La giornalista indipendente Camila Acosta ha denunciato questo 20 maggio, Giorno dell'Indipendenza di Cuba, di essere sotto sorveglianza poliziesca arbitraria nella sua abitazione, in un ulteriore atto di stalking sistematico contro le voci critiche al regime dell'Avana.
“Oggi ho una sorveglianza poliziesca davanti a casa mia. Ci sono sei persone: un pattugliamento con due ufficiali in uniforme, tre donne vestite in borghese (del gruppo noto come Le Mariane, incaricato di reprimere le donne oppositrici), e almeno un ufficiale della Sicurezza dello Stato in borghese, nascosto nell'angolo,” ha scritto Acosta su Facebook.

In questo senso, il sito Cubanet ha denunciato la situazione su X: L'intero paese è al buio, non ci sono alimenti, la gente dorme a malapena, i dittatori chiedono solo più "resistenza" e incolpano il "blocco"; ma per reprimere una donna che dissente hanno risorse a volontà.
123 anni dopo, repressione invece di libertà
Il 20 maggio si commemorano 123 anni dalla fondazione della Repubblica di Cuba, quando nel 1902 è stata innalzata per la prima volta la bandiera nazionale in una nazione formalmente libera. Tuttavia, la data è ignorata dall'apparato ufficiale ed è spesso segnata da operazioni repressive contro attivisti, giornalisti e oppositori.
"La dittatura, la stessa che ha interrotto quel processo repubblicano, tenta di cancellare questa data trascendentale. Al contrario, reprime coloro che pensano in modo diverso", ha denunciato la reporter.
Acosta ha sottolineato che questo tipo di misure restrittive non sono eccezionali, ma si verificano ogni anno in date simboliche, come parte di una strategia per silenziare il dissenso politico.
“Anche se presa nella mia casa, sono libera.”
In un messaggio di resistenza personale, la giornalista ha riaffermato il suo impegno per la verità: “Anche se detenuta arbitrariamente a casa, sono libera perché dico ciò che penso, perché difendo i valori in cui credo, perché cerco di essere un fattore di cambiamento per il mio paese.”
Cuba continua a essere uno dei paesi più repressivi per l'esercizio del giornalismo indipendente in America Latina, con detenzioni arbitrarie, sorveglianza, minacce, esilio forzato e interruzioni di internet come strumenti abituali del controllo statale.
Attualmente, il regime ha arrestato più di mille persone che hanno alzato la voce e denunciato questo stato fallito.
Domande frequenti sulla repressione a Cuba e sulla situazione dei giornalisti indipendenti
Cosa è successo alla giornalista Camila Acosta nel Giorno dell'Indipendenza di Cuba?
Camila Acosta ha denunciato di essere sotto sorveglianza poliziesca arbitraria nella sua abitazione. Sei persone, inclusi ufficiali in uniforme e agenti della Sicurezza di Stato, la tenevano sotto controllo, il che rappresenta un atto di molestie sistematiche contro voci critiche al regime cubano.
Perché il regime cubano intensifica la repressione in date simboliche?
Il regime cubano intensifica la repressione in date simboliche come il Giorno dell'Indipendenza per silenziare il dissenso politico e cancellare la memoria storica di momenti chiave che contrastano con la sua narrativa ufficiale. Queste azioni mirano a impedire che attivisti, giornalisti e oppositori celebri o commemorino eventi che non si allineano con gli interessi del governo.
Qual è la situazione attuale del giornalismo indipendente a Cuba?
Cuba è uno dei paesi più repressivi per l'esercizio del giornalismo indipendente in America Latina. La repressione include arresti arbitrari, sorveglianza, minacce, esilio forzato e interruzioni di internet. Queste tattiche mirano a disarticolare qualsiasi iniziativa critica verso il regime e a limitare la libertà di espressione sull'isola.
Come influisce la repressione sui diritti umani a Cuba?
La repressione a Cuba influisce gravemente sui diritti umani, criminalizzando l'attivismo e la libertà di espressione. Gli oppositori e i giornalisti affrontano arresti, molestie e sorveglianza costante, mentre il regime utilizza leggi repressive per giustificare queste azioni. Questo crea un clima di paura e intimidazione che limita le possibilità di cambiamento politico e sociale nell'isola.
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