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Il economista cubano Mauricio De Miranda Parrondo ha lanciato un duro proclama in cui chiede le dimissioni immediate di Miguel Díaz-Canel, del primo ministro Manuel Marrero e di tutta la direzione del governo, ai quali attribuisce la responsabilità della crisi economica, sociale e morale che attraversa il paese.
La dichiarazione, pubblicata su Facebook, arriva dopo il messaggio di Laura María Gil González, che ha chiesto trasparenza nel caso di suo padre - l'ex ministro dell'Economia Alejandro Gil - imputato per reati gravi come spionaggio, malversazione, corruzione e riciclaggio di denaro, tra gli altri.
"Presidente: dimissioni. Primo ministro: dimissioni."
Nel suo testo, De Miranda Parrondo ha spiegato che, sebbene sia stato uno dei critici più severi della gestione di Alejandro Gil, ora il suo sguardo si rivolge al nucleo del potere che lo ha sostenuto.
"Ho criticato la gestione di Alejandro Gil, ma non solo per lui, bensì per il sistema che rappresentava e che continua a essere pietrificato, con tutta la sua forza oppressiva e incapace di affrontare con dignità le esigenze del popolo", ha scritto.
L'economista ha paragonato la situazione cubana a quella del Vietnam, ricordando che nel 2023 l'allora presidente Nguyen Xuân Phúc si è dimesso dopo la scoperta di casi di corruzione nel suo governo, anche se lui stesso non era direttamente coinvolto.
"Provò vergogna e non cercò di attaccarsi al potere", sottolineò De Miranda, in diretta allusione a Díaz-Canel.
A partire da quella comparazione, ha lanciato il suo messaggio più incisivo:
Signor Díaz-Canel: come è possibile che una persona che lei ha licenziato con gratitudine per la sua gestione sia stata non solo corrotto, ma anche spia? Se è così, qual è la sua responsabilità? Signor Marrero: come è possibile che il vicepremier e ministro dell'Economia sia stato accusato di spionaggio sotto i suoi occhi e lei non lo sapesse? Voi siete responsabili di questo, ha precisato.
E concluse con un'esortazione senza precedenti da un accademico cubano:
"Presidente: dimissioni. Primo ministro: dimissioni. Deputati: convochino un'Assemblea Costituente liberamente eletta e poi si dimettano anche loro. Voi non siete la soluzione, siete il problema. È a causa vostra che siamo dove siamo", ha sottolineato.
De Miranda ha chiarito che la sua posizione critica nei confronti del governo non implica un sostegno alle sanzioni economiche degli Stati Uniti, alle quali si oppone fermamente, ma ha sottolineato che la principale responsabilità della debacle cubana ricade sull'incompetenza della leadership interna.
"Queste mie parole non smetteranno mai di considerare gli effetti nocivi delle sanzioni, ma siete voi i principali responsabili della débacle del paese. E per vergogna, dovreste andvene", ha sottolineato.
Una frattura nel discorso ufficiale
Il pronunciamento di De Miranda avviene in mezzo a una tempesta politica a L'Avana.
La figlia di Alejandro Gil -fino a poco tempo fa una funzionaria del Ministero del Commercio Estero (MINCEX)- ha rotto il silenzio e ha messo in discussione la versione ufficiale della Procura, mentre chiede un processo "a porte aperte" e trasmesso in televisione.
Laura Gil ha richiesto che si informi con chiarezza sui presunti paesi coinvolti e sui fatti concreti delle accuse. La sua richiesta è eccezionale nel contesto cubano, dove la censura, la paura e la mancanza di accesso all'informazione sono la norma.
In contrasto, la sorella dell'ex ministro, María Victoria Gil, ha dichiarato dalle Canarie di sentirsi "ferita e imbarazzata" e ha chiesto che, se venisse provata la colpevolezza di suo fratello, "cada su di lui tutto il peso della legge".
Nel frattempo, le strutture ufficiali del Partito Comunista hanno promosso sui social l'hashtag #CeroImpunidad, sostenendo l'operato della Procura e rafforzando il discorso della "tolleranza zero" contro la corruzione, nonostante l'evidente opacità del processo giudiziario.
Crisi politica e totale sfiducia
Il caso di Alejandro Gil ha scatenato un terremoto politico. Per la prima volta in anni, una voce vicina all'ambiente governativo mette apertamente in discussione la versione dello Stato. E ora, un economista cubano di riconosciuto prestigio internazionale rompe con ogni prudenza diplomatica per esigere le dimissioni totali della leadership.
Gli analisti sottolineano che il testo di De Miranda non è solo una critica morale, ma un diagnostico del collasso istituzionale del paese, dove la corruzione, la repressione e l'inefficienza hanno distrutto quel poco che restava di credibilità ufficiale.
L'economista evoca anche i processi stalinisti di Mosca, tra il 1936 e il 1938, per avvertire sui parallelismi tra i processi politici di allora e le accuse attuali a Cuba:
" A Mosca, migliaia di rivoluzionari furono condannati per crimini falsi. A Cuba non si tratta di questo: questi corrotti non sono rivoluzionari. Né Gil, né coloro che lo accusano, né chi oggi dirige la sofferente Cuba."
Un appello alla vergogna e alla responsabilità
Il messaggio di De Miranda ha avuto una vasta diffusione sui social media ed è stato condiviso da centinaia di utenti dentro e fuori dell'Isola.
La sua esortazione alla rinuncia della cupola governante indica ciò che molti cittadini sentono: che il potere a Cuba ha perso ogni legittimità morale.
Nel frattempo, migliaia di cubani continuano a essere intrappolati in una crisi senza via d'uscita: con un'inflazione fuori controllo, blackout costanti, salari che non coprono il cibo di base e un esodo di massa che svuota le strade.
In mezzo a questo panorama, le parole dell'economista riassumono il malcontento collettivo: "Voi, tutti, non siete in grado di tirare il nostro paese fuori dalla terribile crisi in cui ci troviamo. Voi non siete la soluzione, Siete IL PROBLEMA. È per colpa vostra che siamo dove siamo".
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