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Il Venezuela, attraverso la rete statale Venezolana de Televisión (VTV), ha attribuito a Stati Uniti la responsabilità del blackout massivo che colpisce Cuba dal 18 ottobre. Il governo di Nicolás Maduro ha evidenziato come la crisi energetica sull'isola sia il risultato della "guerra economica" e delle sanzioni imposte dagli Stati Uniti, definendole un blocco ingiusto e una violazione dei diritti umani. Il comunicato sottolinea “gli sforzi dell'eroico popolo cubano e del presidente Díaz-Canel”, e fa un appello alla comunità internazionale, in particolare ai paesi dell'America Latina e dei Caraibi, a sostenere Cuba e a respingere le accuse di terrorismo da parte degli Stati Uniti.
Ricordiamo che il 30 agosto scorso il Venezuela è stato colpito da un blackout generale, che molti cittadini hanno interpretato come una strategia del chavismo per distogliere l'attenzione dalla grave situazione che vive il paese, che da quasi 10 anni è in recessione economica con iperinflazione, deterioramento accelerato della qualità dei servizi e interruzioni di corrente sempre più frequenti.
La caduta del petrolio venezuelano: parte del collasso cubano
Le esportazioni di petrolio venezuelano verso Cuba continuano a diminuire, passando da 96.300 barili al giorno (bpd) nel 2011 a soli 22.000 bpd a settembre 2024, una riduzione significativa rispetto ai 33.700 bpd registrati a giugno dello stesso anno. Questo calo è dovuto, in parte, alla fragilità dell'infrastruttura di PDVSA, ulteriormente aggravata da blackout, guasti nelle attrezzature e dalla mancanza di investimenti, a cui si aggiunge la corruzione. Nonostante ad agosto PDVSA e le sue joint venture siano riuscite a esportare 925.000 bpd, il dato più alto dal 2020, si trova ancora lontano dai 3.120.000 bpd prodotti nel 1998.
Attualmente, Nicolás Maduro dà priorità ai mercati che gli garantiscono pagamenti reali per il petrolio, come l'Asia (510.000 barili al giorno) e gli Stati Uniti (212.000 barili al giorno, gestiti da Chevron), oltre a 97.000 barili al giorno alla spagnola Repsol. Nel frattempo, Cuba cerca altri fornitori come la Russia, che invia combustibile da Kaliningrado.
In generale, le esportazioni venezuelane sono scese del 9% a settembre, con 42 navi che sono partite dalle acque venezuelane trasportando una media di 842.600 barili al giorno di greggio e combustibile, oltre a 267.000 tonnellate metriche di derivati del petrolio e prodotti petrolchimici. Con l'obiettivo di ridurre la dipendenza dal petrolio, il paese sta sviluppando altri settori, come l'esportazione di meduse verso la Corea del Sud.
D'altro canto, il paese sudamericano affronta una profonda crisi politica a seguito del presunto frode elettorale delle recenti elezioni e della mancata riconoscenza di Maduro come presidente legittimo da parte di alcuni paesi.
Il 28 luglio 2024, le elezioni in Venezuela sono state segnate da denunce di irregolarità, secondo diversi rapporti sui social media e sui media locali. Tra gli incidenti registrati, sono state segnalate aggressioni nei centri di voto e il controllo da parte di sostenitori chavisti in diversi seggi elettorali. L'opposizione e i cittadini hanno espresso preoccupazione per l'espulsione degli osservatori internazionali e per la repressione nei confronti dei sostenitori dell'opposizione, aumentando così la tensione nel processo elettorale.
Il 29 luglio, il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) ha proclamato Nicolás Maduro vincitore, scatenando un'ondata di proteste e rifiuto da parte dell'opposizione, che ha denunciato brogli elettorali. La leader dell'opposizione María Corina Machado ha affermato che il vero vincitore era Edmundo González, esibendo documenti che indicavano il suo vantaggio. Di fronte alle accuse, Maduro ha risposto minacciando di scatenare una rivoluzione se venisse messa in discussione la sua rielezione, colpendo gli Stati Uniti per la crisi e ribadendo la sua disponibilità a difendere il suo mandato con qualsiasi mezzo necessario.
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