In piena madrugada e sotto l'ombra di un prolungato blackout, la funzionaria del regime Susely Morfa González è riapparsa a Santa Clara per guidare un dispiegamento di polizia che, più che prevenire reati, è servito da avvertimento a una cittadinanza stanca del collasso elettrico.
El operativo, parte di un esercizio nazionale di “prevenzione e contrasto al crimine”, è stato utilizzato come piattaforma politica da Morfa González, recentemente designata a capo del Partito Comunista a Villa Clara. Il suo messaggio non ha lasciato spazio a dubbi: lo Stato è in allerta, le strade sono sorvegliate e qualsiasi manifestazione di dissenso sarà contenuta.

Il lavoro preventivo è essenziale per promuovere la disciplina sociale, ha affermato la leader, in una frase che riassume la strategia del regime per affrontare il crescente malcontento: maggiore controllo, più pattuglie, maggiore presenza della polizia. Tutto questo, mentre comuni come Caibarién e Cifuentes accumulano oltre 14 ore consecutive senza elettricità e le lamentele dei cittadini si moltiplicano.
La messa in scena, accuratamente promossa da profili ufficiali, non è casuale. Il regime cubano, incapace di garantire servizi essenziali, ricorre alla paura come strumento di governabilità. E Morfa, figura simbolo dell'obbedienza ideologica, svolge il ruolo che ci si aspetta da lei: rafforzare il discorso dell'ordine a tutti i costi.
Ore prima, la stessa Morfa aveva visitato l'azienda elettrica provinciale per coordinare la distribuzione dei carichi. Ma, lontano dall'offrire soluzioni concrete, si è limitata a "sollecitare" l'attenzione sui rapporti, mentre il deficit energetico provinciale si avvicina ai 200 MW.
Invece di spiegare le cause del blackout o assumersi responsabilità, il regime sceglie di mostrarsi forte nelle strade. La vigilanza notturna a Santa Clara, guidata direttamente da un alto esponente del PCC, non è una misura di protezione, ma un atto di intimidazione.
Il messaggio è chiaro: se ci sono proteste per i blackout, ci sarà repressione. E per ricordarlo, Susely Morfa —la stessa che nel 2015 ha dichiarato di essere stata a un Vertice a Panama con il suo stipendio da psicologa— torna in scena, non per dare risposte, ma per garantire che il silenzio resti in vigore.
Proteste cittadine: Cacerolazos, cartelli e grida nell'oscurità
Mentre il regime dispiega il suo apparato repressivo, i cubani continuano a esprimere il loro scontento in modi sempre più visibili e coraggiosi.
Negli ultimi mesi, sono state segnalate proteste spontanee in diverse località del paese, compresi cacerolazos nei quartieri dell'Avana come Vedado, Alamar e Playa, dove i residenti hanno percosso le pentole e urlato slogan contro i blackout e la mancanza di cibo.
Inoltre, sono apparsi manifesti di contestazione su muri e pareti di città come Regla, a L'Avana, e Santa Fe, sull'Isola della Gioventù, con messaggi come “Fino a quando”, “Ci stanno uccidendo” e “Abbasso il comunismo”. Queste espressioni di malcontento riflettono il crescente disagio della popolazione di fronte alla crisi energetica e alla repressione governativa.
In Bayamo e Cienfuegos, i cittadini sono scesi in strada per denunciare i prolungati blackout e la scarsità di cibo, affrontando la repressione della polizia. Video condivisi sui social media hanno mostrato vicini che urlavano “Vogliamo corrente, vogliamo cibo!” mentre erano circondati dalle forze dell'ordine.
Queste manifestazioni, sebbene represse, evidenziano una crescente resistenza da parte dei cittadini di fronte alla crisi e alla mancanza di soluzioni da parte del regime. L'emergere di manifesti, battiture di pentole e proteste in pubblico sono segnali che il popolo cubano sta perdendo la paura e richiedendo cambiamenti reali.
In questo contesto, la presenza di figure come Susely Morfa in operazioni di polizia durante i blackout non fa altro che rafforzare la percezione di un governo più preoccupato a mantenere il controllo che a risolvere i problemi che affliggono il suo popolo.
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