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Il regime cubano ha informato che oltre centomila habaneri marceranno il prossimo 28 ottobre in omaggio al comandante Camilo Cienfuegos e "contro il blocco", nonostante la crisi sanitaria, energetica e le avverse condizioni climatiche che attraversa il paese.
Secondo quanto riportato da media ufficiali, la mobilitazione fa parte della Giornata Ideologica Camilo-Ché ed è stata annunciata durante una riunione presieduta da Liván Izquierdo Alonso, primo segretario del Partito Comunista all'Avana, e Yanet Hernández Pérez, governatrice della capitale.
L'evento includerà la partecipazione di dirigenti politici, organizzazioni giovanili e studentesche, e aziende statali, e si svolgerà — secondo il regime stesso — per “rafforzare la coesione sociale e il senso di appartenenza”.
Indignazione sui social network
La convocazione arriva quando il paese vive uno dei momenti più critici dell'anno: ospedali sopraffatti, blackout generalizzati, focolai epidemici e la minaccia dell'uragano Melissa, che potrebbe colpire l'oriente cubano da mercoledì. Secondo quanto riportato da il Centro Nazionale degli Uragani degli Stati Uniti, la tempesta tropicale potrebbe trasformarsi in uragano nelle prossime ore e provocare piogge torrenziali e venti distruttivi a Guantánamo, Santiago di Cuba e Granma, mentre il governo non ha ancora comunicato misure preventive concrete.
Sui social media, la pubblicazione dell'annuncio ha provocato un'ondata di critiche e indignazione. “Ehi, fermatevi con quelle manifestazioni, la quantità di virus che circola e poi la situazione dei trasporti e del carburante e ora un'altra manifestazione il 28, fino a quando, non pensate o cosa”, ha scritto un'utente.
Un altro ha commentato: “Il 28 un uragano di grande intensità colpirà la zona orientale e a L'Avana si dice che centomila habaneri parteciperanno a una sfilata. Le cose di Narnia.” Un terzo utente ha reclamato: “Signori, smettetela di ridere, usate quel petrolio per disinfettare, mobilitate risorse a favore del popolo, fino a quando questa indifferenza?”
Molti messaggi hanno evidenziato che il governo continua a destinare risorse ad atti politici mentre il paese affronta focolai di dengue, scarsità di cibo e mancanza di trasporti.
“Con dengue, malattie virali, fame, ciclone, là il pazzo che va”, ha scritto un internauta. “Marceranno habaneri OBBLIGATI!!!”, ha aggiunto un altro.
La sensazione di esaurimento si è ripetuta ancora e ancora nei commenti: “Per Dio, invece di occuparsi della salute del popolo continuano con queste manifestazioni che non risolvono nulla. Destinate quel petrolio per disinfestare e poter eradicare le zanzare che stanno causando tanti problemi. Sembra che i dirigenti non pensino.” Una frase ha sintetizzato il sentimento generale: “Non c'è cibo, non c'è luce, non ci sono medicine… ma ci sono manifestazioni.”
Un paese in collasso
L'annuncio arriva in un contesto nazionale deteriorato. Il Sistema Elettrico Nazionale è parzialmente collassato questo giovedì, lasciando gran parte del paese senza corrente per ore. Il deficit di generazione ha raggiunto i 1.818 megawatt a fronte di una domanda di 2.526, con appena 1.550 megawatt disponibili, secondo i dati ufficiali. La mancanza di carburante, i guasti nelle centrali termoelettriche e la paralisi di decine di unità di generazione distribuite hanno aggravato i blackout che ormai fanno parte della vita quotidiana.
La situazione sanitaria, da parte sua, continua a peggiorare, con ospedali saturi, mancanza di farmaci e fumigazione irregolare. L'Osservatorio Cubano dei Diritti Umani ha richiesto al regime di dichiarare l'emergenza sanitaria nazionale, di fronte all'aumento dei casi di dengue, chikungunya e oropouche, e al collasso del sistema sanitario.
Solo in una settimana sono stati registrati più di 13.000 casi di febbre in tutto il paese, con trasmissione attiva di vari virus e gravi carenze di medicinali e personale medico. Nonostante questo scenario, il governo mantiene il suo piano di mobilitare migliaia di persone verso la Plaza de la Revolución, utilizzando carburante, trasporti e personale statale in mezzo alla scarsità.
“Il paese sta crollando.”
Negli ultimi giorni, l'attore Luis Alberto García ha espresso il suo rifiuto per le marce e le tribune ufficiali del regime, in mezzo alla crisi che oggi si aggrava. Sul suo profilo Facebook ha scritto: “Sinceramente non credo che questa policrisi nazionale sia il contesto giusto per continuare a inventare sfilate e tribune. Il paese sta andando in pezzi. Non si rendono conto coloro che respirano in quella dimensione ‘altra’ che abitano? Lo sanno e, nonostante ciò, continuano con le loro mance?” Nello stesso testo ha aggiunto che “sarebbe più patriottico, empatico e coerente dedicare la tribuna, la marcia o la CONGA agli ammalati e ai defunti per arbovirus nelle province matanceras. Dico io.”
Le sue parole, pubblicate pochi giorni prima della nuova convocazione, tornano d'attualità di fronte all'insistenza del regime nel riempire le strade mentre il paese si svuota di risorse. Sui social, i cubani ripetono la loro frustrazione: “Per favore, smettete di giocare con la vita di un intero paese, siamo malati, deboli per mancanza di cibo, farmaci e voi convocando manifestazioni. Prendete quel petrolio e disinfettate per terra e per aria.”
Mentre la popolazione sopravvive tra black-out, epidemie e scarsità, il governo insiste nella propaganda e nei slogan. Cuba sta crollando, ma il regime continua a procedere.
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