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Il progetto Represores Cubanos, della Fondazione per i Diritti Umani a Cuba (FDHC), ha aggiunto due cittadini di Holguín alla sua lista di collaboratori della Polizia Politica, dopo essere stati accusati di registrare e denunciare manifestanti che sono scesi in strada nel comune di Gibara la notte del 13 settembre.
Los segnalati sono Adrián Pupo Cuesta, alias “El Mocho”, e Wilder César Tejeda Ruiz, che, secondo le denunce, hanno utilizzato i loro telefoni cellulari per registrare i vicini durante la protesta pacifica contro i blackout e successivamente hanno consegnato quel materiale al Dipartimento della Sicurezza dello Stato (DSE).
Fermi dopo la protesta
Come conseguenza diretta di quelle delazioni, almeno sette gibareños sono stati arrestati nella mattina del 14 settembre.
Tra i detenuti sono emersi i nomi di Dairan Bermúdez Batista (“Chelli”), Reymundo Galbán Claro (“El Chino”) e Pedro José (“Porrón”), mentre i familiari denunciano che altri giovani rimangono in stato di isolamento.
I fatti si sono svolti dopo che decine di abitanti della località di Güirito, a Gibara, sono scesi in strada con pentole, lanterne e slogan per richiedere elettricità, cibo e libertà, dopo oltre 24 ore senza servizio elettrico.
La protesta è stata documentata in video che hanno circolato ampiamente sui social media e che mostrano uomini e donne che colpiscono delle pentole e gridano “Vogliamo corrente e acqua!”.
La versione ufficiale
Medios ufficiali come Realidades desde Holguín e il canale Gibaravisión hanno cercato di minimizzare l'impatto della protesta, assicurando che la manifestazione si sia svolta in un'atmosfera di “empatia e rispetto”, che le autorità locali siano intervenute per dialogare con la popolazione e che i residenti siano tornati a casa in modo pacifico.
Tuttavia, poche ore dopo hanno cominciato a circolare immagini di pattuglie che percorrevano le strade di Gibara e di agenti della Polizia Nazionale Rivoluzionaria (PNR) che arrestavano cittadini, il che contraddiceva il racconto governativo. Attivisti hanno descritto l'operazione come una “caccia” contro i manifestanti.
Il ruolo degli informatori
Il progetto represorescubanos.com, che indaga ed espone i responsabili della repressione sull'isola, ha evidenziato che Pupo Cuesta e Tejeda Ruiz fanno parte del meccanismo di sorveglianza e delazione utilizzato dal regime cubano per soffocare le legittime espressioni dei cittadini.
“Questi collaboratori a basso profilo mettono a rischio la sicurezza dei propri vicini e agiscono come complici abietti di un sistema che nega diritti fondamentali alla popolazione”, indica la FDHC nella sua denuncia.
L'organizzazione ha avvertito che continuerà a documentare casi simili e ha avvertito i informatori che potrebbero affrontare conseguenze internazionali come la negazione di visti o l'invio di rimesse.
Contesto nazionale
La manifestazione a Gibara si è svolta appena tre giorni dopo un nuovo collasso del Sistema Elettrico Nazionale, causato dall'uscita della termoelettrica Antonio Guiteras, il che ha provocato il quinto blackout generale in meno di un anno.
La crisi energetica ha intensificato il malcontento sociale in tutta Cuba. La mancanza di elettricità influisce direttamente sulla fornitura di acqua e sul funzionamento degli ospedali, mentre la popolazione affronta la scarsità di cibo e medicine.
Le proteste di settembre a Gibara si aggiungono ad altre espressioni di malcontento registrate negli ultimi mesi in diverse province del paese. Sebbene il governo insista sul fatto che si tratti di incidenti isolati, l'aumento delle manifestazioni rivela un crescente discontento da parte dei cittadini.
Un avviso ai informatori
La FDHC ha concluso la sua denuncia esortando i collaboratori del DSE ad abbandonare quel lavoro di sorveglianza: “Ricordiamo loro che le loro vittime e i familiari li conoscono bene, e che le loro azioni comportano una responsabilità penale duratura”.
Nel frattempo, gli abitanti di Gibara continuano a chiedere la liberazione dei detenuti e la fine della repressione contro coloro che, in mezzo all'oscurità e alla disperazione, richiedevano solo il minimo: luce, cibo e libertà.
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