Secondo un recente rapporto dell'Osservatorio Cubano dei Diritti Umani e del mezzo indipendente elTOQUE, almeno 95 persone sono decedute negli ultimi cinque anni a Cuba per mano delle forze dell'ordine, inclusi oltre 40 decessi di detenuti nel 2024.
Il documento evidenzia che, inoltre, 287 persone sono state vittime di violenza poliziesca non letale nello stesso periodo.
Il rapporto è il risultato di un'ampia raccolta di dati effettuata sulla base di denunce sui social media, di segnalazioni da parte di organizzazioni come Cubalex, Justicia 11J e Prisoners Defenders, e di testimonianze di familiari.
Lo studio definisce la "violenza poliziesca" come l'uso improprio o eccessivo della forza da parte di agenti dello Stato, il che include aggressioni fisiche e violazioni dei diritti umani, in particolare nel sistema penitenziario cubano.
Secondo il rapporto, queste aggressioni si rivolgono in particolare a coloro che si oppongono pubblicamente al governo, aumentando i rischi per gli oppositori e per i prigionieri politici. "La violenza non avviene solo quando qualcuno muore; ci sono atti violenti che passano inosservati e sono costanti all'interno delle prigioni", affermano gli autori.
Il rapporto menziona gli ostacoli per ottenere dati precisi a causa della mancanza di trasparenza delle autorità cubane. Questo, secondo gli autori, "limita il dibattito pubblico e nasconde la realtà sotto il tappeto", rendendo difficile far emergere la gravità di questi casi.
Sono stati identificati almeno sette tipi di violenza fisica tra il 2018 e il 2023: abuso sessuale, detenzione arbitraria, esecuzioni extragiudiziali, negazione di assistenza medica, morte in custodia, uso di armi da fuoco e uso eccessivo della forza.
Tra i casi più allarmanti c'è quello di Aiser Roque Rivero, un ragazzo di 17 anni morto nel febbraio del 2023 mentre era sotto custodia della polizia a Villa Clara. La sua famiglia mette in discussione la versione ufficiale di suicidio e suo padre, Yoan Roque, afferma che Aiser viveva sotto costante ostilità dopo aver partecipato alle proteste dell'11 luglio 2021.
Testimoni affermano che il giovane è stato trovato morto in circostanze sospette dopo aver annunciato che si sarebbe piantato in protesta contro i suoi carcerieri. "Lo Stato è responsabile dell'integrità dei detenuti, ma in molti casi questa responsabilità viene ignorata", ha sottolineato il rapporto.
Il rapporto documenta anche altri casi di morti in custodia statale. Dei 95 decessi registrati, 76 sono avvenuti in centri di detenzione, e le cause includono suicidi, condizioni mediche non trattate e, in alcuni casi, uso di forza letale.
Le autorità cubane hanno mantenuto il silenzio o minimizzato l'importanza di questi incidenti e, secondo il rapporto, solo in rare occasioni i responsabili affrontano delle sanzioni.
Uno dei casi più indignanti di impunità della polizia è quello dell'assoluzione del sottotenente Yoennis Pelegrín Hernández, che ha sparato mortalmente al manifestante Diubis Laurencio Tejeda durante le proteste del 11 luglio nella Güinera.
D'altra parte, la violenza non si limita ai centri di detenzione. Negli ultimi cinque anni, 17 persone sono morte in spazi pubblici a seguito di interazioni con le forze di sicurezza.
Un esempio è il caso di Zinedine Zidane Batista Álvarez, un adolescente morto nel luglio del 2022 dopo essere stato colpito da un poliziotto a Santa Clara. Il rapporto sottolinea che i giovani che hanno partecipato alle proteste dell'11 luglio, come Zinedine, hanno subito costanti molestie e aggressioni da parte delle autorità.
Oltre ai decessi, il rapporto documenta numerosi casi di violenza non fatale. Le manifestazioni dell'11 e 12 luglio 2021 sono state particolarmente violente, con 129 dei 395 incidenti di abuso da parte della polizia registrati durante queste proteste. L'uso eccessivo della forza, le detenzioni violente e l'abuso sessuale risultano pratiche ricorrenti nella gestione delle manifestazioni e delle detenzioni degli oppositori.
La mancanza di trasparenza e il controllo statale sui mezzi di comunicazione impediscono che questi casi siano visibili, il che, secondo il rapporto, favorisce l'impunità e aggrava la situazione di vulnerabilità dei cittadini nei confronti delle autorità.
La protezione dell'immagine delle forze di sicurezza e la manipolazione delle informazioni ufficiali su questi incidenti contribuiscono a nascondere la violenza, conclude il rapporto.
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