“Basta con tanto crimine contro di me, assassini! Perché non mettono in prigione Sandro Castro e invece mio figlio?”. Il grido di Haydée Galbán Casals, una madre cubana di 76 anni, risuona con rabbia e dolore in un video che circola sui social media, denunciando ciò che considera un'ingiustizia sistematica contro la sua famiglia da parte del regime cubano.
Haydee chiede libertà per suo figlio, Leonardo Cantillo Galbán, condannato di recente dalle autorità cubane a 10 anni di carcere per un presunto reato di sfruttamento della prostituzione. La sua famiglia sostiene che si tratti di un'accusa preconfezionata, la terza in oltre due decenni di quella che definiscono una persecuzione senza tregua.

“Mi hanno distrutto la vita. Ho due figli in Spagna che non vedo da 14 anni, un nipote negli Stati Uniti, e l'unico che ho qui me lo tengono in prigione… Ladri, assassini!”, denuncia Haydée.
Ricardo Galbán, brother of the detained and Cuban activist in exile, also raised his voice. In a video recently published, he recalled that he was exiled almost 15 years ago and that, since then, his family has been the target of the State Security's wrath in Baracoa.
“Al mio fratello Leonardo sono state confezionate tre accuse in momenti diversi. Ha scontato più di 27 anni di carcere. Ora era in libertà condizionata, lavorando in una falegnameria, rispettando quanto stabilito… e sono andati a fermarlo di nuovo,” ha denunciato Ricardo.
Según il suo testimonianza, questo nuovo arresto sarebbe per revocare la sua libertà vigilata, senza una spiegazione chiara, sotto un pretesto che la famiglia considera parte del modello repressivo contro coloro che non si allineano con il governo.
Ricardo accusa la Seguridad dello Stato di Baracoa di non tollerare che la sua famiglia sia diventata un simbolo di resistenza e dignità all'interno di una comunità che, sempre di più, perde la paura.
“Quello che non perdonano è che la mia casa è diventata uno spazio di incontro, di messaggi di libertà, di persone che non stanno in silenzio”, ha sottolineato.
La storia di questa famiglia tocca corde sensibili in una nazione fratturata dalla repressione, dalla separazione familiare e dall'esilio forzato. Sui social media crescono le espressioni di solidarietà e gli appelli a rendere visibile il caso di Leonardo, uno in più tra i centinaia di prigionieri politici che, secondo organizzazioni indipendenti, affollano oggi le carceri cubane.
Domande frequenti sulla repressione e i prigionieri politici a Cuba
Chi è Leonardo Cantillo Galbán e perché è in prigione?
Leonardo Cantillo Galbán è un prigioniero politico cubano condannato a 10 anni di prigione per un presunto reato di sfruttamento della prostituzione. La sua famiglia afferma che le accuse sono fabricate e che si tratta di una persecuzione politica da parte del regime cubano a causa della sua dissidenza politica.
Perché la madre di Leonardo Cantillo Galbán denuncia il regime cubano?
La madre di Leonardo, Haydée Galbán Casals, denuncia il regime cubano per quella che considera uningiustizia sistematica contro la sua famiglia. Afferma che suo figlio è vittima di accuse infondate come parte di un modello repressivo verso coloro che non si allineano con l'ufficialismo e chiede la sua immediata liberazione.
Come ha influito il regime cubano sulla famiglia di Leonardo Cantillo Galbán?
La famiglia di Leonardo è stata bersaglio di persecuzione da parte della Sicurezza dello Stato a Baracoa. Leonardo ha scontato più di 27 anni di carcere e ha affrontato diverse cause penali considerate fabricate. Suo fratello, Ricardo Galbán, è stato esiliato quasi 15 anni fa e denuncia che la loro casa è diventata un simbolo di resistenza, il che ha intensificato la vendetta del regime contro di loro.
Qual è il contesto attuale di repressione a Cuba secondo questa notizia?
Il contesto attuale a Cuba è caratterizzato da un'intensa repressione nei confronti degli oppositori al regime. La detenzione di prigionieri politici e l'uso di accuse fabbricate sono strategie del governo per mettere a tacere la dissidenza. Le famiglie colpite affrontano separazione ed esilio forzato, e gli attivisti denunciano un pattern sistematico di violazioni dei diritti umani.
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