Giornalista ufficialista sul caso Gil: “Cinico, disprezzabile e traditore. Come controllavano e valutavano il lavoro?”

La giornalista ufficialista Ana Teresa Badía ha reagito con fermezza all'imputazione dell'ex ministro dell'Economia Alejandro Gil Fernández per molteplici reati, tra cui spionaggio e riciclaggio di denaro. L'ex diplomatico Carlos Alzugaray ha sostenuto la sua posizione e ha suggerito che la pubblicazione del caso risponda a calcoli politici prima del congresso del Partito Comunista, previsto per aprile 2026.

Gil era considerato uno degli uomini di maggiore fiducia del governante Miguel Díaz-CanelFoto © Mesa Redonda e Cubadebate

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La giornalista cubana Ana Teresa Badía ha definito “cinico, spregevole e traditore” l’ex vicepremier ed ex ministro dell’Economia Alejandro Gil Fernández, dopo essere stato accusato di reati gravi, e ha chiesto chiarimenti su come fosse supervisionato il suo lavoro all'interno del Governo.

La vigilia, una nota poco consistente della Fiscalía Generale della Repubblica diffusa da fonti ufficiali ha informato che è stato accusato Gil di reati che includono spionaggio, malversazione, corruzione, riciclaggio di denaro, evasione fiscale e traffico di influenze.

Captura di Facebook/Ana Teresa Badía

Secondo il comunicato, l'indagine è stata controllata dagli organi del Ministero dell'Interno e sono state richieste per gli imputati “sanzioni privative della libertà, in corrispondenza con i reati commessi”.

Al riguardo, Badía ha reagito con fermezza sul suo profilo di Facebook e, oltre ai giudizi nei confronti del funzionario, ha messo in discussione come venisse monitorata la sua performance nel ruolo.

“Come controllavano e valutavano il lavoro?”, ha sottolineato la reporter riguardo a Gil, che ha persino scambiato messaggi pubblici di congratulazioni e ringraziamenti con il presidente Miguel Díaz-Canel, quattro giorni dopo la sua destituzione, a febbraio 2024.

Captura di Facebook/Carlos Alzugaray

Badía ha anche richiesto che vengano rivelati i nomi degli altri coinvolti nel caso e che il processo venga trasmesso pubblicamente “per trasparenza informativa”.

“Tutto questo processo deve essere esemplare, in un contesto in cui, dolorosamente, la corruzione dei pubblici funzionari guadagna terreno,” ha aggiunto.

La giornalista ha criticato, inoltre, il discorso con cui l'ex ministro era solito dare la colpa alla popolazione per i problemi economici del paese. “Con la sua menzogna derisoria e spudorata… la colpa era sempre del popolo, a cui bisognava urlare”, ha scritto.

Alle critiche di Badía si è unito l'ex diplomatico e analista politico Carlos Alzugaray, che attraverso il proprio profilo sui social ha sostenuto le sue argomentazioni e ha messo in guardia sul momento politico in cui è stata resa pubblica l'accusa.

“Attira molto l'attenzione che dopo mesi di assoluto segreto venga pubblicato questo comunicato della Procura che dice molto, ma non comunica nulla,” ha sottolineato.

Alzugaray ha considerato che la decisione di rendere pubblica la questione proprio ora potrebbe rispondere a una strategia politica in vista del prossimo Congresso del Partito Comunista (aprile 2026), dove, ha affermato, sarà necessario “spiegare ai delegati cosa è successo e chiedere supporto per il rinnovo della dirigenza, a cominciare dal presidente e primo segretario, ma includendo anche il vicepresidente, il primo ministro e altri membri dell’alta gerarchia”.

La combinazione di entrambe le dichiarazioni, quella di una giornalista ufficialista e quella di un ex diplomatico, rivela un livello insolito di critica interna nei confronti di un caso che mette in discussione la vigilanza e la trasparenza nelle più alte sfere del potere cubano.

Asimismo, l'attore cubano Luis Alberto García ha reagito con sarcasmo all'annuncio ufficiale dell'ex vicepremier, il quale, a suo avviso, sarà giudicato per un catalogo di reati che sembrano tratti da un romanzo di corruzione ad alto livello.

“Dovrebbe essere 'molto sciocco' quel signore per aver tentato di ergersi a unica patata guasta in quel sacco,” ironizzò García.

Il caso di Alejandro Gil Fernández, considerato fino a poco tempo fa uno degli uomini di maggiore fiducia del governo di Miguel Díaz-Canel, segna un nuovo episodio nella crisi di credibilità della dirigenza cubana, in mezzo a un deterioramento economico senza precedenti.

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