisi alimentare… e inoltre ci sono stati molti uragani che hanno colpito buona parte del sistema elettrico. Poiché sono bloccati, non hanno aziende per ripristinare l'approvvigionamento,” ha sottolineato Jara.

Eludendo di rispondere se a Cuba ci sia una dittatura, la candidata di sinistra ha espresso il suo desiderio che "Cuba risolva i suoi problemi di democrazia" e ha qualificato come "evidente" il fatto che nell'isola non "ci sia pluralismo politico né molti mezzi di comunicazione come qui".

Una tempesta politica prima delle elezioni

Le dichiarazioni di Jara arrivano a distanza di poche settimane da quando ha riconosciuto per la prima volta, in un'altra intervista televisiva, che “chiaramente Cuba non è una democrazia”, un cambiamento che aveva già suscitato sorpresa anche all'interno del suo stesso partito.

Il senatore socialista Juan Luis Castro ha descritto quindi il suo cambiamento di tono come una “descomunizzazione”, sottolineando che “in Cile tutti comprendiamo che a Cuba non c'è democrazia”.

La nuova intervento, tuttavia, sembra tornare alla narrativa tradizionale del Partito Comunista cileno, che ha storicamente mantenuto legami con L'Avana ed ha evitato di definire dittatura il regime dei Castro e di Miguel Díaz-Canel.

Differenze con Boric e la sinistra progressista

Sebbene Jara sia stata ministra di Boric, entrambi non appartengono allo stesso partito. Boric guida il 'Frente Amplio', di orientamento progressista e socialdemocratico, mentre Jara proviene dall'ala comunista della coalizione 'Apruebo Dignidad'.

Le sue posizioni sulle dittature latinoamericane evidenziano un contrasto profondo: Boric ha definito apertamente i regimi di Cuba, Venezuela e Nicaragua come violatori dei diritti umani, affermando che “non si può essere di sinistra e rimanere in silenzio di fronte alla repressione”.

Jara, invece, ha evitato di definire "dittatura" quei governi, rifugiandosi nell'autodeterminazione e in fattori esterni come le sanzioni e il clima. Questo contrasto ha riacceso il dibattito sulla coerenza morale della sinistra cilena e sul suo rapporto con i regimi autoritari del continente.

Elezioni con ombre ideologiche

Il Cile si reca questo domenica 16 novembre alle urne per eleggere il presidente, i deputati e parte del Senato.

Jara compete in un contesto altamente polarizzato, con il destra José Antonio Kast che guida leggermente nei sondaggi e gli analisti che prevedono una possibile seconda tornata a dicembre.

Il giro discorsivo della candidata comunista —ora addolcito dalle sue dichiarazioni sugli “uragani”— è visto come un tentativo di non alienare l’elettore moderato, anche a costo della sua credibilità.

Mentre settori della sinistra radicale la accusano di “cedere al discorso borghese”, altri criticano la sua ambiguità e la mancanza di autocritica di fronte a regimi che perseguitano e incarcerano oppositori.

Cuba come specchio di contraddizioni

Il caso Jara illustra come il tema cubano continui a essere una ferita aperta nella sinistra latinoamericana.

Mentre alcuni settori continuano a giustificare il regime con argomentazioni sul “blocco”, altri riconoscono che nell'isola non ci sono libertà di stampa, pluralismo politico né elezioni autentiche.

A meno di 24 ore dal voto, le parole della candidata comunista hanno posto Cuba —e il suo modello di controllo politico— al centro di una campagna in cui la difesa della democrazia è diventata il punto di divisione della sinistra cilena.

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