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Tre cacciatorpediniere di missili guidati della Marina degli Stati Uniti continuano la loro avvicinamento alle coste del Venezuela e questa settimana potrebbero assumere posizioni strategiche nei Caraibi, hanno confermato fonti del Pentagono citate dal Miami Herald.
La manovra costituisce il fulcro di una nuova operazione militare ordinata dal presidente Donald Trump per combattere i cartelli della droga in America Latina.
I vascelli —il USS Sampson, l'USS Jason Dunham e l'USS Gravely— fanno parte della classe Arleigh Burke, considerata la spina dorsale della flotta di superficie statunitense. Conosciuti per la loro versatilità e potenza di fuoco, i cacciatorpediniere sono progettati per contrastare minacce simultanee in aria, mare e terra, oltre a missioni antisom.
La presenza di queste navi da guerra di fronte al Venezuela rappresenta uno dei dispiegamenti navali più robusti degli Stati Uniti nei Caraibi negli ultimi anni e invia un messaggio chiaro a Caracas in un momento di massima tensione politica e militare.
Il sistema Aegis: Il cuore del dispiegamento
Al centro della capacità di combattimento dei cacciatorpediniere si trova il sistema Aegis, una rete avanzata di radar e missili che consente di rilevare, tracciare e neutralizzare molteplici minacce in tempo reale.
Sviluppato durante la Guerra Fredda e costantemente modernizzato, Aegis conferisce a queste imbarcazioni un vantaggio tecnologico che poche marine nel mondo possono eguagliare.
Ogni nave dispone di un lanciatore verticale con 96 celle in grado di lanciare missili da crociera Tomahawk a lungo raggio, intercettori antiaerei, razzi antisommergibile e altri proiettili ad alta precisione.
Inoltre, incorporano cannoni navali da 5 pollici e sistemi Phalanx di difesa ravvicinata, progettati per distruggere missili o aerei che riescono a penetrare le difese esterne.
La combinazione di queste capacità rende il gruppo di cacciatorpediniere un elemento dissuasivo chiave, non solo contro il narcotraffico, ma anche in uno scenario di tensione geopolitica come quello che circonda il Venezuela.
Un dispiegamento su larga scala
Secondo funzionari della difesa statunitense, l'operazione coinvolge circa 4.000 marinai e fucilieri di marina, supportati da aerei da pattuglia marittima P-8 Poseidon —specializzati nella rilevazione di sottomarini e imbarcazioni a lunghe distanze—, altre navi di supporto e almeno un sottomarino nucleare d'attacco.
La Casa Bianca ha insistito nel fatto che l'obiettivo della missione è fermare il flusso di droga verso gli Stati Uniti e smantellare le reti criminali transnazionali. Tuttavia, gli analisti militari segnalano che l'entità e la natura del dispiegamento riflettono anche un'intenzione di pressione diretta sul regime di Nicolás Maduro, accusato da Washington di guidare il Cartello dei Sole.
“El presidente Trump è stato chiaro: è disposto a utilizzare ogni strumento del potere statunitense per fermare le droghe che inondano il nostro paese e portare davanti alla giustizia i responsabili”, ha dichiarato la portavoce Karoline Leavitt in una recente conferenza stampa.
Caracas risponde con i miliziani
La reazione di Caracas non si è fatta attendere. Maduro ha annunciato lunedì la mobilitazione di 4,5 milioni di miliziani in tutto il paese per “difendere la sovranità nazionale”.
In un discorso trasmesso in televisione, Maduro ha affermato che le milizie contadine e operaie saranno dotate di fucili e missili per garantire la difesa di "mari, cieli e terre" di fronte alla minaccia statunitense.
Sebbene la Milizia Bolivariana sia formalmente uno dei cinque componenti delle Forze Armate Nazionali, gli esperti evidenziano che la sua capacità operativa è limitata rispetto alla potenza navale e aerea dispiegata dagli Stati Uniti.
Escalata regionale
Il dispiegamento di cacciatorpediniere nelle acque vicine al Venezuela si aggiunge a una serie di misure di Washington che hanno aumentato la pressione su Caracas: la designazione di diversi cartelli latinoamericani come organizzazioni terroristiche, l'inclusione del Cartello dei Soli in quella lista e l'offerta di 50 milioni di dollari di ricompensa per la cattura di Maduro.
L'operazione navale ha suscitato preoccupazione in America Latina. Il governo messicano ha avvertito che le azioni unilaterali di Washington potrebbero aprire la porta a un intervento diretto nella regione.
Le organizzazioni per i diritti umani, dal canto loro, hanno messo in discussione l'uso di basi come quella di Guantánamo per deportare presunti membri di organizzazioni criminali arrestati durante operazioni migratorie.
Tra il narcotraffico e la geopolitica
Sebbene la giustificazione ufficiale del Pentagono sia la lotta contro il narcotraffico, la posizione dei cacciatorpediniere di fronte al Venezuela ha un forte componente geopolitico.
Il Caribico, storicamente sensibile per la sicurezza regionale, torna a diventare scenario di confronto tra Washington e un governo alleato di La Habana.
La imminente arrivata delle navi in posizioni strategiche di fronte alle coste venezuelane aumenta la tensione e rafforza la percezione che gli Stati Uniti siano disposti a intensificare la loro pressione contro Maduro oltre le sanzioni economiche e diplomatiche.
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